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28 Dicembre 2019Cino da Pistoia è un poeta che non ha ottenuto il giusto riconoscimento rispetto al suo valore, a confronto dei suoi contemporanei Dante e Cavalcanti, ma che ha comunque lasciato un segno notevole nella tradizione del Dolce Stil Novo.
In questo componimento si percepisce appieno l’influenza della poetica stilnovista, caratterizzata dall’amore idealizzato e dalla sofferenza interiore dell’amante. La sua poesia è intensamente lirica e permeata di malinconia.
Introduzione:
La poesia di Cino da Pistoia “La dolce vista e ‘l bel guardo soave” è una delle più rappresentative della sua visione dell’amore, fortemente influenzata dall’ideale stilnovista, in cui l’amore è fonte di sofferenza spirituale e tormento interiore. Il poeta descrive una condizione di lontananza dalla donna amata, che lo spinge a una disperazione estrema. L’amore, nella sua forma angelicata, non è solo un sentimento positivo, ma diventa una forza che porta l’uomo a uno stato di dolore tale da desiderare la morte come unica via di salvezza.
Analisi tematica:
Il tema centrale della poesia è la sofferenza amorosa provocata dalla lontananza dall’amata. Il poeta non può più godere della vista degli “occhi belli”, che incarnano l’ideale della donna stilnovista, la cui bellezza trascende la materialità e diventa uno strumento di elevazione spirituale. Ma qui, come già in Cavalcanti, l’amore è visto non solo come un sentimento elevato, ma anche come una fonte di dolore profondo.
La poesia è caratterizzata da un forte dualismo tra vita e morte. La vita senza l’amata diventa insopportabile, e la morte è vista come una liberazione, un tema che si collega alla tradizione del “morte d’amore”, dove il tormento interiore diventa talmente opprimente da rendere la morte desiderabile.
Amore è personificato e diventa un interlocutore del poeta: un Amore che però non porta conforto, ma al contrario intensifica il dolore. La visione pessimista di Cino riguardo all’amore riflette un elemento di crisi all’interno del Dolce Stil Novo, evidenziando quanto l’amore angelicato, idealizzato e irraggiungibile, possa diventare fonte di sofferenza irreparabile.
Struttura e linguaggio:
La poesia si sviluppa in stanze, ciascuna delle quali segue lo schema della lirica tradizionale italiana del tempo, con versi settenari e endecasillabi. Il lessico è tipicamente stilnovista: la donna viene descritta con epiteti elevati come “bella donna”, “occhi belli”, mentre l’amore e la sofferenza sono trattati con un linguaggio sublime e ricercato.
L’uso di metafore è intenso: la donna non è semplicemente amata, ma diventa la causa di vita e di morte. La separazione dall’amata è paragonata alla separazione tra “bianco e nero”, simbolo della dicotomia tra gioia e dolore, vita e morte.
Commento:
Cino si trova in una condizione di alienazione totale: la vista della donna, che in altri poeti stilnovisti rappresenta un contatto elevante e salvifico, qui diventa motivo di dolore. La figura dell’amata non è mai realmente presente, se non nei ricordi del poeta, che accentuano il suo stato di sofferenza. La rimembranza dell’amore passato rende più acuto il suo dolore e fa crescere in lui il desiderio di morire.
L’invocazione finale ad Amore affinché conceda la morte è particolarmente interessante. In altre poesie stilnoviste, l’amore è visto come una forza nobile che eleva l’uomo, ma qui Amore diventa quasi un carnefice. Si riflette una visione tragica dell’amore: l’uomo è condannato a soffrire a causa di un sentimento che non può controllare.
Testo e parafrasi della poesia:
Testo: La dolce vista e ’l bel guardo soave Oimè! deh perchè, Amor, al primo passo 10 Io t’ho veduto in quei begli occhi, Amore, Quando per gentil atto di salute Amor, la mia ventura è troppo cruda, Amor, ad esser micidial pietoso |
Parafrasi:Prima strofa: La dolce vista e lo sguardo soave dei più begli occhi mai visti, che io ho perduto, mi rendono pesante la vita, tanto che trascorro il tempo nel dolore. E invece dei pensieri leggiadri e felici che ero solito avere per amore, ora porto nel cuore desideri che nascono dalla morte, per la separazione che mi tormenta così tanto. Seconda strofa: Ahimè! Perché, Amore, al primo incontro non mi hai colpito in modo che fossi morto? Perché non hai fatto partire da me lo spirito angosciato che io porto? Amore, non c’è conforto per il mio dolore: anzi, più ci penso e più soffro, perché mi trovo separato da quegli occhi nei quali un tempo vedevo Amore. Terza strofa: Io ho visto te, Amore, in quegli occhi così belli, e il ricordo di ciò mi uccide, creando una così grande quantità di dolore nella mia mente che l’anima soffre soltanto perché la morte non la separa mai da me, come invece io sono separato dal bel viso dell’amata e da ogni stato di felicità, come se fossi diviso tra il bianco e il nero. Quarta strofa: Quando, con un atto gentile, alzo gli occhi verso una bella donna, tutta la mia forza si dissolve, tanto che non riesco a trattenere il pianto, ricordando la mia signora, dalla quale sono così lontano da non poterla vedere. O dolenti occhi miei, perché non morite dal dolore? Se lo voleste, purché Amore lo voglia, lo fareste. Quinta strofa: Amore, la mia sorte è troppo crudele, e ciò che vedo con gli occhi mi affligge ancora di più: dunque, pietà! Chiudili con la tua mano, da quando ho perduto la vista amorosa dell’amata. E quando la vita si ottiene tramite la morte, allora la morte è gioiosa: tu sai dove dovrà andare il mio spirito dopo, e sai quanta compassione ci sarà per noi. Sesta strofa: Amore, il mio tormento ti invita a essere pietoso, ma in modo letale: secondo il mio desiderio, dammi la gioia della morte, così che almeno il mio spirito possa tornare a Pistoia. |
Conclusione:
Questa poesia di Cino da Pistoia riflette pienamente la sofferenza amorosa che caratterizza la sua poetica, un amore che non porta più gioia, ma solo dolore e tormento.
Audio Lezioni di Letteratura delle origini, duecento e trecento del prof. Gaudio
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