Masetto da Lamporecchio. Decameron, III, 1
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28 Dicembre 2019Il Canto XXVI del Purgatorio di Dante è un canto di straordinaria bellezza, dove il poeta fiorentino incontra alcuni tra i più importanti esponenti della tradizione poetica italiana e provenzale.
Qui, immersi nel fuoco purificatore, troviamo i lussuriosi che scontano il loro peccato, e tra loro Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel, due figure cruciali per la tradizione lirica.
Sintesi del Canto
Il canto si svolge nella settima cornice del Purgatorio, dove le anime dei lussuriosi si purificano nel fuoco. Questi peccatori sono divisi in due gruppi: coloro che hanno peccato per amore “contro natura” e coloro che hanno seguito i piaceri “secondo natura”, ma con eccesso. Durante il cammino, Dante incontra due grandi poeti: Guido Guinizzelli, il padre del Dolce Stil Novo, e Arnaut Daniel, il maestro della lirica provenzale. Entrambi i poeti si presentano a Dante, riconoscendo in lui un degno erede della tradizione poetica.
Analisi del testo
Versi 1-24: La marcia dei lussuriosi e l’incontro con Dante
“Mentre che sì per l’orlo, uno innanzi altro,
ce n’andavamo, e spesso il buon maestro
diceami: “Guarda: giovi ch’io ti scaltro”;
feriami il sole in su l’omero destro,
che già, raggiando, tutto l’occidente
mutava in bianco aspetto di cilestro;
e io facea con l’ombra più rovente
parer la fiamma; e pur a tanto indizio
vidi molt’ombre, andando, poner mente.
Questa fu la cagion che diede inizio
loro a parlar di me; e cominciarsi
a dir: “Colui non par corpo fittizio”;
poi verso me, quanto potëan farsi,
certi si fero, sempre con riguardo
di non uscir dove non fosser arsi.
“O tu che vai, non per esser più tardo,
ma forse reverente, a li altri dopo,
rispondi a me che ’n sete e ’n foco ardo.
Né solo a me la tua risposta è uopo;
ché tutti questi n’ hanno maggior sete
che d’acqua fredda Indo o Etïopo.
Dinne com’è che fai di te parete
al sol, pur come tu non fossi ancora
di morte intrato dentro da la rete”.”
Dante e Virgilio procedono lungo l’orlo del fuoco che purifica i lussuriosi. Il sole colpisce Dante, creando un’ombra visibile anche alle anime, il che stupisce i dannati perché capiscono che Dante è ancora vivo. Questo crea subito una curiosità tra i purganti, che si avvicinano a lui senza uscire dal fuoco. Uno di loro, parlando anche a nome degli altri, chiede a Dante come sia possibile che il suo corpo proietti un’ombra, segno che egli non è ancora morto.
Questa scena evidenzia l’interesse delle anime per la natura fisica di Dante, un essere umano in carne ed ossa che riesce a camminare nel mondo ultraterreno, e la loro domanda riflette un misto di stupore e rispetto.
Versi 25-93: Il dialogo con Guido Guinizzelli
“Sì mi parlava un d’essi; e io mi fora
già manifesto, s’io non fossi atteso
ad altra novità ch’apparve allora;
ché per lo mezzo del cammino acceso
venne gente col viso incontro a questa,
la qual mi fece a rimirar sospeso.
Lì veggio d’ogne parte farsi presta
ciascun’ombra e basciarsi una con una
sanza restar, contente a brieve festa;
così per entro loro schiera bruna
s’ammusa l’una con l’altra formica,
forse a spïar lor via e lor fortuna.
[…]
“Farotti ben di me volere scemo:
son Guido Guinizzelli, e già mi purgo
per ben dolermi prima ch’a lo stremo”.
[…]
quand’io odo nomar sé stesso il padre
mio e de li altri miei miglior che mai
rime d’amor usar dolci e leggiadre.”
Un evento interrompe la risposta di Dante: un altro gruppo di anime si avvicina, e ciascun’anima saluta l’altra con un rapido bacio, ricordando il comportamento delle formiche. Le due schiere si scambiano un saluto prima di riprendere la loro purificazione. I due gruppi si separano gridando rispettivamente i nomi di Sodoma e di Pasifae, richiamando i loro peccati di lussuria innaturale e naturale.
In seguito, uno degli spiriti, che si rivela essere Guido Guinizzelli, confessa a Dante di essere il padre del Dolce Stil Novo, il movimento poetico che ha rivoluzionato la poesia amorosa, elevando l’amore terreno a simbolo dell’amore divino. Dante lo saluta con grande rispetto, riconoscendo in lui una figura fondamentale nella sua formazione poetica. Questo incontro è carico di emozione, poiché Guinizzelli rappresenta per Dante un modello lirico insuperato, colui che per primo ha saputo coniugare l’amore con un ideale spirituale.
Versi 94-135: L’incontro con Arnaut Daniel
“El cominciò liberamente a dire:
Tan m’abellis vostre cortes deman,
qu’ ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu’ esper, denan.”
Dopo aver parlato con Guinizzelli, Dante si rivolge a un altro poeta, Arnaut Daniel, che parla in provenzale, la lingua dei trovatori. Arnaut è considerato il maestro della lirica trobadorica, e Dante lo riconosce come tale. Arnaut, in questi versi, si presenta in maniera umile, dicendo che piange per gli errori del passato, ma continua a cantare, confidando nella gioia futura.
L’uso del provenzale in questo canto sottolinea l’importanza della tradizione lirica trobadorica nella formazione di Dante e del Dolce Stil Novo. Arnaut è uno dei pochi personaggi che nella Commedia parla nella sua lingua madre, un riconoscimento dell’importanza della sua opera e della sua influenza.
Temi principali
- Purificazione attraverso il fuoco: La cornice dei lussuriosi rappresenta la purificazione del desiderio disordinato attraverso il fuoco. L’elemento del fuoco è qui simbolo di purificazione e redenzione, in contrasto con la passione carnale che ha traviato queste anime.
- Riconoscimento della tradizione poetica: L’incontro con Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel mette in luce l’importanza della tradizione letteraria nel percorso di Dante. Guinizzelli è il padre della poesia d’amore spirituale, mentre Arnaut rappresenta la raffinatezza della poesia cortese. Entrambi vengono omaggiati da Dante, che li riconosce come maestri, ma allo stesso tempo li supera, in quanto il suo viaggio lo porta a una concezione dell’amore più alta e più universale.
- L’amore terreno come simbolo dell’amore divino: Nel Dolce Stil Novo, l’amore per una donna non è più solo desiderio fisico, ma diventa un mezzo per elevarsi spiritualmente. Guido Guinizzelli è il simbolo di questa nuova visione dell’amore, che Dante poi porta a compimento nella sua visione dell’amore divino incarnato in Beatrice.
- Contrapposizione tra lussuria innaturale e naturale: Il canto mostra una distinzione tra i peccati di lussuria “contro natura” e “secondo natura”, ma entrambi richiedono purificazione. Questo dimostra la visione dantesca secondo cui ogni tipo di amore che si allontana dalla legge divina necessita di redenzione.
Conclusione
Il Canto XXVI del Purgatorio è un canto profondamente poetico e spirituale, che riflette sull’eredità letteraria e sul significato dell’amore. L’incontro con Guinizzelli e Arnaut Daniel è un momento di grande importanza nella Divina Commedia, in cui Dante rende omaggio ai suoi predecessori poetici, ma allo stesso tempo traccia una strada nuova e più alta verso la comprensione dell’amore come esperienza divina.