L’inconscio nella filosofia e nella psicoanalisi da Leibniz a Freud
2 Gennaio 2025Tesi e antitesi da Kant a Freud
2 Gennaio 2025Come si evolve il concetto di dialettica da Kant a Freud? Esplora il passaggio dalla filosofia trascendentale alla psicoanalisi, analizzando continuità e innovazioni nel pensiero sul conflitto e la dinamica interiore.
Kant
Tra i sofisti e Aristotele, la dialettica si manifesta in tutte le sue potenzialità: è una tecnica del dialogo, una visione dell’intelligibile e un cammino che conduce ad esso, una propedeutica alla filosofia e uno strumento per arrivare ai principi della scienza. È dialettica oggettiva, in quanto esprime le contraddizioni della realtà, ed è dialettica soggettiva, ossia astratta, in quanto articola un mondo di opinioni né vere né false, ma che di volta in volta sono provate come tali. In altri termini, è la dialettica delle cose e la dialettica dei discorsi sulle cose.
Aristotele attribuisce a Zenone l’invenzione della dialettica, poiché deduceva conclusioni opposte alle tesi dell’avversario: la dialettica si occupa dei contrari.
Kant celebra la morte della dialettica soggettiva, sostituendola con la dialettica delle cose. Per Kant, la dialettica è un’operazione necessaria della ragione, prodotta da un’illusione trascendentale: in questa necessità, la ragione manifesta una sua struttura oggettiva, caratterizzata dall’antitesi e dalla contraddizione.
Nella “Critica della ragion pura”, Kant tratta della dialettica nella Logica trascendentale, articolata in un’analitica e una dialettica. L’analitica delinea il funzionamento dell’intelletto, che, mediante le categorie applicate ai dati forniti dalla sensibilità, perviene a conoscenze universali e necessarie. Questo è il modo scientificamente corretto di operare, una “logica della verità”.
Tuttavia, la ragione tende a usare le sue forme e i suoi principi oltre i limiti dell’esperienza, scambiando esigenze soggettive per necessità oggettive. Questa operazione, descritta nella Dialettica trascendentale, è arbitraria e Kant la definisce “una logica dell’apparenza”, accostandola alla sofistica degli antichi. La dialettica, per Kant, è una pratica illusoria, un esercizio sofistico, ma anche una tendenza naturale e inevitabile della ragione.
La ragione si serve delle idee trascendentali di anima, mondo e Dio per spiegare ciò che esiste. Queste idee producono conflitti, come quelli dell’idea cosmologica del mondo, che genera quattro antinomie:
- Il mondo ha un cominciamento nel tempo e nello spazio vs. il mondo è infinito.
- Ogni sostanza composta consta di parti semplici vs. nessuna cosa composta consta di parti semplici.
- La causalità secondo le leggi della natura non è la sola da cui derivano i fenomeni del mondo vs. tutto accade secondo leggi della natura.
- Nel mondo c’è un essere assolutamente necessario vs. non esiste un essere assolutamente necessario.
Kant risolve queste antinomie adottando un punto di vista critico-trascendentale, superando le contrapposizioni attraverso uno schema triadico.
Hegel
Per Hegel, la dialettica è il movimento che articola la vita del tutto, forzando ogni realtà determinata e svelandone la parzialità. La dialettica non è un’arte estrinseca, ma la presentazione dello stesso mondo naturale e umano tramite il discorso. La realtà è razionale e accessibile al pensiero.
Hegel descrive il movimento dialettico in tre aspetti: astratto o intellettuale, dialettico o negativo razionale, e speculativo o positivo-razionale. La dialettica hegeliana è un processo di tesi, antitesi e sintesi, che toglie le contraddizioni, conservandole ed elevandole a un piano più alto.
La dialettica hegeliana si sviluppa attraverso la storia, osservando la tensione degli opposti, come nella relazione servo-padrone descritta nella “Fenomenologia dello Spirito”. Il servo, attraverso il lavoro e la lotta, entra nella storia e si libera dalla schiavitù.
Marx
Marx vede la dialettica come un metodo per analizzare e trasformare la società borghese. Egli critica l’idealismo hegeliano, cercando di separare il metodo dialettico dal sistema hegeliano. Marx riconosce il contributo di Hegel nell’esporre le forme generali del movimento dialettico, ma lo rovescia per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.
Il dibattito sulla dialettica marxiana si concentra sulla continuità tra Marx e Hegel e sulla rivolta anti-idealistica di Marx. Alcuni studiosi, come Althusser, vedono una rottura epistemologica tra Marx e Hegel, mentre altri, come Bobbio, riconoscono una presenza più estesa della dialettica negli scritti giovanili di Marx.
Nietzsche
Nietzsche non teorizza processi dialettici, ma la sua filosofia mostra una dialetticità di fondo. I concetti di base entrano in un rapporto di contrarietà e sono attraversati da una tensione interna. Nietzsche rifiuta la naturalità della relazione servo-padrone e la teleologia hegeliana, vedendo la realtà come frammento e caos.
Zarathustra, personaggio eminentemente dialettico, è creatore e distruttore, simbolo della suprema affermazione e della negazione più radicale. La sua filosofia è caratterizzata da un dinamismo che la porta a un continuo superamento di se stessa.
Freud
Freud sviluppa il concetto di inconscio attraverso la pratica clinica, fondando la psicoanalisi. Egli scopre che le malattie nervose hanno origine in esperienze psichiche traumatiche, rivelando una dimensione inconscia della psiche. Il sogno è la “via regia” per comprendere l’inconscio, espressione mascherata di desideri profondi e nascosti.
Freud introduce il concetto di “rimozione”, un meccanismo difensivo che allontana dalla coscienza i contenuti ideativi fonte di turbamento. Questi contenuti rimangono dinamicamente attivi nell’inconscio, trovando sfogo nel sogno e nel sintomo.
La teoria freudiana rivoluziona le teorie psicologiche tradizionali, decentrando la coscienza e rivelando l’inconscio come la base della psiche. Freud introduce due topiche: la prima descrive le istanze del conscio, preconscio e inconscio; la seconda le strutture dell’Io, dell’Es e del Super-io.
La relazione edipica, analoga alla relazione hegeliana del servo-padrone, rappresenta il passaggio dall’animalità alla cultura. Il conflitto edipico è governato dall’angoscia di castrazione e dalla disciplina degli istinti, generando il Super-io.
In sintesi, la dialettica da Kant a Freud evolve attraverso diverse interpretazioni e applicazioni, mantenendo sempre una tensione tra contraddizioni e risoluzioni, tra coscienza e inconscio, tra storia e individuo.
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