David Mugnai
27 Gennaio 2019Guernica di Picasso
27 Gennaio 2019LA PIOGGIA NEL PINETO
di Gabriele D’Annunzio
di Marco Pancetti
La pioggia nel Pineto: Il poeta immagina di trovarsi, in una giornata d’estate, con la sua donna amata, alla quale dà il nome classico di Ermione, nella pineta della Versilia battuta dalla pioggia.
La lirica rappresenta le sensazioni prodotte dalla pioggia che cade, sempre più intensamente: “Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.”
La natura sembra risvegliarsi e rispondere al contatto della pioggia quasi con un discorso musicale, come una serie di strumenti dal suono diverso: “ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita”.
In mezzo a questi suoni e sotto l’intensificazione della pioggia, l’uomo e la donna, purificati dall’acqua piovana che ne bagna le vesti, sembrano immergersi progressivamente nella natura, divenendo parte di essa.
A questo stile molto di musicalità eccelsa si contrappone il Notturno.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove5
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici10
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini, 15
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri vólti20
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri, 25
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri 30
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura 35
con un crepitìo che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde40
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.45
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi50
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi; 55
e il tuo vólto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come60
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo65
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;70
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco75
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.80
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia 85
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia90
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia, 95
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente, 100
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
intatta,105
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alv’èoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,110
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove! 115
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti 120
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella125
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.