Francesco Avolio
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Grande romanzo sul XIII secolo un secolo centrale nella storia (il secolo che vede nascere nel 1965 il genio di Dante.
Essendo un romanzo storico, ci sono personaggi storici e altri inventati.
Mentre si prepara la sesta crociata, due uomini attraversano la storia e l’Europa: Piers, coraggioso cavaliere idealista al seguito dell’imperatore Federico II, e il giovane Tommaso.
Ci sono anche altri personaggi storici in questo romanzo, Luigi IX, re di Francia, Eduardo I Plantageneto, re di Inghilterra, Alberto Magno, maestro di Tommaso, studioso dell’esistenza di Dio, e Bonaventura da Bagnoregio, amico di San Tommaso.
Federico II
L’imperatore in punto di morte riconosce il fallimento della sua esistenza: “Ciò che l’uomo conosce di più alto noi lo chiamiamo Dio. Io dunque ero il tuo Dio E ora questo Dio sta morendo. Cosa triste e dolorosa la morte di Dio. Dici bene io sono al bivio. Sei medico eppure non sai che cosa sia morire. Non è paura è l’inizio del vedere. Vedere senza illusioni. Felice colui che lo sopporta se pure c’è chi possa sopportarlo” (Ibidem, p. 263). Una ragione che di fronte la morte non può che riconoscere e confessare il proprio errore: “Cinque anni cinquant’anni Puoi credere o no ho rivissuto tutta la mia vita. Tutto ciò che ho fatto e pensato e detto mi dà un presentimento di eternità. D’altro canto ho commesso un solo peccato: volevo essere Dio” (Ibidem, p. 264).
La figura di Tommaso d’Aquino
Visto il rango sociale della famiglia d’Aquino per Tommaso era già pronta una carriera ecclesiastica che prevedeva l’ingresso nell’ordine benedettino e, con il tempo, la carica di abate presso la prestigiosa abbazia di Montecassino. Tuttavia, il giovane Tommaso abbandona la ricca e influente famiglia, fa voto di povertà ed entra nell’ordine domenicano, e a nulla valgono i tentativi della famiglia di impedire, con le buone e con le cattive, che si concretizzi la decisione di Tommaso di farsi domenicano
Episodio del pugno scagliato sulla tavola, a seguito della conclusione di un ragionamento, in pieno ad un banchetto alla presenza di Luigi IX. Non è disprezzo per il mondo, ma la concentrazione su ciò che conta più di ogni altra cosa, l’amore a ciò che conta più di ogni altra cosa che lo porta a volte a dimenticarsi del resto. Il ragionamento verteva, infatti, sulla confutazione della posizione manichea, retaggio culturale del disastroso, per la vita della Chiesa e della società dell’epoca, fenomeno del catarismo. Ecco allora che l’amore alla verità cristiana, pericolosamente minacciata dalla tentazione dualistica manichea, viene prima di qualsiasi altra cosa, anche dei festeggiamenti a corte di un re, di un re santo come Luigi IX. Significativo che in quella circostanza la risposta di Luigi IX, il re santo, è in piena sintonia con Tommaso. Non solo a differenza di molti altri commensali non si scandalizza per lo “strano” atteggiamento del frate, ma fa provvedere perché gli sia portato quanto occorre per annotare il ragionamento, evitando così che rischi di essere perduto.
Tommaso legge Aristotele, liberandolo dalle interpretazioni degli arabi (negazione dell’immortalità dell’anima, ma soprattutto contrapposizione ragione/fede).
La liberazione del gigante è allora la liberazione della grandezza del pensiero aristotelico dalla minaccia più grande che preme sulla cristianità nel XIII secolo: la minaccia più grande infatti, non consiste tanto nel pericolo di un’invasione mussulmana, ma soprattutto nella possibilità di una sconfitta culturale, del prevalere cioè di una concezione che separi ragione e fede.