Il Saul di Vittorio Alfieri
28 Dicembre 2019Giuseppe Ungaretti nomade e i suoi fiumi
28 Dicembre 2019La poetica della parola di Giuseppe Ungaretti rappresenta uno dei momenti più innovativi e rivoluzionari della poesia del Novecento italiano.
Ungaretti si distingue per il suo uso essenziale e concentrato della parola, in cui ogni termine acquisisce un valore simbolico e profondo. La sua poetica si sviluppa in opposizione alla tradizione retorica e letteraria del passato, promuovendo una visione in cui la parola non è solo un mezzo espressivo, ma un’entità quasi sacra, capace di contenere significati esistenziali, spirituali e universali.
La parola come nucleo centrale
La parola nella poesia di Ungaretti non è mai banale o superflua. Al contrario, ogni termine è scelto con estrema cura, ridotto all’essenziale per catturare una realtà profonda e spesso ineffabile. La sua poesia si sviluppa attraverso una progressiva riduzione del linguaggio, una tensione verso il silenzio, ma un silenzio che non è vuoto, bensì carico di significati latenti. Ungaretti, infatti, abbandona la prolissità e la ridondanza della tradizione lirica precedente per concentrarsi su un linguaggio fatto di frammenti, dove ogni parola emerge come isolata, luminosa e potente. Questa tendenza si riflette soprattutto nella sua prima raccolta, “Il porto sepolto” (1916), dove la parola è frammento di un’esperienza di vita intensamente vissuta e sofferta.
In questo senso, la parola per Ungaretti non è solo uno strumento di comunicazione, ma un mezzo per rivelare la verità esistenziale. Attraverso la riduzione all’essenziale, il poeta cerca di raggiungere una forma di purezza e autenticità che vada oltre la semplice descrizione del reale. La sua poesia aspira a una verità universale, un tentativo di afferrare l’essenza stessa della vita.
Il legame tra parola e esperienza esistenziale
Ungaretti visse in prima persona le tragedie della Prima Guerra Mondiale, che segnarono profondamente la sua visione del mondo e il suo approccio alla poesia. Nei versi scritti durante il conflitto, la parola diventa il veicolo privilegiato per esprimere la sofferenza e la fragilità dell’esistenza umana. L’esperienza della guerra, con la sua distruzione e il contatto quotidiano con la morte, porta Ungaretti a riflettere sul significato della vita e del dolore, e la parola poetica diventa un modo per dare forma a queste esperienze estreme.
In poesie brevi ma intense come “Veglia”, “San Martino del Carso” o “Soldati”, Ungaretti condensa l’orrore e la bellezza della vita in poche parole, cariche di significato. Ad esempio, in “Soldati”, la similitudine che paragona i soldati a foglie è di una semplicità disarmante, ma allo stesso tempo rivela una verità universale sulla condizione umana:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
La brevità e la densità di questi versi testimoniano l’importanza che Ungaretti attribuisce alla parola poetica come strumento di rivelazione. Ogni parola è necessaria, precisa, e non c’è spazio per il superfluo: il poeta distilla il significato della sua esperienza, riducendo la forma al minimo per esprimere il massimo.
La parola e il silenzio
Un altro elemento chiave della poetica ungarettiana è il silenzio. La parola non è mai isolata, ma si colloca in un rapporto dialettico con il silenzio che la circonda. Questo silenzio è la pausa che dà respiro ai versi, uno spazio di riflessione e di attesa. Nei testi di Ungaretti, il silenzio è il luogo in cui la parola risuona, acquisendo un valore più profondo.
Il ricorso frequente all’enjambement (la divisione del verso tra più righe) e alla disposizione grafica particolare delle parole sulla pagina crea un ritmo spezzato, che sembra quasi mimare il respiro del poeta. Il verso breve, spesso costituito da una sola parola o da un frammento di frase, lascia al silenzio il compito di completare il significato. Questo silenzio non è mancanza, ma parte integrante della parola stessa: è il vuoto che ne accresce la potenza.
In Ungaretti, la parola emerge dal silenzio e si rifugia nuovamente in esso, creando un gioco di risonanze che amplifica il significato dei versi. È una parola che si fa spazio nel nulla, quasi come un atto di resistenza contro il vuoto e l’annullamento. Questo uso del silenzio come contrappunto della parola rappresenta una delle novità più profonde della poetica di Ungaretti.
Il valore sacro della parola
Per Ungaretti, la parola ha un valore sacro, quasi mistico. In un mondo frammentato e segnato dalla guerra, la parola poetica diventa l’unico strumento in grado di dare ordine al caos e di ristabilire un contatto con una dimensione superiore. La sua poesia è una ricerca costante di significato, un tentativo di dare un senso al dolore e alla perdita.
Questa sacralità della parola si riflette nella sua tensione verso una poesia che è insieme rituale e preghiera, come si può vedere in versi come quelli di “Allegria di naufragi”, dove l’immagine del naufragio diventa metafora dell’esistenza umana e la parola poetica si erge come atto di resistenza:
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.
In questi versi, il “naufragio” rappresenta la caduta, il fallimento dell’esistenza, ma anche la possibilità di rinascita. La parola poetica permette di continuare il “viaggio”, di sopravvivere alla distruzione. In un certo senso, per Ungaretti la poesia diventa uno strumento di redenzione, in cui la parola può offrire consolazione e un rinnovato senso di speranza.
La trasformazione del linguaggio
Ungaretti operò una vera e propria rivoluzione linguistica. Influenzato dalle avanguardie, in particolare dal simbolismo francese, il poeta cercò di ridurre il linguaggio a essenza pura, eliminando tutto ciò che non era strettamente necessario. Questa tensione verso l’essenzialità e la sintesi è una delle caratteristiche distintive della sua poetica. La parola, liberata dalle convenzioni stilistiche del passato, diventa strumento di conoscenza e rivelazione. Non c’è bisogno di ornamenti o metafore complesse: ciò che conta è la forza intrinseca della parola stessa.
Conclusione
La poetica della parola di Giuseppe Ungaretti si fonda su una tensione verso l’essenzialità e la verità. In un mondo segnato dalla guerra, dal dolore e dall’incertezza, la parola poetica diventa l’unico strumento capace di dare ordine al caos, di restituire un senso alla vita. Ridotta al suo nucleo più profondo, la parola di Ungaretti è allo stesso tempo frammento e totalità, contenitore di un’esperienza esistenziale e rivelazione di una verità universale. Il suo uso del silenzio, la sua ricerca di un linguaggio puro e scarno e il valore quasi sacrale che attribuisce alla parola hanno influenzato profondamente la poesia del Novecento, aprendo nuove strade all’espressione poetica.