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27 Gennaio 2019Ingiustizia è fatta
27 Gennaio 2019La casa in collina di Cesare Pavese
Scheda libro di Sara
VITA DELL’ AUTORE:
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, un paesino delle Langhe in provincia di Cuneo, dove il padre, cancelliere del tribunale di Torino, aveva un podere. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino, anche se le colline del suo paese rimarranno per sempre impresse nella mente dello scrittore e si fonderanno con l’idea mitica dell’infanzia e della nostalgia. Il padre di Cesare muore quasi subito: questo episodio inciderà molto sull’indole del ragazzo, già di per sé scontroso e introverso. Molti si sono occupati dell’adolescenza di Cesare, di questo ragazzo timido, amante dei libri, della natura e sempre pronto ad isolarsi dagli altri, a nascondersi, a inseguire farfalle e uccelli, a sondare il mistero dei boschi. Davide Laiolo, suo grande amico, in un libro intitolato Il vizio assurdo tende a evidenziare due elementi fondamentali: la morte del padre e il conseguente irrigidirsi della madre che, con la sua freddezza e il suo riserbo, attuerà un sistema educativo più da padre asciutto e aspro che non da madre affettuosa e dolce. L’altro elemento è la tendenza al «vizio assurdo», la vocazione suicida. Ritroviamo infatti sempre un accenno alla mania suicida in tutte le lettere del periodo liceale, soprattutto quelle dirette all’amico Mario Sturani. Questo mondo adolescente di Cesare, così difficile, così traboccante di solitudine e di isolamento per Monti sarebbe invece il risultato della introversione tipica della adolescenza, per Fernandez la risultante di traumi infantili (morte del padre e mondo femminile in cui viene allevato, desiderio inconscio di autopunizione). Per altri ancora invece il dramma della impotenza sessuale, indimostrabile forse, ma a momenti rintracciabile in alcune pagine de Il mestiere di vivere. Qualunque sia l’interpretazione che si vuole dare a questi primi anni, non si può negare che si profila subito in essi la storia di un destino tragico e amaro, evidenziato da un disperato bisogno d’amore, da una ricerca di apertura verso gli altri, verso il mondo, verso le relazioni interpersonali, destino di solitudine, di amarezza, di disperata sconfitta. Una grande dicotomia tra l’attrazione per la solitudine e il bisogno di non essere solo. Dibattuto tra gli estremi di una orgogliosa affermazione di sé e della constatazione di una sua inadattabilità alla vita, Pavese sceglie fin da ragazzo la letteratura «come schermo metaforico della sua condizione esistenziale» (Venturi), in essa cercando la risoluzione dei suoi conflitti interiori. Studia nell’Istituto Sociale dei Gesuiti e nel Ginnasio moderno, quindi passa al Liceo D’Azeglio, dove avrà come professore un maestro d’umanità, Augusto Monti, al quale molti intellettuali torinesi di quegli anni devono tanto. L’ingresso al liceo D’Azeglio è di somma importanza per la vita di Cesare, il quale tra il 1923 e il 1926 partecipa a quel rinnovamento delle coscienze che non solo esercitava l’azione educatrice di Monti ma che trovava concretezza e palpabilità nell’opera di Gramsci e Gobetti. Dapprima Pavese è assai riluttante a impegnarsi attivamente nella lotta politica, verso la quale egli non nutre grande interesse, anche perché tende a fondere sempre il motivo politico con quello più propriamente letterario. E’ però attratto dai giovani che seguono Monti: Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Tullio Pinelli, Massimo Mila, i quali non aderiscono né al movimento di Strapaese (legato al fascismo) né a quello di Stracittà (movimento apparentemente progressivo ma in realtà anch’esso trincerato dietro lo scudo fascista), in opposizione ai quali essi coniano la sigla Strabarriera. Cesare trova gusto nelle discussioni, si trova a suo agio nelle trattorie, assieme agli operai, ai venditori ambulanti, alla gente qualunque: molti di questi saranno un giorno protagonisti dei suoi romanzi. Ha la sensazione di essere giovane, rinato