I MEZZI DI COMUNICAZIONE
27 Gennaio 2019Tesine multidisciplinari con il titolo che inizia con la I
27 Gennaio 2019Tesina Esame di Stato
Stefano Gambaro
Esame di Maturità 2002
Introduzione
L’infinito, pane quotidiano dei matematici, croce e delizia dei fisici, è stato uno dei grandi problemi della storia del pensiero. Hegel, cambiando l’accezione di infinito, lo porterà sul terreno della storia e ne farà invece lo strumento stesso dei pensiero, l’ambito per eccellenza dello spirito. L’infinito dei filosofi è però qualcosa di più e di meno dell’infinito degli scienziati. Esso è l’assoluto, ciò che sfugge alle determinazioni dei limiti e del pensiero. L’infinito come metafora si potrebbe dire. L’infinito è per i filosofi, ma anche per i poeti il simbolo della capacità dell’uomo di superare i propri limiti, della dignità e della grandezza dell’uomo. Nel regno dell’arte, l’infinito è parente dei concetto di sublime, che Kant definisce così: “ciò che per il fatto di poterlo anche solo pensare attesta una facoltà dell’animo superiore ad ogni misura dei sensi”.
Personalmente, ho sempre trovato interessante il rapportarsi con qualcosa più grande di noi. Pensare che il nostro mondo, finito, razionale, sia costantemente in bilico tra un’immensità sconfinatamente grande e una minima, che sia possibile, anche solo col pensiero, avventurarsi verso territori sconosciuti, verso un limite che forse non sarà mai raggiunto. C’è qualcosa di sconcertante, di misterioso, e perciò stesso di affascinante in quest’idea. Questo percorso mi ha dato la possibilità di realizzare compiutamente cosa si intenda effettivamente con il termine di infinito, di scoprire che tante altre persone hanno cercato di affrontare il problema, di iniziare un viaggio, lungo e insidioso, verso i limiti della nostra conoscenza.
L’infinito nella letteratura inglese