Le scuole sono sotto esame, ma pochi lo sanno
19 Giugno 2023Tracce d’esame: un errore madornale
21 Giugno 2023Il dominio dei Medici (1434-94, 1513-27, e dal 1530) fu interrotto da moti popolari e restaurato da forze esterne: nel 1512 dalla Santa Lega (Milano, Papa, Venezia) e nel 1530 dall’Imperatore. Nello stesso periodo, la ricchezza e il potere di Firenze si tradussero in un crescente accumulo di territorio, in particolare con la sconfitta di Pisa nel 1406, e di Siena nel 1559.
L’ultima cacciata dei Medici seguì il sacco di Roma del maggio 1527, quando furono espulsi i rappresentanti del papa Medici Clemente VII. Dopo la riconciliazione dell’Imperatore e del Papa, il primo assediò la città nell’ottobre del 1529, promettendo di restaurare i Medici. La città capitolò il 12 agosto 1530 e, secondo i termini della capitolazione, cedette all’imperatore il diritto di determinarne la forma di governo. Di conseguenza, con diploma imperiale del 27 ottobre 1530, Alessandro, figlio illegittimo di Papa Clemente VII (Giuliano Medici) che questi aveva fatto “dux civitatis Pennae” (duca di Penna), fu posto a capo del governo del fiorentino Repubblica (si noti che il suo titolo ducale non apparteneva a Firenze e non fu concesso dall’Imperatore) “per la sua vita, e dopo la sua morte gli succedessero i figli, eredi maschi e successori, del suo corpo, per ordine di primogenitura, e in loro mancanza dal maschio più vicino della famiglia Medici, e allo stesso modo in successione per sempre, per ordine di primogenitura.” Il diploma dell’Imperatore ordinava formalmente ai funzionari della Repubblica di nominare Alessandro ei suoi successori con le stesse forme e procedure in vigore prima della cacciata dei Medici.
… statuimus … ut deinceps perpetuis futuris temporibus magistratus dictae reipublicae eisdem formis et modis eligantur, disponantur, et instituantur, quibus ante ejectam ipsam Mediceorum illustram familiam eligebantur atque instituabantur, utque eadem ill. ipsa Mediceorum familia, et inprimis illustr. Alessandro de Medici Dux civitatis Pennae, cum nuper illustr. Margaritham filiam nostram naturalem despondimus, quamdium vixerit, atque eo e vivis sublato, ejus filii, haeredes et successores ex suo corpore descendentes masculi, ordine primogeniturae semper servato, et illis deficientibus, qui proximior masculus ex ipsa Mediceorum familia erit, et sic successive usque in infinitum, jure primogeniturae servato, sit atque esse debeat dictae Reipublicae Florentinae gubernii, status atque regiminis caput, et sub ejus praecipua cura, et protectione ipsa civitas et Respublica, cum universo ejus statu et dominio regatur, manuteneatur et conservetur… (Lünig, Codex Italiae Diplomaticus, 1725, 1:1163).
I Medici granduchi di Toscana (1569-1737)
A questo proposito sono utili le tavole genealogiche di Davide Shamà e Andrea Dominici Battelli.
Alessandro fu assassinato il 6 gennaio 1537, senza lasciare discendenza legittima dal suo matrimonio con la figlia illegittima dell’imperatore Margherita. Con lui terminò la discendenza di Cosimo il Vecchio (m. 1464); il successivo era la discendenza del fratello di Cosimo, Lorenzo. In prima fila l’assassino Lorenzo (Lorenzino, chiamato da Alfred de Musset Lorenzaccio) e suo fratello Giuliano, che sarebbe diventato vescovo di Albi. Poi venne Cosimo de Medici (1519-74), figlio di Giovanni “delle Bande Nere”. Tre giorni dopo la morte di Alessandro Cosimo de Medici fu scelto dal Consiglio dei 48 (9 gennaio) per succedergli. Tale scelta fu ratificata dall’Imperatore il 30 settembre 1537, con un diploma che conferiva il titolo di “capo e capo della Repubblica fiorentina” (Reipublicae Florentinae gubernii, status, Dominii et Regiminis Caput et Primarius) a Cosimo e al suo legittimo discendenza maschile (ipsius filii haeredes et successores ex ejus corpore legitime descendentes masculi). Nel diploma dell’imperatore l’assassino di Alessandro era esplicitamente escluso per motivi di “parricidio” (anche se del fratello minore non si diceva nulla).