e,negli ultimi anni dell’Università, nella sua vita privata entra colei che sarà al centro della sua anima, «la donna dalla voce rauca». Cesare appare addirittura trasformato: per tutto il tempo durante il quale ha la sensazione che questa donna gli sia vicina, diventa cordiale, umano, affettuoso, aperto al colloquio con gli altri. Quella donna gli riporta l’incanto dell’infanzia, il suo viso, quando non la sente sua non è più il mattino chiaro, è una nube, ma una nube dolcissima e, anche se vive altrove, gli riflette sempre «lo sfondo antico». Quelle colline e quel cielo tornano ancora umanissimi come il «dolce incavo della sua bocca».Nel 1930 (a soli ventidue anni) si laurea con una tesi Sulla interpretazione della poesia di Walt Whitman e comincia a lavorare alla rivista «La cultura», insegnando in scuole serali e private, dedicandosi alla traduzione della letteratura inglese e americana nella quale acquisisce ben presto fama e notorietà. Gli anni del liceo e poi dell’università portano nella vita del ragazzo solitario il suggello dell’amicizia: tutto contribuisce ad umanizzare le sue rabbiose letture: le dispute letterarie, l’eccitante accostamento al mondo vietato della politica, i caffè concerto, i miti sfolgoranti dell’industria cinematografica, le marce in collina, le vogate sul Po che rinvigoriscono il suo corpo, precocemente squassato dall’asma. In confronto al paese, la città si presenta come una grande fiera, come una festa continua. Di giorno la vita è piena, i negozi sono tanti, i tram sferragliano e dovunque si ascolta musica. Nel 1931 muore la madre, pochi mesi dopo la laurea: per l’ammirazione mai manifestata e per il rimorso di non aver mai saputo dimostrare il suo affetto e la sua tenerezza per lei, la sua morte segna un altro solco amaro nella vita dello scrittore. Rimasto solo, si trasferisce nell’abitazione della sorella Maria, presso la quale resterà fino alla morte. Intanto sempre nel 1931 viene stampata a Firenze la sua prima traduzione: Il nostro signor Wrenn di Sinclair Lewis. Il mestiere di traduttore ha tale importanza non solo nella vita di Pavese ma per tutta la cultura, da aprire uno spiraglio a un periodo nuovo nella narrativa italiana. Con le sue traduzioni, egli dà la misura di quanto sia grande la sua ansia di libertà, la sua esigenza di rompere lo schema delle retoriche nazionalistiche e aprire a sé e agli altri nuovi orizzonti culturali, capaci di smuovere quelle incrostazioni vecchie e nuove che avevano fatto ammalare la società italiana. Egli vuole presentare coscientemente «il gigantesco teatro dove, con maggior franchezza che altrove, veniva recitato il dramma di tutti». Il fascismo negava ogni iniziativa alle grandi masse, condannava e impediva gli scioperi, mentre in quei romanzi americani si leggeva la possibilità di creare nuovi rapporti sociali. Contro la monotonia della prosa d’arte e diversamente dall’Ermetismo, Pavese dimostrava come il contatto con le grandi masse americane attraverso quei romanzi vivificasse anche il linguaggio, con l’inserimento della parlata popolare, così da renderlo congeniale con i nuovi contenuti. Di tutti, quello che diventa la coscienza del suo destino è Peter Mathiessen (lo scrittore della Natura: Il leopardo delle nevi, L’albero dove è nato l’uomo, Il silenzio africano NdR.), per la comune ricerca del linguaggio, per il senso tragico e per il considerare inutile la vita, nonché per l’estremo gesto suicida. Nel 1933 sorge la casa editrice Einaudi al cui progetto Pavese partecipa con entusiasmo per l’amicizia che lo lega a Giulio Einaudi: questi sono gli anni dei suoi momenti migliori con «la donna dalla voce rauca», una intellettuale laureata in matematica e fortemente impegnata nella lotta antifascista: Cesare accetta di far giungere al proprio domicilio lettere fortemente compromettenti sul piano politico: scoperto, non fa il nome della donna e il 15 maggio 1935 viene condannato per sospetto antifascismo a tre anni di confino da scontare a Brancaleone Calabro. Tre anni che si ridurranno poi a meno di uno, per