L’ accademia dell’ Arcadia – di Carlo Zacco
6 Agosto 2015Cambiamenti culturali nel primo Settecento – di Carlo Zacco
6 Agosto 2015Per quello che riguarda la poesia italiana di questo periodo, tutte le tendenze poetiche sono riconducibili all’esperienza e al gusto dell’Arcadia, che impone la sua egemonia per tutto il periodo.
dell’Arcadia è quello di estirpare il cattivo gusto, e riportare la poesia alla naturalezza e alla semplicità proprie della tradizione
classica rinascimentale: ordine, misura, regolarità, chiarezza.
classicismo minore: la poesia arcadia è per la stragrande maggioranza delle volte poesia d’occasione, finalizzata ad un intrattenimento sociale garbato, oppure subordinata alla musica (nel Melodramma) non ci sono:
Pietro Trapassi, nato a Roma nel 1698. Viene adottato all’età di 10 anni dal Gravina, che gli cambia il nome grecizzandolo in Metastasio. Prenderà gli ordini religiosi minori;
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Grazie agl’inganni tuoi, al fin respiro, o Nice, al fin d’un infelice ebber gli dei pietà : sento da’ lacci suoi, sento che l’alma è sciolta; non sogno questa volta, non sogno libertà. |
Inganni: tradimenti;
suoi: sento che l’anima è sciolta
non sono libertà: perché ce l’ho |
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Mancò l’antico ardore, e son tranquillo a segno, che in me non trova sdegno per mascherarsi amor. Non cangio più colore quando il tuo nome ascolto; quando ti miro in volto più non mi batte il cor. |
mancò: venne meno a segno: al punto che non trova…Amor: amore non trova in – cioè: non provo più nemmeno non cangio colore: non arrossisco – non mi batte il cuore |
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Sogno, ma te non miro sempre ne’ sogni miei; mi desto, e tu non sei il primo mio pensier. Lungi da te m’aggiro senza bramarti mai; son teco, e non mi fai né pena, né piacer. |
– di notte non sogno più
– alla mattina non sei più il mio primo
– non mi manchi quando sei lontana; – mi sei indifferente quando sei con me; |
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Di tua beltà ragiono, né intenerir mi sento; i torti miei rammento, e non mi so sdegnar. Confuso più non sono quando mi vieni appresso; col mio rivale istesso posso di te parlar. |
– non mi emoziono se parlo della
– non mi arrabbio se penso agli errori
– quando ti avvicini non mi sento
-posso parlare col mio rivale in amore |
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Volgimi il guardo altero, parlami in volto umano; il tuo disprezzo è vano, è vano il tuo favor; che più l’usato impero quei labbri in me non hanno; quegli occhi più non sanno la via di questo cor. |
– sia che tu mi guardi con – sia con sguardo affettuoso – il tuo disprezzo e la tua gentilezza
– le tue labbra non hanno più nessun – i tuoi occhi non mi arrivano più al |
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Quel, che or m’alletta, o spiace. se lieto o mesto or sono, già non è più tuo dono, già colpa tua non è: che senza te mi piace la selva, il colle, il prato; ogni soggiorno ingrato m’annoia ancor con te. |
– tutte le emozioni che provo
– stare con te o stare senza di te per |
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Odi, s’io son sincero; ancor mi sembri bella, ma non mi sembri quella, che paragon non ha. E (non t’offenda il vero) nel tuo leggiadro aspetto or vedo alcun difetto, che mi parea beltà. |
– ti dico la verità: mi sembri
– e ti dirò di più: non ti offendere, |
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Quando lo stral spezzai, (confesso il mio rossore) spezzar m’intesi il core, mi parve di morir. Ma per uscir di guai, per non vedersi oppresso, per racquistar se stesso tutto si può soffrir. |
– all’inizio, quando ho deciso di
– ma è stata una sofferenza benne è |
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Nel visco, in cui s’avvenne quell’augellin talora, lascia le penne ancora, ma torna in libertà: poi le perdute penne in pochi dì rinnova, cauto divien per prova né più tradir si fa. |
– capita che un uccellino si – le penne poco dopo crescono; – e lui, per aver fatto esperienza, non |
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So che non credi estinto in me l’incendio antico, perché sì spesso il dico, perché tacer non so: quel naturale istinto, Nice, a parlar mi sprona, per cui ciascun ragiona de’ rischi che passò. |
– siccome parlo spesso dell’amore
– ma è normale che chi abbia corso un |
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Dopo il crudel cimento narra i passati sdegni, di sue ferite i segni mostra il guerrier così. Mostra così contento schiavo, che uscì di pena, la barbara catena, che strascinava un dì. |
– allo stesso modo fa il
– come pure lo schiavo liberato si |
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Parlo, ma sol parlando me soddisfar procuro; parlo, ma nulla io curo che tu mi presti fé parlo, ma non dimando se approvi i detti miei, né se tranquilla sei nel ragionar di me. |
–se parlo, è perché il parlare – non mi importa nulla che ti mi creda o
– infatti non ti chiedo cosa pensi di – né se ti piace intrattenerti in |
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Io lascio un’incostante; tu perdi un cor sincero; non so di noi primiero chi s’abbia a consolar. So che un sì fido amante non troverà più Nice; che un’altra ingannatrice è facile a trovar. |
io perdo un’incostante: tu un cuore
– non so chi debba essere più contento
– so solo che un’amante più fedele di me – mentre un’ingannatrice come invece è |
simmetrie: ricerca ossessiva di corrispondenze lessicali, sintattiche, metriche:
ésprit de geometrie;
> versi scanditi da «al fin»; v.4 > la pietà degli dèi;
Questa struttura metrica e stilistica così calcolata e simmetrica chiaramente fa da pendant a ciò che viene detto nella poesia: cioè la liberazione dal furor d’amore, e il ritorno alla padronanza di se stessi;