Valerio Flacco
27 Gennaio 2019Francesco Chesi
27 Gennaio 2019di Philip Roth
analisi semiologica di Lucia Balista, insegnante di scuole superiori
Indice:
L’azione principale del romanzo La macchia umana, di Philip Roth, si svolge nell’estate del 1998, e vede in Coleman Silk un protagonista del romanzo ed una vittima di pregiudizi.
Stimato professore di lettere antiche presso l’Athena College, nel New England, Coleman compie l’errore di chiedersi perché non ha mai visto in classe due dei suoi studenti, chiamandoli “spooks”, un termine usato per indicare, in tono dispregiativo, le persone di colore. Inutile dire che i due assenti sono neri e che a nulla valgono le oneste proteste con le quali tenta di spiegare, a chi lo accusa di razzismo, che ha usato quel termine nel suo significato primario, come sinonimo di “ghosts”, fantasmi.
La professoressa di letteratura francese, Delphine Roux, sostiene caparbiamente la tesi della scorrettezza del professore e, nell’eterno scontro fra onestà e repressione, fra l’eroico individualismo e l’isterica censura, è Coleman ad uscire sconfitto.
Dopo le sue dimissioni istantanee e la successiva morte della moglie, si lega ad una donna, Faunia Farley, un’analfabeta, che ha la metà dei suoi 71 anni e che si occupa delle pulizie dell’Athena College.
Proprio per questo motivo è oggetto di nuove, anonime, accuse; l’abuso di una donna in difficoltà. In realtà, Faunia è stata vittima degli abusi del padre e dell’ex marito ed ha dovuto superare il dolore per la perdita, in un incendio, dei due figli.
Grazie a questo rapporto, il protagonista ritrova una felicità tardiva, anche dal punto di vista sessuale, e decide di confidare all’amante il “pesante” segreto, tenuto nascosto anche alla moglie ed ai quattro figli, ai colleghi, agli amici ed allo scrittore Nathan Zuckerman (il narratore che accompagna Roth in tutti i romanzi): nelle sue vene scorre sangue nero. Quale ironia, perciò, essere accusato di razzismo!
E’ proprio Faunia a pronunciare la frase “the human stain”: essere uomini significa essere macchiati, significa portare il segno dell’impurità, della crudeltà, dell’abuso, dell’errore…
Fine indagatore della società e dell’animo umano, Philip Roth fotografa, attraverso il racconto di una vicenda esemplare, i mille volti di un paese e della sua gente: denuncia le ipocrisie di un’America divisa tra moralismo e sensualità morbosa; descrive il sogno dell’uomo, americano che, come nella tradizione dei pionieri, si sbarazza delle sue origini e inventa da zero la propria vita; evidenzia la rivincita del lato più scabroso e carnale dell’esistenza, che trova espressione nel paradigma della “macchia” umana. “Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c’è altro mezzo per essere qui” dichiara Faunia.
Lo schema composito (fabula) de La macchia umana può essere riassunto in sei funzioni fondamentali:
· La presentazione del protagonista-eroe dall’infanzia, all’attività di pugile, all’arruolamento militare alla sua professione di docente
· L’accusa di razzismo
· Lestraniazione dal suo ambiente di lavoro e morte della moglie
· L’incontro dell’eroe con l’amante giovane
· La scomparsa dell’eroe
· La riabilitazione dell’eroe
Si può affermare che attraverso lintreccio del romanzo di Roth, spesso arduo da seguire, comprendiamo a che punto è giunta l’evoluzione dell’uomo contemporaneo. Ad ogni modo, proprio perché il racconto non definisce esattamente la temporalità diegetica, si può suddividere lo sviluppo dellintreccio in sei sequenze:
· L’accusa di razzismo dell’eroe
· Lestraniazione dal suo ambiente di lavoro e morte della moglie
· L’incontro-conoscenza con l’amante giovane
· Lemergere di ricordi del passato dell’eroe
· La scomparsa dell’eroe
· La riabilitazione dell’eroe
Nella prima e nella seconda sequenza dellintreccio, l’eroe ci viene presentato nella sua accusa di razzismo e nella sua estraniazione dal suo ambiente di lavoro. Nulla si dice, per ora, del suo essere di colore, e questa omissione è già un indizio.
La terza sequenza narra la conoscenza con Faunia. Pur nelle accuse di razzismo, il romanzo lascia filtrare alcuni dati oggettivi: scoperta di un nuovo amore; la riscoperta di un’intensa attività sessuale; l’inganno di cui l’eroe è vittima; l’indifferenza e lestraniazione dei colleghi.