richiesta di grazia: torna infatti dal confino nel marzo del 1936, ma questo ritorno coincide con un’amara delusione: l’abbandono della donna e il matrimonio di lei con un altro. L’esperienza (che sarà il soggetto del suo primo romanzo, Il carcere), e la delusione giocano insieme per farlo sprofondare in una crisi grave e profonda, che per anni lo terrà avvinto alla tentazione dolorosa e sempre presente del suicidio. Si richiude in un isolamento forse peggiore di quello adolescenziale ma ancora una volta a salvarlo è la letteratura, il suo «valere alla penna».Nel 1936 compare a Firenze, per le edizioni Sol’aria, la prima raccolta di poesie Lavorare stanca che comprendeva le poesie scritte dal 1931 al 1935 e che fu letta da pochi. Una seconda edizione, comprendente anche le poesie scritte fino al 1940, fu pubblicata nel 1942 da Einaudi. In quegli anni scrive ancora racconti, romanzi brevi, saggi: sembra aver riacquistato la fiducia in se stesso e nella vita e, soprattutto frequentando gli intellettuali antifascisti della sua città, pare aver maturato anche una coscienza politica. Tuttavia non partecipa né alla guerra né alla Resistenza: chiamato alle armi, viene dimesso perché malato di asma. Destinato a Roma per aprire una sede della Einaudi, si trova isolato e in lui prevale la ripugnanza fisica per la violenza, per gli orrori che la guerra comporta e si rifugia nel Monferrato presso la sorella, dove vivrà per due anni «recluso tra le colline» con un accenno di crisi religiosa e soprattutto con la certezza di essere diverso, di non sapere partecipare alla vita, di non riuscire ad essere attivo e presente, di non essere capace di avere ideali concreti per vivere (motivi che ritorneranno nel Corrado de La casa in collina e che in un certo senso riportano alla inettitudine sveviana e quindi al Decadentismo).Dopo la fine della guerra si iscrive al Partito comunista ma anche questa scelta, come la crisi religiosa, altro non era se non un ennesimo equivoco, una nuova maniera di prendere in giro se stesso, di illudersi di possedere quella capacità di aderenza alle cose, alle scelte, all’impegno che invece gli mancavano. La sua probabilmente era una sorta di tentativo di riparazione, di voglia di mettere a posto la coscienza e del resto ancora il suo impegno è sempre letterario: scrive articoli e saggi di ispirazione etico-civile, riprende il suo lavoro editoriale, riorganizzando la casa editrice Einaudi, si interessa di mitologia e di etnologia, elaborando la sua teoria sul mito, concretizzata nei Dialoghi con Leucò. Recatosi a Roma per lavoro (dove soggiornerà per un periodo stabilmente, a parte qualche periodica evasione nelle Langhe) conosce una giovane attrice: Constance Dowling. E’ di nuovo l’amore. La giovane con le sue efelidi rosse e forse in qualche modo con una sincera ammirazione per un uomo ormai famoso e noto, ricco di intelletto e capace di una forte emotività, accende ancora una volta Cesare, ma poi va via, lo abbandona. Costance torna in America e Pavese scrive Verrà la morte e avrà i tuoi occhi A questo secondo abbandono, alle crisi politiche e religiose che riprendono a sconvolgerlo, allo sgomento e all’angoscia che lo assalgono nonostante i successi letterari (nel 1938 Il compagno vince il premio Salento; nel 1949 La bella estate ottiene il premio Strega; pubblica La luna e i falò, considerato il suo miglior racconto) alla nuova ondata di solitudine e di senso di vuoto non riesce più a reagire. Logorato, stanco, ma in fondo perfettamente lucido, si toglie la vita in una camera dell’ albergo Roma di Torino ingoiando una forte dose di barbiturici. E’ il 27 agosto del 1950. Solo un’annotazione, sulla prima pagina dei Dialoghi con Leucò, sul comodino della stanza «Perdono tutti e a tutti chiedo perdono…». (FONTE: Italia libri)
Trama:
Capitolo 1: E’ da poco cominciata l’estate a Torino e Corrado, a tarda sera, si reca alla collina nella villa dove sa che due donne lo attendono pazientemente, la vecchia ed Elvira, una donna quarantenne che prova un forte sentimento per Corrado.