Sotto Cosimo I il grande le restanti istituzioni repubblicane furono abolite e il potere accentrato nelle sue mani; assicurò anche la successione del figlio Francesco lasciandogli gradualmente nelle mani il governo. Nel 1555 Siena fu assediata e conquistata da forze congiunte fiorentine-spagnole. Formalmente l’imperatore Carlo V cedette Siena nel 1556 in feudo al re di Spagna, con la libertà di infeudarla a sua volta a chi volesse; così fece Filippo II il 3 luglio 1557, concedendo Siena in feudo a Cosimo e ai suoi legittimi discendenti di linea maschile, con ritorno alla Spagna in caso di estinzione della sua linea. La Spagna ha tenuto per sé solo Porto-Ercole, Orbetello, Telamone e Portolongone (all’isola d’Elba) che insieme formarono lo stato dei Presidi.
I possedimenti dei Medici erano così composti da:
- il vecchio stato (stato vecchio o stato fiorentino) comprendente Firenze e Pisa
- il nuovo stato (stato nuovo o stato senese) comprendente Siena e le sue dipendenze, rimaste amministrativamente e giuridicamente separate, sotto un governatore (dal 1628 sempre un Medici). Comprendeva anche Montalcino, il vicariato di Radicofano, le isole dell’arcipelago toscano (Pianosa, Giglio, Montecristo) e la parte dell’Elba intorno a Porto Ferraio, non occupata dalla Spagna.
- vari altri beni acquisiti nel tempo, come ad es
- la contea di Pitigliano, già possedimento degli Orsini e venduta nel 1604
- la contea di Santa Fiora, venduta dagli Sforza nel 1633
- Pontremoli, acquistata nel 1650 dagli spagnoli
- il marchesato di Castiglione, acquistato da Leonora di Toledo, moglie di Cosimo, da Silvia Piccolomini
- la signoria di Pietra Santa tra Lucca e Massa
- vari feudi e alleudi tenuti da Maria della Rovere, erede dell’ultimo duca di Urbino, e moglie del granduca Ferdinando II
- il ducato di Capestrano e Città di Penna nel regno di Napoli
Con bolla pontificia del 27 agosto 1569 fu conferito il titolo ereditario di “Granduca nella Provincia di Toscana” a Cosimo I, che fu formalmente investito dal pontefice il 7 marzo 1570 (domenica Laetare). Nonostante una protesta ufficiale del Sacro Romano Impero, Firenze fu d’ora in poi conosciuta come Granducato di Toscana (1569-1859). Lo stesso imperatore lo conferì infine, con diploma del 26 gennaio 1576, a Francesco e ai suoi discendenti maschi legittimi del suo corpo e, in difetto, ai maschi più stretti della famiglia Medici in perpetuo, per ordine di primogenitura (eundem illustr. Franciscum Medicem, Ducem, ejusque descendentes in infinitum, masculos, legitimos et naturales, ac illis deficientibus, vel non extantibus, proximiores masculos ex Medicea familia, in perpetuum, ut supra, omnes tamen successuros ordine ac jure primogenii; Lünig, ibid., 1 :1310).
A Francesco I (morto nel 1587) succedette il fratello Ferdinando I (morto nel 1609), cui seguirono Cosimo II (morto nel 1621), Ferdinando II (morto nel 1670), Cosimo III (morto nel 1723) e Gian Gastone († 1737).
La questione della successione toscana
Cosimo III sposò nel 1661 una cugina di primo grado di Luigi XIV, che gli diede tre figli (due maschi e una femmina) e tornò a Parigi dove quasi sopravvisse al marito. Il primogenito, Ferdinando, gran principe di Toscana, sposò la figlia dell’elettore di Baviera, ma il matrimonio non ebbe figli e Ferdinando iniziò a mostrare gravi segni di disturbi mentali. L’altro figlio, Gian Gastone, andò in sposa nel 1697 con un’altra principessa tedesca, vedova dell’Elettore Palatino, ma il matrimonio fallì molto presto e vari tentativi di ricongiungimento dei coniugi rimasero vani. Temendo per la sua linea, Cosimo III si rivolse all’unico maschio Medici rimasto, suo fratello Francesco Maria, che era un cardinale di 45 anni. Lo convinse a rinunciare al sacerdozio e a sposare Eleonora Gonzaga nel 1709, ma il matrimonio si trasformò subito in un disastro, e comunque Francesco Maria morì presto, nel 1711.