E’ con la quarta sequenza che il protagonista fa emergere i suoi ricordi del passato, per cinquant’anni tenuti celati, a conferma della estranietà dall’accusa di razzismo. Al termine del romanzo l’eroe muore assieme alla giovane amante a causa dellex marito di lei, sebbene non risulti negli atti ufficiali.
La riabilitazione del protagonista, mostrata nell’ultima sequenza, avviene grazie all’amico e scrittore Nathan Zuckerman, testimone della tragedia dell’eroe.
Si inaugurano, in questo modo, due isotopie semantiche: la ricerca della propria identità da parte del protagonista (un tema quasi sacrale) e la sua espiazione finale”. Quest’ultima isotopia, molto frequente, porta al protagonista a mettersi nei panni” del capro espiatorio”, conduce a questa identificazione nella parte che gli altri gli hanno imposto, quello del diverso e dellemarginato, assumendone, in seguito, la logica utilitaristica. Lo intravediamo, infatti, nel suo rapporto con Faunia, mentre egli la considera il suo alter ego” e nello stesso tempo la sua creatura: lavvolge in uno stato protettivo, le confida il suo eterno segreto, le insegna il senso spietato delle cose, che già lei, comunque, conosce.
La filosofia dell’eroe si esplicita nella sua voce che si dialettizza con quella del narrante.
Il personaggio diventa, alfine, tragico, posto al centro di un’indagine complessa che intreccia diversi codici di riferimento, da quello assiologico, in cui si riassume nella denuncia della società per quanto riguarda i suoi pregiudizi, a quello simbolico, che affonda nell’inconscio dell’eroe, nella sua ricerca della propria identità, nonché a quello mitico-archetipico, del personaggio-vittima che espia i peccati della società. Per quanto riguarda quest’ultimo codice, in effetti, notiamo come questo romanzo singorga più volte sul tema dellespiazione (anche con lo stesso personaggio di Faunia) e sullasse semantico il rapporto Coleman-Faunia, si manifesta, dapprima in una sessualità libera ed intesa e poi, mano a mano, si trasforma in un amore completo; gli spettri, tuttavia, tormentano Coleman e lui è predisposto al sacrificio finale.
I personaggi de La macchia umana sono:
– COLEMAN SILK: e’ stato un insegnante di lettere classiche e preside all’Athena college. A settantun anni ha una relazione con Faunia Farley. Coleman e’ stato sposato per quaranta anni con Iris ed hanno avuto quattro figli ma la moglie muore di crepacuore, dopo che il marito viene accusato di razzismo.
Silk, quest’uomo il cui cognome significa “seta”, è davvero colpevole, è davvero razzista, un razzista au contraire, è giusto che lo abbiano cacciato dal college – sarebbe giusto, se le cose avessero un equilibrio di giustizia universale, il che non è mai. Invece in questa tragedia, come in ogni tragedia, il violatore della giustizia subisce il suo geometrico contrappasso.
– NATHAN ZUCKERMAN, amico di Coleman che svolge la professione di giornalista, a cui Silk chiede aiuto per condannare chi ha assassinato sua moglie. Deuteragonista e personaggio aiutante, lo scrittore alter ego di Roth in tanti suoi romanzi, è ormai in là con gli anni ed è alle prese con un cancro alla prostata.
Sarà proprio lo scrittore a condurre la propria personale e coinvolgente indagine sul professore.
– FAUNIA FARLEY, donna delle pulizie dell’università.di trentaquattro anni, e’ un personaggio aiutante in quanto aiuta a capire meglio il personaggio di Coleman. A mio avviso sceglie questo nome proprio per la radice classica e allegorica che sprigiona. E’ un nome da caccia, da agguati boschivi. E Faunia è questo: è un aggregato di maschile (sembra davvero un maschiaccio). Lei violenta Silk, che scopre il piacere di essere accolto e ascoltato grazie alla violenza che ha sempre tentato di soverchiare e che ha sempre nascostamente chiesto che lo soverchiasse (da ragazzo, Silk faceva il pugile e trionfava nel prendere a pugni l’avversario, schivandone però abilmente i colpi).
Tuttavia Faunia la violentatrice è stata violentata dalla vita: i suoi due figli sono morti in un incendio domestico, lei è stata accusata di infanticidio dall’ex-marito.