Sono gli anni della guerra e la tensione dilaga tra gli abitanti. Corrado vive questa tensione richiudendosi in sé stesso, e quando ogni sera torna in collina sente di fuggire ad un destino altrimenti segnato.
Capitolo 2: Una sera, mentre Corrado col cane Belbo, come di consueto, stava rientrando alla villa in collina quando improvvisamente, anche se non molto inaspettato, suonò l’allarme. Il cane Belbo per lo spavento si allontana e finisce in un cortile, Corrado lo insegue. Nel cortile ci sono alcuni giovani cantano e discutono della guerra. Corrado si ferma a dialogare con alcuni di loro, Tra i quali c’ è il giovane Fonso. Ad un certo punto una donna richiama l’attenzione di Corrado, Cate, accorgendosi del nuovo arrivato, gli domandò la ragione della sua “sosta”. I due cominciarono a parlare e in seguito nacque una relazione. Ma Corrado ben presto i accorse che non si sentiva legato realmente alla donna, così una sera le confessò che quella che provava per lei era solo attrazione fisica. Cate col cuore a pezzi corse via piangendo, e da quella sera non la rivide più per molto tempo.
Capitolo 3: Una mattina Corrado si reca alla scuola, per impartire le consuete lezioni di scienze, ma purtroppo scopre che nella notte precedente degli incendi hanno divorato alcune zone della città e di conseguenza la scuola era deserta. Decide di restare lo stesso per poter sbrigare delle faccende scolastiche ma ogni istante la sua concentrazione era destata dal suono del telefono; genitori e alunni telefonavano per avere maggiori informazioni sulla precedente notte infernale.
Corrado esce da scuola e nel percorso di ritorno attraversa la città pervasa dal dolore.
Un giorno conosce Anna Maria con la quale intreccia subito una relazione, inizialmente seria, che presto si trasforma in una prigione tanto da convincere Corrado a lasciarla, dopo tre anni.
Capitolo 4: Una sera alla villa dove abitava Corrado venne Egle , una ragazza che Elvira proteggeva, per parlare un po’ della guerra e della scuole che rischiavano di chiudere.
Si era fatta una certa ora, Corrado con Belbo riaccompagnano Egle e nella strada del ritorno non trovano subito la strada; si trovano nei pressi cortile deserto. Improvvisamente il silenzio viene interrotto dalla voce di un ragazzino, che accortosi della presenza di Corrado corse dentro chiamando la madre. Cate uscì e riconobbe Corrado. La donna era cambiata, era divenuta più sicura di sé, più determinata. I due ebbero una discussione, e Corrado cercò di comprendere se Dino, il ragazzino che l’aveva chiamata <<mamma>>, era suo figlio e se lui era il padre. Ma Cate quasi impassibile non gli rispose deviando argomento. La donna non era più disposta, anche se provava ancora un sentimento per lui, a ricominciare a frequentarlo, se non come semplice amico.
Capitolo 5: In occasione delle vacanze estive, che per via della guerra non potranno essere vissute serenamente , chiudono le scuole.
Corrado così rientra in collina, ma, avendo riallacciato i rapporti con Cate, ogni giorno si reca alla locanda della donna, dove incontra anche la nonna di Cate, Fonso e altri ragazzi, ma soprattutto il suo nuovo amico Dino col quale, forse per un innato senso paterno, trascorre molte ore.
Capitolo 6: Ogni volta che Corrado trascorre del tempo con Cate cerca di comprendere, o meglio gli domanda ripetutamente, se Dino sia o no so figlio; ma la donna non risponde mai, anzi irritata talvolta gli rimprovera la sua codardia e il suo non saper amare qualcuno.
