Complemento di fine
28 Dicembre 2019Introduzione alla raccolta La bufera e altro
28 Dicembre 2019“La primavera hitleriana” di Eugenio Montale è una poesia emblematica della sua raccolta La bufera e altro (1956), scritta in un periodo di profonda riflessione sugli orrori del nazismo e della Seconda Guerra Mondiale.
In questa poesia, Montale affronta il tema dell’oppressione, della morte e della speranza in un contesto di distruzione e violenza. La primavera, stagione tradizionalmente associata alla rinascita, qui viene descritta come piagata, simbolo di un mondo devastato e corrotto dal regime nazista.
Testo della poesia “La primavera hitleriana” di Eugenio Montale (da “La bufera e altro”)
I
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
II
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
III
Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio…
IV
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince –
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud…
Parafrasi e Analisi
I strofa:
La prima immagine è quella della nuvola bianca delle falene impazzite, che rappresenta un’atmosfera di inquietudine e frenesia. Le falene volano attorno ai fanali e si accumulano in una coltre fragile, quasi come zucchero che scricchiola sotto i piedi. Questo paesaggio rappresenta la fine della stagione morta e l’avvicinarsi dell’estate, ma il gelo che è rimasto sepolto nel terreno riaffiora, riflettendo il senso di oppressione nascosto sotto la superficie della vita quotidiana. Montale fa riferimento agli orti di Maiano, una zona legata ai suoi ricordi fiorentini, evocando un contrasto tra natura e distruzione.
II strofa:
La scena cambia quando un messo infernale (chiara allusione a Hitler) passa tra un alalà di scherani (seguaci fanatici del regime). L’immagine del golfo mistico acceso e pavesato di croci a uncino rappresenta un’Europa accecata dall’ideologia nazista. Le vetrine chiuse e la sagra dei miti carnefici indicano una società che, pur essendo coinvolta in atti di violenza e guerra, non è ancora pienamente consapevole del suo destino. Montale parla della morte delle falene, simbolo delle vittime innocenti del regime, mentre l’acqua continua a rodere le sponde, sottolineando che nessuno può considerarsi innocente in questo contesto storico.
III strofa:
In questa parte, Montale sembra riflettere sull’inutilità di ogni speranza e promessa passata: tutto per nulla, dunque? Si domanda se i lunghi addii e i pegni (simboli di affetti e sacrifici) siano stati vani. La sua riflessione si collega al tradimento dell’umanità di fronte agli orrori della guerra, e all’apparente inutilità di ogni resistenza contro il male rappresentato dal regime nazista. Tuttavia, c’è un riferimento alla gemma che rigò l’aria, un barlume di speranza, simboleggiato dagli angeli di Tobia, portatori di un futuro diverso e migliore, anche se ancora lontano.
IV strofa:
La chiave della poesia risiede nel richiamo a Clizia, personaggio simbolico che rappresenta l’amore puro e la fedeltà alla verità. Clizia è il nome che Montale attribuisce a Irma Brandeis, il suo amore non corrisposto e la figura centrale di molte sue poesie. Clizia qui è vista come una figura redentrice, il cui non mutato amor la mantiene costante, nonostante il dolore del mondo. Il cieco sole rappresenta l’odio e il male, ma Montale spera che questo si abbacini (cioè si offuschi e venga distrutto) nell’Altro, ovvero Dio, per redimere l’umanità.
Il suono che scende dal cielo è un’immagine di speranza che sembra confondersi con i rintocchi che accompagnano l’orrore, ma porta la promessa di un’alba bianca, purificata dal terrore della guerra e della distruzione.
Commento
Montale, in questa poesia, esprime l’angoscia della sua epoca di fronte alla barbarie del nazismo e della guerra, ma introduce anche una riflessione sulla possibilità di redenzione e speranza. Clizia è la figura centrale di questa speranza: rappresenta l’amore e la fede immutabili, e la sua presenza indica che, nonostante l’orrore, c’è la possibilità di un ritorno alla purezza e alla luce. La poesia combina immagini di morte e distruzione con visioni di speranza e redenzione, in un crescendo di tensione tra disperazione e fiducia.
Temi
- Distruzione e guerra: La primavera, solitamente simbolo di rinascita, qui viene descritta come piagata dalla violenza e dal male del regime nazista.
- Innocenza perduta: Le immagini di falene morte e acque che erodono le sponde riflettono la perdita dell’innocenza e la corruzione morale della società.
- Redenzione e speranza: Clizia rappresenta una figura redentrice che porta la speranza di una rinascita, nonostante l’oscurità del momento storico.
- Oppressione e resistenza: La poesia esplora il tema della resistenza morale e intellettuale di fronte a un regime oppressivo, con Montale che suggerisce una fiducia in una giustizia divina.
Conclusione
“La primavera hitleriana” è una poesia di grande complessità, in cui Montale affronta il tema del male assoluto incarnato dal regime nazista, ma lascia aperta la possibilità di una redenzione futura, incarnata nella figura di Clizia e nella speranza di un’alba nuova.