– LESTER FARLEY, l’ex marito di Faunia, un reduce del Vietnam distrutto dalla sindrome da stress post-traumatico, fa di tutto per opporsi alla relazione, arrivando a spiare in casa di Coleman (personaggio oppositore). L’ex marito di Faunia è un testimone coinvolto e impotente: ha parte nella morte dei bambini e non lo capisce, ha parte nella morte di Faunia e di Silk, ha parte nei massacri in Vietnam. Ha parte ed è un testimone. Dovrebbe essere una testimonianza a guarirne il trauma: per curarlo, i veterani del Vietnam lo sottopongono a una terapia che include una visita al muro memoriale che gira per gli Usa, sul quale sono iscritti tutti i nomi dei soldati americani caduti in Vietnam. L’avventura non sarà terapeutica, ma assisteremo comunque a un confronto gigantesco tra testimonianza e violenza.
– Coleman chiede aiuto, inoltre, ad un altro suo amico nero per difenderlo da queste accuse, che si chiama HERB KEBLE , ma l’aiuto viene negato (personaggio oppositore).
– DELPHINE ROUX e’ una professoressa di origine francese che lavorava alle dipendenze di Coleman, le invia una lettera anonima di accuse ( personaggio oppositore)
Non mancano, nel romanzo, i riferimenti letterari e le stilettate di Roth verso certa critica snob, in auge ai giorni nostri, impersonata nel romanzo dall’avvenente Delphine Roux:
“Struttura narrativa e temporalità. Le intime contraddizioni dell’opera d’arte. Rousseau che si nasconde ed è tradito dalla sua retorica. La voce del critico legittimata come la voce di Erodoto. Narratologia. Il diegetìco. La differenza tra diegesi e mimesi. L’esperienza parentetica. La qualità prolettica del testo. […] Coleman non ha tempo per queste cose. E pensa: perché una ragazza così bella vuole nascondersi dietro queste parole per sfuggire alla dimensione umana della sua esperienza? “.
I vari personaggi del romanzo si definiscono in rapporto al protagonista: Coleman-Faunia, Coleman-Zuckerman, Coleman-Lester, ecc. Questi diversi personaggi assumono una precisa funzione e collocazione nel sistema generale del romanzo se vengono rapportati in base al criterio di dipendenza sociale o familiare.
La struttura semantico-sintattica del romanzo di Roth verte su due unità narrative: il contratto e la realizzazione. Secondo Greimas, il contratto è uno dei sintagmi narrativi essenziali e che consiste nel rapporto fra un Destinatore e un Destinatario, mediato da un Oggetto, che può essere un impegno, un voler-fare trasmesso dal primo al secondo, in tal modo istituito come Soggetto che desidera realizzare l’impegno. Lasse del contratto semantizza la modalità del sapere, secondo Greimas:
Destinatore——Oggetto——–Destinatario
Questi attanti si individuano nei personaggi di Zuckerman e del protagonista che stipula con il primo l’impegno di svolgere un’indagine che dovrebbe sfociare nello scrivere una storia:
Zuckerman———-Scrivere la storia———–Silk
La realizzazione dell’impegno propone gli altri due assi semantici, quello del voler-fare (Soggetto–Oggetto) e quello del potere (Aiutante–Oppositore). Nel romanzo queste configurazioni attanziali si manifestano come tentativo fallito di conseguire l Oggetto (che non è solo la scrittura della storia, ma la riappropriazione da parte di Silk della propria identità) da parte del Soggetto. Il protagonista muore e nella sua ricerca, in ultima analisi, ha avuto aiutanti come Zuckerman, la sua sorella, Faunia; ma ha avuto anche oppositori come l’ex marito di Faunia, Lester e Delphine Roux.
A questo punto, la semantica del racconto, si apre a motivazioni psicologiche che sfuggono ad una pura dinamica delle azioni.
Avendo definito spooks (“spettri”) due studenti assenteisti del suo corso, il professor Silk è costretto prima a difendersi da un’infamante accusa di razzismo, poi a lasciare l’incarico all’università. E saranno proprio gli spettri ad intrecciarsi da questo momento e sempre più strettamente con la vita di Coleman Silk. Lo spettro della moglie Iris che per tanti anni è stata la sua compagna, lo spettro della madre rinnegata anni prima, lo spettro di un padre ambizioso e tenace e quelli dei suoi fratelli cancellati anni prima dalla sua vita. Lo spettro della professoressa Delphine Roux, la giovane ed arrivista collega francese di Silk, che lo perseguita e lo minaccia per non confessare di invidiarlo e forse persino di amarlo, coinvolta nel clima di rifiuto e di vergogna che in America sembra oggi accompagnare ogni sentimento d’amore, quasi che questo fosse la più grave delle colpe possibili.