Capitolo 7: La radio non sempre trasmette notizie brutte, si sparge infatti la voce che l’Italia sia in una momentanea situazione di pace. In realtà si capisce che tale “pace” non sarebbe durata a lungo.
Corrado si lega sempre più a Cate e Dino e, avendo modo di passare le ore in loro compagnia, talvolta è pervaso da ripensamenti sul suo passato e da un sentimento di vergogna per gli sbagli commessi.
In questo capitolo Corrado incontra Giordi, il fratello di Egle.
Giordi aveva partecipato alla guerra e momentaneamente era rientrato dai fronti.
Capitolo 8: La mente di Corrado brulica di pensieri, idee, rancori; capisce quanto lui non riesca a provare amore vero per una persona, quanto a volte sia meschino. Allo stesso tempo però vorrebbe sposare la donna, ma oltre al rifiuto della stessa, che non riesce più a fidarsi di lui, poiché scottata in passato, si rende conto che il suo “amore” non sia autentico e forse più un senso di dovere verso Dino, che pensa essere suo figlio, nonostante la donna lo neghi.
Corrado rientra in locanda dalle due padrone soltanto la sera; questo suscita la gelosia, il pianto di Elvira, sempre più innamorata di lui.
Capitolo 9: La guerra è ricominciata, cancellando quella piccola spirale di speranza di pace che le radio avevano proclamato.
Corrado trascorre ormai di consueto le giornate alla locanda da Cate, e poiché nel pomeriggio la donna va all’ ospedale dove offre il suo servizio, Dino gli tiene compagnia. Ma Dino serve ancora di più a Corrado per fargli capire quanto sia poco coraggioso; il giovinetto infatti, nonostante la sua tenera età partecipa attivamente ad tutto ciò che succede in città, recandosi ogni giorno nei posti in cui si consumano omicidi, rastrellamenti, tragedie e in seguito riporta tutto quello che ha visto a Corrado, sempre più attonito dalla differenza delle due indoli.
Capitolo 10: Torino viene bombardata. Giordi, essendo ricominciati gli attacchi torna in guerra, ricevendo l’ammirazione, e forse una celata invidia, di Corrado. Questo è per lui motivo di ulteriore introspezione, di auto critica.
Capitolo 11: Si diffonde nuovamente che l’Italia ha chiesto un armistizio, questo riaccende una piccola speranza nel cuore della gente, anche se si teme che da un momento all’ altro i tedeschi possano tornare all’ attacco.
Corrado continua a frequentare Cate e il figlio, la donna lo accusa di avere un atteggiamento di indifferenza verso ogni cosa.
Capitolo 12: La guerra non è finita! Corrado, anche se vuole sembrare indifferente in realtà prova una grande paura che la situazione possa ulteriormente complicarsi e che anche il posto in cui si rifugia, ovvero la locanda in collina, possa diventare un posto pericoloso e facile preda dei tedeschi.
Inoltre pensa che simultaneamente stia per scoppiare la guerra dei poveri, in luoghi in cui al terrore si aggiunge la miseria, la fame.
Il discorso di Corrado viene bruscamente interrotto da una provocazione di Cate che gli chiede come mai, pur sapendo quanto orrore ci sia, non faccia niente, non dia il suo contributo, benché minimo, per cambiare le cose!
Capitolo 13: Arriva l’inverno, che incute ancora più paura in Corrado; paura delle rigide temperature, delle provvigioni, ma soprattutto paura perché non si è ancora giunti alla fine di questa lacerante guerra.
Riaprono le scuole e Corrado ritorna ad occupare la sua cattedra da professore. Nella scuola ritrova i suoi colleghi, Lucini e Castelli.
Il capitolo si conclude con una critica mossa da Cate a Corrado riprovandogli il fatto che lui continui a scappare, rifugiarsi in collina, con i soldi il piatto sempre caldo mentre uomini coraggiosi si arruolano negli eserciti.
Capitolo 14: Castelli, a causa di comportamenti che destano alcuni sospetti, viene sospeso ed in seguito arrestato.
Intanto, anche se non sembra, è giunto il Natale. Corrado riceve un cesto con delle vivande da parte della sorella.
