La peste vista da Boccaccio e da Lucrezio
27 Gennaio 2019Laboratorio di Poesie
27 Gennaio 2019Gli anni e le scelte della Destra storica, partito espressione dell’alta borghesia anticlericale, che promuove un ‘economia liberista e uno stato accentratore
Dal 1861 al 1876, l’Italia fu guidata dalla Destra storica; un raggruppamento politico, espressione dell’aristocrazia e della borghesia liberale moderata del Centro-Nord del paese.
Furono questi uomini ad affrontare l’insieme dei problemi che la vita del nuovo stato italiano presentava.
Primo tra tutti fu il completamento dell’unificazione, alla quale mancavano ancora il Veneto e Roma. Mentre l’annessione del Veneto fu ottenuta con facilità, grazie all’alleanza con la Prussia nella guerra contro l’Austria, molto più complicata risultava essere l’annessione di Roma in quanto agire con la forza avrebbe significato scontrarsi con Napoleone III, difensore del papato. Solo dopo la caduta dell’imperatore francese il governo italiano si decise ad agire e nel 1870 anche Roma fu annessa allo stato italiano.
Questa nuova situazione provocò la frattura tra laici e cattolici. Infatti, il papa Pio IX non accettò le garanzie che lo stato italiano diede alla chiesa cattolica attraverso la legge delle guarantige che prevedeva l’autonomia della Chiesa nelle questioni religiose, la sovranità del papa sulla Città del Vaticano e un reddito annuale.
Un secondo problema riguardava invece l’aspetto amministrativo e istituzionale. Due furono le alternative: l’accentramento e il federalismo.
Accentramento cioè l’imposizione di un sistema amministrativo unico governato dal centro.
Federalismo cioè ogni regione aveva la propria autonomia.
Venne adottata la via dell’accentramento che avrebbe potuto garantire l’unità di uno stato ancora troppo fragile. Fu estesa dunque a tutto il paese la legislazione sabauda (Statuto Albertino) già attiva in Sardegna e successivamente estesa anche in Italia: il regno fu suddiviso in 59 province governate da prefetti, che rispondevano al governo centrale, il quale nominava anche i sindaci.
Questo comportò conseguenze gravi sia immediate che future. Immediate poiché il nuovo stato imponeva regole e leggi che impedirono la formazione di una vera e propria unità nazionale. Future poiché lo stato italiano ha conservato a lungo, un carattere accentratore, burocratico e inefficiente.
L’Italia, oltre ad essere arretrata economicamente presentava una profonda divisione dal punto di vista economico, politico e culturale; quindi non bastava solamente sviluppare l’economia ma anche creare infrastrutture necessarie a congiungere le varie parti dell’Italia.
Per realizzare tali obiettivi sarebbero stati necessari enormi investimenti pubblici: esigenza che si scontrava con il pesante debito pubblico che gravava sul bilancio italiano.
Il governo della destra realizzò l’unificazione monetaria e finanziaria, sviluppò una politica di investimenti pubblici soprattutto nel settore ferroviario e lavorò per ottenere il pareggio del bilancio, che fu raggiunto nel 1876. Questa politica fu resa possibile in parte ricorrendo a prestiti esteri, ma soprattutto grazie a un pesante inasprimento del sistema fiscale.
Il simbolo di tale politica fu la tassa sul macinato, che rappresentò l’inizio degli aspri conflitti sociali che avrebbe segnato la vita dello stato unitario per decenni.
La Destra con l’applicazione della legislazione sabauda impose diverse leggi in regioni del tutto diverse dal Piemonte come ad es. nel mezzogiorno introdusse 7 anni di leva obbligatoria e sottopose i cittadini a una tassazione più severa.
Queste condizioni provocarono il fenomeno del brigantaggio, forma di ribellione contro lo stato italiano. Le bande prendevano di mira i politici e le persone benestanti saccheggiando le loro proprietà. Il brigantaggio fu stroncato grazie alle forze militari. Cresceva presso le popolazioni meridionali l’estraneità verso il nuovo stato, ciò condusse alla divisione del paese.
Audio Lezioni di Storia moderna e contemporanea del prof. Gaudio
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