E soprattutto lo spettro di ciò che Coleman Silk è stato in passato prima che il professore ripudiasse se stesso. E a Coleman Silk, espulso dalla vita accademica, abbandonato dai colleghi e rimasto definitivamente solo dopo la morte della moglie, non rimane che un’unica relazione possibile: quella con un’altra reietta, Faunia Farley.
E difendere la loro scandalosa relazione, il loro ultimo tentativo di vita, contro la curiosità, l’incomprensione, la malignità ipocrita e persino contro l’ipocrita compassione dell’America degli anni Novanta, è tutto quello che resta da fare a Coleman Silk e alla sua amante prima che il folle marito di lei li uccida entrambi. Prima che la passione erotica dei due amanti degeneri in amore facendo sì che il castello di segreti e di menzogne che Coleman Silk ha costruito e protetto per cinquant’anni, apra le proprie porte. Prima che l’amore porti allo scoperto tutto quello che Coleman Silk ha celato per oltre mezzo secolo dietro la propria cultura e la propria erudiziene, dietro “la sua faccia bianca come un giglio” e che Faunia Farley, sola fra tutti, ha compreso dal primo momento.
Seguendo il modello attanziale di Greimas, la necessità di riappropriarsi, da parte di Coleman, della propria identità può essere considerato lOggetto, mentre Coleman è il Soggetto ed il Destinatario, laddove Zuckerman è il Destinatore. La riappropriazione dell’identità viene raggiunta attraverso l’amore (aiutante), anche se ostacolata dagli spettri (oppositori).
Zuckerman———–Silk
Silk————–riappropriazione
della propria identità
Amore————-Spettri
Nathan Zuckerman, amico di Coleman, è anche l’alter ego di Roth che, come nei precedenti romanzi, si presenta come voce narrante dell’intera vicenda. E lui che raccoglie la testimonianza di Coleman e la narra con partecipazione e cruda ironia fino al drammatico epilogo, svelando il terribile segreto che l’uomo ha celato per oltre cinquant’anni (funzione testimoniante).
Il narratore della storia e’ presente come personaggio secondario (omodiegetico) e si nota che il narratore non conosce tutto della storia (focalizzazione esterna).
La memorabilità del protagonista non viene testimoniata da Zuckerman, il narratore-che-all’-inizio-non-sa e che diventa il-narratore-che-alla-fine-sa: viene invece testimoniata dall’anziana sorella del professor Coleman Silk. E’ lei, nella penultima mossa del romanzo, a dare un’interpretazione corale (per conto di tutta la comunità tradita da Silk, e cioè la sua famiglia d’origine) della vicenda di cui suo fratello è stato protagonista.
La voce narrante è condizionata, quindi, dal punto di vista degli altri personaggi: il narratore assume il punto di vista di Coleman e poi via via quelli di altri personaggi come quello della sorella.
Il senso della narrazione non è univoco ma si dialettizza perché la posizione del narrante, a poco a poco, si apre ad una comprensione più profonda e più vera del protagonista.
Genette afferma che più il racconto è particolareggiato meno è distante del racconto narrato in sommario. Il narratore Zuckerman, nel nostro caso, è distante all’inizio dal protagonista, perché molto diverso da lui.
A questo punto dell’analisi tracciamo il sistema spaziale che si articola attorno ad una dicotomica divisione dello spazio: lo spazio praticato e frequentato dalla gente normale”, ma morale quindi viene descritto come puro e festoso; dall’altro il mondo dell’eroe che viene emarginato (la sua casa viene descritta in modo essenziale, senza dettagli, priva d’importanza) seguendo il simbolismo della spazialità dell’eroe diverso”.
E’ impossibile la determinazione del tempo narrativo perché il racconto non definisce esattamente la temporalità diegetica, cioè del racconto narrato.
Vi sono aree di massima lentezza che di norma si soffermano in pause meditative e descrittive come tutti i ritratti dei personaggi, seguendo le molteplici analessi del suo passato.
La storia presenta molte analessi (evocazioni di eventi anteriori) e la descrizione di tutti i familiari e conoscenti di Coleman lo dimostrano (che sono illustrati nel cap. II).
In questo romanzo sono presenti, invece, poche prolessi (lo vediamo solo qualora Coleman nella sua mente immagina di lasciare nel futuro Faunia).
Ad una diffusa linearità narrativa si sostituisce una scansione del tempo visibilmente pendolare, con frequenti dissimetrie fra linee eventuali della fabula e dell’intreccio in particolare per quel che riguardano le analessi del passato del protagonista.
L’uso dei tempi narrativi viene realizzato attraverso loscillazione del tempo indicativo presente con il passato remoto (quest’ultimo usato per descrivere gli avvenimenti della memoria).