L’ uomo decide di condividere il tutto con Cate e i suoi amici della locanda “Le Fontane”.
Capitolo 15: All’ interno della scuola si diffonde la notizia dell’ arresto di Castelli e di quanto quel uomo sia stato imprudente.
Sulla strada del ritorno Corrado, sempre più logorato dalla consapevolezza della sua codardia e della sua solitudine, entra in una chiesa, vuota e dove regna il silenzio, quel silenzio che però, per qualche sconosciuta ragione, provoca una sensazione di pace, che subito dopo svanisce quando Corrado esce dalla chiesa.
Tornando da Cate scopre che Giulia, una loro amica, era stata arrestata. La tensione è molta, si teme che possano tenere sotto controllo la casa e che, improvvisamente, possano tornare a riprendersi qualche altro innocente.
Capitolo 16: Purtroppo i tedeschi, come si temeva, tornarono e arrestarono Cate e i suoi amici, ad eccezione di Dino.
Quest’ episodio porta Corrado a prendere la decisione di fuggire, per sopravvivere alla guerra; così Elvira, sempre premurosa nei suoi confronta, gli procura un posto in un collegio di preti a Chieri.
Capitolo 17: Corrado viene accolto calorosamente nel collegio dai preti che non lo fanno sentire un intruso. L’ uomo si trova subito a suo agio soprattutto poiché è lampante il distacco del preti dalla guerra, un distacca che lui accetta volentieri, anzi cerca in ogni modo di isolarsi da tutti. Segue le lezioni, recita le preghiere, mangia al refettorio; ma nelle ore in cui il collegio è praticamente vuoto si nasconde in angolo dell’ edificio e si dedica alla lettura.
Un giorno un prete gli comunica che ci sono visite per lui. Gli si presentano davanti Elvira e Dino con la valigia. La donna allora spiega a Corrado che il giovane si sarebbe trasferito al collegio per poter ricevere un’ istruzione, poiché era come se fosse rimasto orfano.
Capitolo 18: Dino si rivela un ragazzo che non obbedisce per nessuna ragione alle regole, che prende in giro i compagni contrari alle sue idee. Il ragazzo vorrebbe raggiungere Fonso e combattere al suo fianco. Corrado, sentendosi in qualche modo responsabile nei suoi confronti, cerca invece di convincerlo di comportarsi bene e di non andare a combattere.
Intanto anche al collegio si pensa che possano arrivare i tedeschi perché un ragazzo potrebbe aver fatto la spia. Così si consiglia a Corrado di abbandonare il collegio, questo fece senza esitare tornò alla villa da Elvira. Visse alcuni giorni di completo isolamento per il terrore di essere trovato e arrestato.
Dopo qualche tempo ricevette l’invito a tornare al collegio, poiché non c’ è era alcun pericolo. L’ uomo vi torna ma scopre che Dino era scappato da sei giorni. Corrado sapeva che era andato a combattere.
Capitolo 19: Arrivò maggio e il collegio rimase quasi totalmente vuoto, i rifugiati infatti se n’ erano andati via.
Corrado ha modo di ripensare al suo comportamento ed ogni ricordo fà emergere maggiormente la sua codardia che è da sempre sua compagna. Decide così di abbandonare il collegio e di tornare a casa dai suoi parenti, dove nessuno l’avrebbe cercato.
Capitolo 20: così prese il treno ma, per il terrore di esporsi a rischi ed essere preso dai tedeschi, scese ad Asti. Per un piccolo tratto riuscì a farsi dare un passaggio da un carro che passava nei paraggi; in seguito però dovette proseguire a piedi. Dopo un po’ la stanchezza cominciava a farsi sentire, si rifugiò in una chiesa abbandonata. Qua si nascose con Otino, un giovane disertore.
Capitolo 21: Riprese il cammino verso casa. Ben presto però si arrestò perché due partigiani, nei quali aveva destato sospetto, lo condussero con loro sulle colline. Ivi incontrò Giorni, che si era divenuto un partigiano. Grazie a questi gli venne concesso di proseguire sulla sua strada; ad un tratto però si trovo in mezzo ad una battaglia tra partigiani e fascisti e per timore si nascose tra la vegetazione.
