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28 Dicembre 2019Questi versi (1-42) del Canto XXVIII del Purgatorio di Dante si collocano nel Paradiso Terrestre, dove Dante incontra Matelda
Analisi
I versi descrivono l’ingresso di Dante nella Divina Foresta, situata sulla sommità del Purgatorio, rappresentazione del Giardino dell’Eden. Questo luogo è descritto come un luogo di pace e armonia, un paradiso terrestre in cui la natura vive in perfetta sincronia con le leggi divine. L’atmosfera è serena, con l’aria dolce che accarezza la fronte di Dante, le fronde che si muovono dolcemente sotto l’influenza di una brezza leggera e gli uccelli che cantano felici tra i rami.
Il fiumicello che Dante incontra e che gli impedisce di proseguire simboleggia il confine tra il mondo umano e quello divino, e le sue acque chiare rappresentano la purezza spirituale che caratterizza il Paradiso Terrestre. Il fiume è descritto come straordinariamente limpido, in contrasto con tutte le altre acque del mondo che, pur pure, sembrerebbero impure al confronto.
La scena culmina con l’apparizione improvvisa della donna sola che canta e raccoglie fiori, un’immagine che evoca la purezza e l’innocenza del luogo. Questa figura femminile è Matelda, la custode del Giardino dell’Eden, che rappresenta la beatitudine e la gioia innocente dell’umanità prima del peccato originale.
Commento
Questo passaggio del Purgatorio è ricco di simbolismi e riflette il culmine del viaggio di purificazione di Dante. La foresta rappresenta non solo un ritorno allo stato di innocenza perduta, ma anche una riconciliazione con la natura e con l’ordine divino. L’atmosfera idilliaca e la presenza di Matelda suggeriscono un legame profondo con il divino, un’armonia che l’uomo può raggiungere solo attraverso la purificazione e la redenzione.
La descrizione del paesaggio e dei fenomeni naturali, come il vento, l’acqua e la vegetazione, sottolinea l’importanza della natura come manifestazione della volontà divina. Dante, che ha attraversato l’Inferno e quasi tutto il Purgatorio, si trova ora in un luogo di pace, pronto a incontrare il divino e a ricevere la visione della perfezione spirituale.
Il fiumicello, che divide Dante dalla donna, rappresenta l’ultimo ostacolo prima di poter accedere completamente alla verità divina. L’acqua, simbolo di purezza e rinascita, prepara Dante all’incontro con Beatrice e alla sua successiva ascensione al Paradiso.
In sintesi, questo passaggio segna un momento di transizione cruciale nel viaggio di Dante, dal regno della penitenza e della purificazione a quello della beatitudine e dell’innocenza ritrovata. La bellezza della descrizione naturale riflette l’armonia dell’Eden, suggerendo che la salvezza si trova nel ritorno a un ordine divino perduto.
Testo dei versi 1-42 del Canto ventottesimo del Purgatorio di Dante e parafrasi
Testo di Dante
Vago già di cercar dentro e dintorno sanza più aspettar, lasciai la riva, Un’aura dolce, sanza mutamento per cui le fronde, tremolando, pronte non però dal loro esser dritto sparte ma con piena letizia l’ore prime, tal qual di ramo in ramo si raccoglie Già m’avean trasportato i lenti passi ed ecco più andar mi tolse un rio, Tutte l’acque che son di qua più monde, avvegna che si mova bruna bruna Coi piè ristetti e con li occhi passai e là m’apparve, sì com’elli appare una donna soletta che si gia |
Parafrasi
Ero desideroso di esplorare a fondo e tutt’intorno la divina foresta, fitta e viva, che attenuava la luce del nuovo giorno agli occhi. Senza più indugiare, lasciai la riva e cominciai a camminare lentamente per la pianura, sul terreno che in ogni parte profumava. Un’aria dolce, senza alcuna variazione, mi colpiva la fronte come una brezza leggera, tanto che le fronde, tremolando, si piegavano tutte nella direzione in cui il santo monte proiettava la sua prima ombra. Tuttavia, non si piegavano così tanto da impedire agli uccellini, tra le cime degli alberi, di continuare il loro canto. Anzi, con grande gioia accoglievano le prime ore del giorno, cantando tra le foglie, che accompagnavano il loro canto come un basso continuo. Quel canto era simile a quello che si raccoglie di ramo in ramo nella pineta sul litorale di Classe, quando Eolo libera il vento di scirocco. I miei passi lenti mi avevano già portato così tanto all’interno dell’antica selva che non potevo più vedere da dove ero entrato; ed ecco che un ruscello mi impedì di andare oltre, un ruscello che, con le sue piccole onde, piegava l’erba che cresceva sulla sua riva verso sinistra. Tutte le acque che sulla terra sono considerate pure sembravano avere qualche impurità rispetto a quell’acqua, che non ne mostrava alcuna, benché scorra scura sotto l’ombra perpetua che non lascia passare né il sole né la luna. Mi fermai e con gli occhi attraversai il piccolo fiume per osservare la grande varietà di fiori freschi di maggio; e lì mi apparve, così come appare improvvisamente qualcosa che distoglie ogni altro pensiero per la meraviglia, una donna sola che andava cantando e raccogliendo fiori da fiore, spargendoli sul sentiero che stava percorrendo. |