Philip Roth continua con questo romanzo il suo viaggio all’interno dell’America moralista e puritana degli anni Novanta, in bilico tra la political correctness e i dettagli piccanti dello scandalo Lewinsky. A concludere la trilogia aperta da Pastorale americana e Ho sposato un comunista è ora l’amara vicenda di Coleman Silk, stimato docente, la cui vita viene sconvolta da un’imprudenza linguistica: l’aver definito spooks, terribile insulto riservato ai neri, due studenti assenteisti che la sorte rivela essere ragazzi di colore.
La lezione che possiamo trarre da La macchia umana è che la complessità di una persona non può essere mai totalmente espressa da alcuna interpretazione, di necessità parziale e banalizzante, che non riusciamo mai a conoscere, veramente e con precisione, niente di nessuno. “Ciò che noi sappiamo è che, in un modo non stereotipato, nessuno sa nulla. Non puoi sapere nulla. Le cose che sai… non le sai. Intenzioni? Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancorpiù stupefacente è quello che crediamo di sapere “.
Il romanzo si può considerare come l’ultimo manifesto di uno scrittore contro il puritanesimo americano. E’ un libro in cui non si parla di discriminazione anti-ebraica (come, per esempio, in Ho sposato un comunista). Ma di quella contro i neri.
Zuckerman sarà il protagonista di altri otto libri (tra i quali La macchia umana), tutti incentrati sulla lacerazione fra identità ebraica e cultura americana.
Ne La macchia umana, Coleman Silk usa il termine spooks contro studenti di colore che non partecipano spesso alle sue lezioni. Spooks è una citazione da Shakespeare: significa spettri. In gergo, però, significa negri. Di qui, l’equivoco, che porterà Silk a denunciare la verità che tiene nascosta da una vita (egli è un coloured bianco) e a morire, con un’accelerazione improbabile e delusiva.
Molto del romanzo coincide con l’autodifesa di Silk: ed è un’autodifesa che cerca di opporre vanamente Shakespeare al gergo americano. Questa autodifesa compie il ritratto del crollo della cultura classica (shakesperiana, ma soprattutto latina) e lo compie tragicamente: è un’autodifesa che fallisce e che, fallendo, fa emergere la verità e consegna l’atto prometeico di Silk alla memorabilità.
Una vicenda eminentemente shakesperiana, tragica: fratelli che si scannano, madre tradita e affossata sul letto di morte, padre odiato e ammirato che si fa assente, figli che complottano contro il padre (se si sente il padre) e che lo difendono dall’esterno (se si sentono i figli).
Questa è la tragedia de La macchia umana. Meglio: lo sarebbe, se non subentrasse un’altra tragedia.
E’ l’infamia la vicenda duplice che prende corpo ne La macchia umana. E, infatti, Roth struttura una seconda vicenda tragica, speculare rispetto a quella di Coleman Silk: è quella di Faunia. La tragedia inscena molte fini, per permettere allo sguardo umano di durare oltre la fine. Roth sembra conoscere perfettamente questo meccanismo, quando, anziché concludere La macchia umana in maniera tradizionale, aggiunge un pezzo estraneo a tutto il racconto. Si tratta del misterioso e abbacinante incontro tra Zuckerman e l’ex-marito di Faunia. Questo incontro avviene in una distesa ghiacciata, immensa: un lago coperto da una spessa lastra glaciale. Si incontrano i testimoni delle tragedie: Zuckerman è il testimone della tragedia di Silk, il marito di Faunia fu il testimone della tragedia della donna, fu il testimone della tragedia del Vietnam. E’ un testimone di tipo diverso rispetto allo scrittore Zuckerman perché esercita violenza. L’incontro tra Zuckerman e l’ex militare è un pezzo da brividi. E’ una scena bianca, totalmente bianca e gelida. E’ un uomo lontanissimo, nello sconfinato bianco glaciale, che sembra un puntino, un’eccezione al paesaggio, un puntino nero senza forma, che ha partecipato a una storia, in qualche modo l’ha terminata o forse l’ha originata, ed egli continua oltre la fine della storia, esattamente come l’uomo ha iniziato la storia: il marito di Faunia, piegato su un foro nel ghiaccio, preda i pesci, come se provenisse da un’arcaicità ancestrale, precivile. L’uomo non uomo: una forma piccolissima e scura, eccezionale, forse rettile o plantigrado, nell’assoluta assenza di riferimenti geometrici che permettano di definirne i contorni.
1 Comment
[…] “La macchia umana” di Philip Roth analisi semiologica di Lucia Balista, insegnante di scuole superiori […]