Capitolo 22: La battaglia terminò e subito dopo questa Corrado comprese che si era trattato di un agguato teso dai partigiani ai fascisti, e che aveva mietuto molte vittime.
Riprese il suo “viaggio” ma, rendendosi conto che non avrebbe raggiunto la casa dei suoi entro sera, decise di chiedere ospitalità ad Otino. Rimase suo ospite 2 giorni. Il terzo, quando la tensione in mezzo al quale si era trovato sembrava essere diminuita, almeno momentaneamente, ripartì e la sera raggiunse la casa dei suoi parenti.
Capitolo 23: Corrado resta con i suoi genitori. Sono passati ormai sei mesi da quando prese la decisione di tornare a casa. Sono passati sei mesi ma la guerra non è finita, ogni certezza è svanita; Corrado non sa se rivedrà mai i suoi amici e se riuscirà a vedere l’alba del giorno in cui la guerra sarà ormai un lontano ricordo e dove la pace sarà la nuova luce
PERSONAGGI:
Corrado: è il protagonista, ha 40 anni ed è insegnante di scienze. Corrado vive in una villa in collina “accudito” da Elvira e da una vecchia.
La caratteristica di questo personaggio che emerge maggiormente è la sua codardia ed il suo non riuscire ad amare veramente una persona.
Corrado ha molto timore della guerra, ha paura di passare giorni peggiori, in carcere, di essere deportato, torturato. Per questa ragione vive come un fantasma, cerca sempre di nascondersi, di non destare sospetti, in un certo senso sembra che voglia completamente isolarsi dalla realtà che sta vivendo.
Ogni persona che incrocia il suo cammino è motivo per lui di riflessione che lo porta spesso ad ammettere quanto sia poco coraggioso, quanto si nasconda da tutto e tutti, quanto non sappia affrontare la realtà, la guerra. Ognuna di queste infatti possiede una qualche caratteristica che lui non ha e che, come emerge da alcuni pezzi del libro, vorrebbe possedere.
Corrado è un uomo che soffre, soffre terribilmente, ma che cerca di celarlo provando in tutti i modi a sfuggire, ad esempio rifugiandosi ogni giorno nella villa in collina e in seguito al collegio di Chieri.
Soffre ancor di più quando si accorge di essere rimasto solo, senza amici, poiché tutti sono stati arrestati; forse dentro di sé vorrebbe affrontare quello che stanno passando stando con loro, trovando magari la forza dell’ amicizia per andare avanti, ma non lo ammette e contrariamente si chiude maggiormente in se stesso, logorandosi nel ripensare al suo passato.
Corrado prenderà la decisione finale di tornare al paese natale dai suoi genitori. Anche il libro non lo dice questo potrebbe essere un gesto compiuto per poter rivedere visi amici che possano in qualche modo alleviare la frustrazione e il terrore di essere presi.
Cate: è una donna che, alcuni anni prima, aveva intrecciato una relazione con Corrado, dal quale, anche se lei lo nega, aveva concepito un figlio, Dino (abbreviativo di Corrado).
Questo personaggio, a mio parere, ha una grande rilevanza; essa infatti è come se fosse una voce della coscienza per Corrado, gli rimprovera tutti i suoi difetti, la sua codardia, il suo non riuscire ad amare. E’ molto importante perché grazie a lei Corrado riesce a rendersi conto dei suoi sbagli.
E’ un personaggio che nel corso del racconto matura, forse maggiore causa la gravidanza, diventa più sicura di sé, non è più la ragazza insicura di un tempo. Cate ha una personalità molto forte e uno spiccato senso materno, Dino viene prima di ogni altra cosa.
Nonostante lei provi ancora qualcosa nei confronti di Corrado ricuserà la sua proposta di matrimonio, poiché egli in precedenza l’aveva “usata” soltanto come oggetto di piacere e poi l’aveva abbandonata senza preoccuparsi di come stesse.
