-Preparare il lettore, presentando la figura di una monaca enigmatica, ambigua ed inquieta, al racconto delle vicende drammatiche della storia della monaca stessa che l’autore andrà a raccontare in seguito. – Far intuire al lettore, già con la descrizione iniziale caratterizzata da comportamenti bimodali, il conflitto interiore che dilania l’animo del personaggio. -Suscitare nel lettore attrazione e compassione, ma anche diffidenza e turbamento nei confronti del personaggio.
Strategia descrittiva
La descrizione armonizza psicologia ed aspetto fisico attraverso la compresenza, in tutto il brano, di tratti in opposizione. I contrasti esteriori (fra bianco e nero, immobilità e movimento, partecipazione e distrazione..) alludono ai conflitti interiori.
L’incipit
L’autore nel capitolo IX dei Promessi Sposi” crea un’impressione di attesa per lapparire della Signora” sia attraverso le anticipazioni sul personaggio (da parte del barrocciaio e del padre guardiano) che attraverso il guardarsi attorno un po smarrito di Lucia nel monastero. Nel ritratto la monaca di Monza viene descritta dall’autore al passato e in terza persona.. E così che ella appare a Lucia quasi con sorpresa, dietro una grata, con un misto di soggezione e misteriosa suggestione.
Il punto di vista
Pur essendo apparsa agli occhi di Lucia, l’immagine viene subito ripresa dallo sguardo del narratore onnisciente. Infatti Lucia, una semplice popolana giovane ed ingenua, non avrebbe potuto cogliere quei particolari, nello sguardo, nelle fattezze, nel modo di vestire, che tradiscono il passato e il temperamento della monaca, dettagli che invece, sottolineati in modo acuto del narratore, saranno colti via via dal lettore.
I piani descrittivi
Il suo aspetto che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma duna bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta.
Al primo sguardo dinsieme colpisce la bellezza della donna, subito contrastata dai segni della sua sofferenza, nonostante la giovane età, segni del dramma che si agita nella sua anima.
Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non dinferiore bianchezza; un’altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo di un nero saio.
L’autore comincia a zoomare”, inquadrando i particolari dall’alto verso il basso, dalla sommità del capo al petto, alludendo attraverso i contrasti cromatici alle dicotomie dell’animo del personaggio. Sottolinea i particolari dell’abbigliamento che caratterizzano l’immagine di una monaca (il velo nero, le bende, il velo bianco sotto la gola, il saio) e contemporaneamente porta l’attenzione del lettore sui particolari fisici della donna (il viso, il mento, il petto). Con la litote (non dinferiore bianchezza”) evidenzia il pallore della fronte (fronte su cui ritornerà poco oltre).
Caratterizzazione del personaggio: apice descrittivo
Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una contrazione dolora; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano con un rapido movimento. Due occhi, neri neri anch’essi, si fissavano talora in viso alle persone, con uninvestigazione superba; talora si chinavano in fretta, come per cercare un nascondiglio; in certi momenti, un attento osservatore avrebbe argomentato che chiedessero affetto, corrispondenza, pietà ; altre volte avrebbe creduto cogliercela rivelazione istantanea dun odio inveterato e compresso, un non so che di minaccioso e di feroce: quando restavano immobili e fissi senza attenzione, chi ci avrebbe immaginata una svogliatezza orgogliosa, chi avrebbe potuto sospettarci il travaglio di un pensiero nascosto, duna preoccupazione famigliare all’animo, e più forte su quello che gli oggetti circostanti. Le gote pallidissime scendevano su un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione. Le labbra, quantunque appena tinte dun roseo sbiadito, pure, spiccavano in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei, vivi, pieni d’espressione e di mistero.
L’autore si sofferma sullespressività e sulla mobilità del viso e soprattutto dello sguardo del personaggio: due occhi neri neri” ora vivi ed espressivi, ora quasi dardeggianti, ora fissi e assenti.
Attraverso la descrizione si fa sempre più vivido il ritratto non solo fisico ma anche psicologico. Esplora i tratti salienti del volto, individuando i passaggi repentini da un’espressione ad un’altra: il raggrinzirsi della fronte, il movimento rapido delle sopracciglia, il fissare lo sguardo su chi si trova davanti per poi nasconderlo subito dopo per il timore che vi si possa leggere il suo terribile segreto, la carnagione priva di colore, le labbra mobili e nervose, il contorno delicato del viso segnato dal travaglio interiore. L’uso di aggettivi forti e la ripetizione incisiva rendono in modo significativo il carattere drammatico del personaggio. Reazioni dell’autore, del lettore e del protagonista Man mano che l’autore procede nella descrizione l’immagine diventa dinamica, acquisisce spessore pur mantenendo sempre un alone enigmatico. Le fattezze, i passaggi d’espressione, le imprevedibili reazioni lasciano emergere le forze opposte che caratterizzano il disordine interno: orgoglio, frustrazione, aggressività, debolezza, ribellione, arrendevolezza, sete d’affetto, rancore, desiderio di essere compresa, solitudine. Il lettore si avvicina al personaggio con un senso di curiosità e attrazione, con compassione ma contemporaneamente con esitazione e cauto timore verso questa personalità complicata e ambigua della quale, accanto alla sofferenza, percepisce un’ombra di mistero e in un certo senso anche di minaccia.
Movimento descrittivo
La grandezza ben formata della persona scompariva in un certo abbandono del portamento, o compariva sfigurata in certe mosse repentine, irregolari e troppo risolute per una donna, non che per una monaca. Nel vestire stesso cera qua e là qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla benda usciva sur una tempia una ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava o dimenticanza o disprezzo della regola che prescriveva di tenerli sempre corti, da quando erano stati tagliati, nella cerimonia solenne del vestimento.
Dopo essersi soffermato sui particolari del volto l’autore ritorna all’immagine a figura intera (campo lungo) : il personale, il portamento. Le movenze, il modo in cui si attilla l’abito alla vita, la ciocchettina ribelle di capelli che sfugge in modo quasi vezzoso al copricapo, rivelano limpetuosità di una donna imprigionata in un abito e in un ruolo che non sente suo e che non riesce ad accettare. L’aspirazione alla mondanità, alla quale non si rassegna a rinunciare, traspare da questi suoi atteggiamenti. La monaca si presenta nella sua femminilità, con quei tratti trasgressivi che costituiscono il preludio di ciò che verrà raccontato più avanti.
Coinvolgimento del lettore
L’autore indugia sulla solennità dei voti pronunciati (cerimonia solenne del vestimento) sulla regola religiosa che impone una femminilità soffocata (capelli corti) per acuire il contrasto con i precedenti particolari evidenziati. Il lettore viene così coinvolto più profondamente nel conflitto del personaggio, percepisce il turbamento, comincia avvertire in modo pregnante la sofferenza e l’irrequietezza del personaggio stesso.