Cosimo III stava ora affrontando la probabile estinzione della sua casata, e iniziò a preoccuparsi della sua successione, poiché il ramo granducale della casa dei Medici era sull’orlo dell’estinzione. Ai termini dell’investitura del 1530, alla linea discendente da Salvestro (Chiarissimo) e suo nipote Giovanni di Bicci (m. 1429) sarebbe dovuta succedere la linea discendente dal fratello di Salvestro Giovenco, che ebbe due figli Giuliano e Antonio. I discendenti di Giuliano rimasero a Firenze, ricoprono incarichi nel governo di Firenze e divennero marchese di Castellina nel 1628; diversi erano cavalieri di S.Stefano: all’epoca capostipite di quella stirpe era Francesco Maria (m. 1741), marchese di Castellina, cavaliere di S.Stefano. La linea discendeva da Antonio diviso con i nipoti Averardo e Lorenzo. Anche i discendenti di Averardo rimasero a Firenze e il suo rappresentante più anziano fu Niccolò Giuseppe Medici, che era il segretario della figlia di Cosimo III, la principessa Anna Maria. Il figlio di Lorenzo, Ottaviano, sposò Francesca Salviati, figlia di Lucrezia Medici (anch’essa figlia di Lorenzo il Magnifico) ed ebbe due figli: Bernadetto, che acquistò la baronia di Ottaiano nel 1567 e si trasferì nel regno di Napoli, e Alessandro, che divenne papa Leone XI . Discendente di Bernadetto fu don Giuseppe (1635-1717), principe di Ottaiano e duca di Sarno nel 1693, grande di Spagna di I classe. Un memorandum interno redatto nel 1717 dal ministero degli esteri francese affermava che era “fuor di dubbio” che un discendente di Giovenco avesse il diritto di succedere a Firenze, se non a Siena (vedi Recueil des instruction données aux ambassadeurs de France, XIX, p. xlvii, p.118).
Cosimo III pensò inizialmente al principe di Ottaviano come successore (tralasciando i Medici di Firenze che riteneva troppo umili), e cercò di fare questa proposta prima che i diplomatici si riunissero all’Aia per negoziare la fine della guerra di successione spagnola. In seguito cambiò idea e nel novembre 1714 fece approvare dal senato di Firenze un decreto che nominava sua erede universale la figlia Anna Maria (1667-1743), Elettrice Palatina.
Il problema della successione toscana era spinoso, se non altro perché le due parti della Toscana, lo stato vecchio e lo stato nuovo, non erano rette dalle stesse leggi, la prima era sotto l’investitura del 1530, la seconda sotto l’investitura del 1557 , entrambi teoricamente feudi imperiali o almeno sotto controllo imperiale, ma almeno uno (lo stato nuovo) direttamente feudo spagnolo. Anche i feudi allodiali, papali e femminili ponevano problemi propri. Ma la diplomazia internazionale ha superato tutte queste difficoltà e ha completamente ignorato i diritti dei Medici collaterali, come segue.
Quella guerra finì con i trattati di Utrecht del 1713 e di Baden del 1714, ma non tutto fu risolto. In particolare, i due rivali pretendenti al trono di Spagna erano il re Filippo V di Spagna e l’imperatore Carlo VI (quindi in naturale conflitto per la Toscana), e non avevano ancora firmato una pace. Karl era riluttante a rinunciare ai suoi diritti sul trono di Spagna; al contrario, Felipe non voleva rinunciare agli antichi possedimenti spagnoli in Italia o nei Paesi Bassi, che la guerra aveva lasciato nelle mani dell’imperatore. Nel 1717 la Spagna invase la Sardegna e la Sicilia e sembrò pronta ad attaccare l’Italia continentale. Per preservare la pace, con il trattato di Londra del 2 agosto 1718 (Quadrupla Alleanza) si formò un’alleanza difensiva tra l’Imperatore, la Gran Bretagna, la Francia e l’Olanda: il bastone era una minaccia di guerra contro la Spagna, la carota era l’offerta della successione alla Toscana all’infante Carlos, figlio di Filippo V di Spagna e della sua seconda moglie Elisabetta Farnese. Carlos, tramite la madre, era il parente più stretto in linea femminile (discendente da Margherita, figlia di Cosimo II). Gli fu anche promessa l’eventuale successione a Parma e Piacenza, eredità della madre, poiché anche la casa dei Farnese era in via di estinzione.