Dino: è molto rilevante come personaggio. E’ il figlio di Cate ed è molto giovane. E’ molto importante come personaggio poiché ha il carattere opposto a Corrado, è coraggioso, molto intelligente, allegro, vispo, non si fà impressionare, è sicuro di sé.
La madre avrebbe voluto che lui diventasse importante professionalmente. Dino però non realizzò il volere della madre e, nonostante la tenera età, ben presto raggiunse Fonso sul fronte con i partigiani.
Nel libro non ci sono particolari descrizioni fisiche, si dice che è bassetto e che ha le manine tozze, viene messo più che altro in risalto la sua forte personalità.
Elvira: viene definita da Corrado “zitella” quarantenne, accollata e ossuta. Elvira viveva nella villa con la madre nel quale ospitavano Corrado, che trascorreva lì soltanto la notte, poiché durante il giorno restava sempre alla locanda “Le Fontane”. La donna innamorata di Corrado, ed ogni volta che lo vede o gli parla arrossisce, è inibita. Inoltre soffre perché Corrado non contraccambia minimamente il suo sentimento e anzi, ritenendo le sue futili passioni, la tratta scortesemente, provocando il suo pianto.
Nonostante la sua personalità labile, sarà proprio Elvira a trovare a Corrado un posto per rifugiarsi al collegi di Chieri, quando questi si troverà in pericolo di vita. L’ amore per Corrado riesce a trasformarla in una donna intraprendente e pronta ad esporsi, solo per proteggere il “suo” amore.
Fonso: è un giovane ragazzo che alloggia alla locanda “Le Fontane”. Lavora in una fabbrica,; ma ben presto il suo sentimento per la pace, e la sua voglia di dare il proprio contributo al paese parte e raggiunge i fronti combattendo i nemici.
Non accetta l’idea che non ci sia più niente a fare, anzi lotta per cambiare le cose. Anche Fonso ha una personalità inversa a Corrado.
CONTESTO STORICO & SOCIALE:
Il romanzo è ambientato durante la seconda Guerra Mondiale. All’ interno dello stesso paese sono presenti ideologie diverse. La gente deve scegliere se parteggiare per i fascisti e i nazisti o arruolarsi sulle colline con i partigiani.
Purtroppo questo fa scaturire una vera e propria guerra civile che provoca moltissime vittime, incendi, che si aggiungono ai bombardamenti dei tedeschi.
Due paesaggi che prevalgono e che sono antitetici tra loro sono la città e la collina. Questi mettono ancor più in risalto il turbamento di Corrado che non riesce a restare in città per la troppa para e che ogni volta finisce col rifugiarsi in alto tra le colline, in posti più sicuri. Un’ altro ambiente che si ripropone svariate volte è il bosco; Corrado si reca nel bosco col fidato cane Belbo e lì ha modo di pensare di meditare sull’ infanzia, ma anche e soprattutto sui suoi errori.
Infine “le Fontane”, la locanda è l’unico posto dove ha contatti con gli amici, con Cate e Dino. Durante le vacanze e mentre le scuole vengono chiuse trascorre la maggior parte del tempo in loro compagnia.
MESSAGGIO:
A mio avviso l’autore con questo romanzo vuole farci capire, attraverso la figura di Corrado, che nascondersi, fuggire alla realtà sia qualcosa di inutile. Si può anche provare a farlo ma prima o poi bisogna affrontare i fatti. Isolarsi da tutti e tutto non agevola il superamento degli ostacoli, forse sembrerà di star meglio, ma ben presto ci si potrà accorgere della mancanza di amici, di qualcuno che possa comprenderci, qualcuno che superi con noi le difficoltà.
Inoltre vuole farci capire quanto sia inutile la guerra, e che questa finirà non quando ci sarà un vincitore, ma quando ogni persona si renderà conto della sua inutilità., di quanto essa possa portare soltanto odio e distruzione e di quanto essa possa lasciare un segno indelebile in ogni cuore.
Infine, contrariamente alla personalità di Corrado, ci vuole trasmettere che è giusto avere dei propri ideali, dei propri obiettivi e lottare per essi, per la loro realizzazione.