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28 Dicembre 2019Nel diciannovesimo canto dell’Inferno, Dante e Virgilio giungono alla terza bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i simonìaci, cioè coloro che vendono beni spirituali, come indulgenze o cariche ecclesiastiche, per denaro.
I peccatori sono conficcati a testa in giù in buche di pietra, con le gambe fuori e i piedi in fiamme, simboleggiando il capovolgimento dei valori morali e la loro avidità di denaro.
Testo e parafrasi dei primi 63 versi del diciannovesimo canto dell’Inferno di Dante
Testo originale di Dante
O Simon mago, o miseri seguaci per oro e per argento avolterate, Già eravamo, a la seguente tomba, O somma sapïenza, quanta è l’arte Io vidi per le coste e per lo fondo Non mi parean men ampi né maggiori l’un de li quali, ancor non è molt’anni, Fuor de la bocca a ciascun soperchiava Le piante erano a tutti accese intrambe; Qual suole il fiammeggiar de le cose unte “Chi è colui, maestro, che si cruccia Ed elli a me: “Se tu vuo’ ch’i’ ti porti E io: “Tanto m’è bel, quanto a te piace: Allor venimmo in su l’argine quarto; Lo buon maestro ancor de la sua anca “O qual che se’ che ’l di sù tien di sotto, Io stava come ’l frate che confessa Ed el gridò: “Se’ tu già costì ritto, Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio Tal mi fec’io, quai son color che stanno, Allor Virgilio disse: “Dilli tosto: |
Parafrasi:
O Simon mago e voi, miseri seguaci, ora per voi deve suonare la tromba del giudizio, Eravamo già saliti sullo scoglio O somma sapienza, quanta è l’arte Vidi le pareti e il fondo Non mi sembravano né più grandi né più piccoli uno di questi, non molti anni fa, Da ogni buca uscivano fuori i piedi e le gambe Le piante dei piedi erano accese, Il loro fiammeggiare era simile “Chi è costui, maestro, E lui mi rispose: “Se vuoi, Io risposi: “Quanto tu vuoi, mi va bene: Allora ci dirigemmo verso il quarto argine, Il buon maestro non mi lasciò ancora dalla sua anca, “O anima dannata, Stavo come un frate che confessa Ed egli gridò: “Sei tu già qui in piedi, Sei già sazio di quell’oro Io mi comportai come chi, non comprendendo Allora Virgilio mi disse: “Dì subito: |
Analisi
In questi primi 63 versi del diciannovesimo canto, Dante si concentra sui simonìaci, rappresentati in modo simbolico e puniti per la loro avidità spirituale. La loro condanna è appropriata: poiché hanno capovolto l’ordine naturale dei valori vendendo i beni spirituali per denaro, ora sono conficcati a testa in giù in fori di pietra, con i piedi bruciati da fiamme simboliche. L’immagine dei piedi ardenti è un richiamo alla loro colpa di aver corrotto il sacro con la loro brama di denaro.
Dante esprime una dura condanna contro questi peccatori già all’inizio del canto, richiamando il nome di Simon Mago, un personaggio biblico che cercò di comprare i poteri degli apostoli, da cui deriva il termine “simonìa”. Dante denuncia coloro che, come i simoniaci, sfruttano la Chiesa per il proprio tornaconto materiale.
Commento
Un momento centrale di questo passo è l’incontro di Dante con il simoniaco Niccolò III, che lo scambia per Bonifacio VIII, il papa che ancora non è morto ma che verrà presto condannato per lo stesso peccato. Questo scambio mostra la critica feroce di Dante verso la corruzione del papato del suo tempo. Niccolò III, infatti, è presentato come un traditore della fede, tanto ossessionato dal potere temporale che accusa subito Dante di essere Bonifacio, rivelando il suo astio.
Questa scena rappresenta la denuncia più forte della corruzione della Chiesa da parte di Dante, che non esita a mettere figure di potere religioso nell’Inferno per i loro crimini contro la fede.