La Spagna rifiutò di accettare i termini e ne seguì una guerra (1718-19) che la Spagna perse prontamente. La Spagna ha aderito alla durata del trattato della Quadrupla Alleanza nel 1721. Le reciproche rinunce del re spagnolo e dell’imperatore alle loro pretese furono fatte e scambiate a Londra nel 1721; lettere di eventuale investitura di Don Carlos furono emesse dall’Imperatore nel 1724; un trattato di pace finale tra la Spagna e l’Imperatore firmato a Vienna il 30 aprile 1725 e ratificato dall’Impero il 7 giugno 1725. Con il trattato di Siviglia del 1729 tra Francia, Spagna e Gran Bretagna, fu deciso che le guarnigioni spagnole sarebbe stato collocato a Livorno, Porto-Ferraio, Parma e Piacenza per garantire i diritti di Don Carlos. L’Imperatore fu dispiaciuto di questi termini e, quando Antonio Farnese morì il 20 gennaio 1731, occupò subito il ducato; ma cedette e accettò le guarnigioni con il trattato di Vienna del 16 marzo 1731, in cambio del riconoscimento britannico e olandese della Prammatica Sanzione. Le truppe spagnole sbarcarono a Livorno il 27 ottobre, subito seguite da Don Carlos. La vedova dell’ultimo duca, Dorothea Sophie von Neuburg (1670-1748) assunse la reggenza di Parma a nome di Don Carlos, arrivato nell’ottobre 1732.
Il granduca di Toscana aveva più volte protestato contro questi procedimenti, in particolare nel 1722 in occasione del congresso di Cambrai, facendo circolare una protesta. (Estratti della protesta furono pubblicati nella Gazette d’Amsterdam, 1722, n. 5-9; nello stesso anno fu pubblicata una confutazione, n. 21-25, e una controreplica n. 38-48; si vedano questi testi in un file PDF da 3,5 Mb). Marais (Journal, 2:262) attribuisce la protesta a Eusèbe Renaudot (1648-1720).
Nel 1731, però, il suo successore Gian Gastone non ebbe appoggi di alcun tipo e cedette. Con una convenzione con la Spagna firmata a Firenze il 25 luglio 1731, accettò di lasciare in eredità i suoi beni a Don Carlos; in cambio la Spagna garantiva di mantenere la costituzione e i privilegi di Firenze, e di dare alla sorella (se gli fosse sopravvissuta) grado e titolo di granduchessa, con un’adeguata indennità, e diritti di reggenza in caso di minore età o assenza di Don Carlos . (Il granduca depositò tuttavia un protesto segreto presso l’arcivescovo di Firenze l’11 settembre 1731.) L’imperatore ratificò queste disposizioni il 17 ottobre 1731. Nel frattempo don Carlos prese possesso del ducato di Parma.
Questi piani furono completamente sconvolti dalla guerra di successione polacca scoppiata nel 1733 e terminata nel 1735 con i preliminari di Vienna del 3 ottobre 1735. In seguito alla guerra, Don Carlos si era impossessato del regno dei Due le Sicilie, che gli fu concesso di mantenere; alla fine cedette Parma e Piacenza all’imperatore. Per quanto riguarda la Toscana, fu ora assegnata come compenso a Francesco di Lorena, marito di Maria Teresa, che cedette il suo ducato al re spodestato di Polonia Stanislas Leszcynski e al II perdente della guerra (suocero del re di Francia). Questi preliminari di pace firmati tra la Francia e l’Imperatore furono ratificati dalla Spagna e dalla Sicilia (cioè Don Carlos e suo padre) durante l’anno 1736. Un accordo dell’11 aprile 1736 diede l’immediato possesso della Lorena a Stanislas, e il duca di Lorena formalmente cedette i suoi possedimenti il 28 settembre e il 13 dicembre 1736. L’imperatore cedette le Due Sicilie ei porti della Toscana a Don Carlos l’11 dicembre 1736; lo stesso giorno don Carlo cedette Parma e Piacenza all’imperatore, ei suoi diritti sulla Toscana al duca di Lorena; il re di Spagna aveva ceduto i suoi diritti su Parma, Piacenza e Toscana il 21 novembre 1736. nel 1736, rinunciando a tutti i loro diritti e pretese sulla Toscana.
Le ricerche antropologiche sulle ossa dei Medici in San Lorenzo
Nel 2005 fu ritrovato il cadavere di un neonato in una tomba che avrebbe dovuto contenere Filippino, un bambino di quasi cinque anni quando morì. Contestualmente, gli antropologi italiani hanno aperto 49 tombe medicee per condurre uno studio approfondito sulla linea di sangue della famiglia. Nel processo di riesumazione dei corpi dalle loro cripte nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze, gli esperti hanno scoperto i resti di nove bambini, nessuno dei quali si aspettavano di trovare e che si aggiungono al mistero che spesso caratterizza i Medici
Audio Lezioni di Storia medievale del prof. Gaudio
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