Il comune rustico di Giosuè Carducci
5 Agosto 2022Silvestro Lega e altri macchiaioli
5 Agosto 2022La tensione tra le colonie e la madre patria esplose nel 1765 con l’emanazione dello Stamp Act, cioè una tassa sui giornali ed altri documenti. Gli americani si rifiutarono di pagarla secondo il principio del No taxation without representation, dal momento che gli americani non avevano deputati in parlamento.
I coloni e gli Indiani
Dopo Cristoforo Colombo, che alla testa di una spedizione finanziata dalla corona spagnola, scopre il continente americano ed esplora l’arcipelago caraibico, il navigatore spagnolo Juan Ponce de León è il primo occidentale a mettere piede sul continente nordamericano nel 1513. Nel XVI secolo (il cinquecento) la Spagna domina incontrastata nel Nord America (golfo del Messico e California), mentre la Francia è presente sulla costa orientale e nella regione del fiume San Lorenzo.
Nel seicento e settecento alla tradizionale presenza ispano-francese si affianca l’attività coloniale di Gran Bretagna e Olanda.
I primi coloni. I primi coloni infatti furono commercianti inglesi e olandesi, che dal Seicento importarono dal nord America pelli, legna, tabacco e altri prodotti agricoli. Nel 1620 inizia un nuovo tipo di colonizzazione, causata da motivazioni religiose: è l’anno in cui la nave Mayflower sbarca nell’America del Nord trasportandovi un gruppo di puritani inglesi perseguitati nel loro paese d’origine.
Coloni e schiavi. Non solo inglesi, scozzesi e irlandesi, ma anche tedeschi, svedesi, polacchi e francesi: vari gruppi etnici che fin dall’inizio riuscirono ad integrarsi, creando una società basata sull’eguaglianza e la tolleranza (relativa, naturalmente). Oltre ad essi vi era anche in grande numero di schiavi neri provenienti dall’Africa (verso i quali non si può parlare certo di tolleranza), catturati con il commercio triangolare.
I nativi americani. All’arrivo dei primi coloni europei in America vi erano circa 6/8 milioni di indigeni, divisi in una miriade di comunità, culturalmente molto diversificate tra loro. L’immagine del pellerossa con le penne in testa e che vive in una tenda a forma di cono è naturalmente molto parziale. Anche i rapporti con loro furono molto variabili e non riconducibili ad un unico canone: con alcune tribù furono molto cordiali, con altre, reciprocamente ostili.
Le tredici colonie
Nel 1756 scoppia la guerra dei Sette anni, che finisce nel 1763. Uno degli esiti del conflitto è l’affermazione del primato britannico in Nord America ai danni della Francia, ma i coloni hanno scoperto in questa guerra di potersi emancipare non solo da un punto di vista economico, ma anche militare.
Così, a metà del Settecento sulla costa orientale si erano formate tredici colonie inglesi, popolate da circa 4 milioni di persone, di cui la metà bianchi. La grande estensione territoriale delle tredici colonie britanniche, che vanno dalle fredde regioni dei Grandi Laghi alle calde regioni del sud, determina condizioni di vita e di lavoro molto diverse per i coloni.
Tra le colonie vi erano delle differenze:
1) Colonie del nord: Massachussetts, Rhode Island, Connecticut, New Hampshire: comunità agricole puritane di piccoli e medi proprietari, chiuse e tradizionaliste; le città costiere erano più aperte ai commerci e dinamiche economicamente. Esse confinano con l’area di influenza coloniale francese, gravitante attorno all’attuale Canada orientale.
Sono abitate da inglesi, di tradizioni religiose puritane (Dio è con noi, noi siamo gli eletti, e il successo nel lavoro ne è una dimostrazione). Da un punto di vista economico, prevalgono la piccola proprietà terriera, e attività industriali nelle città portuali, commerci e dinamiche economicamente. Esse confinano con l’area di influenza coloniale francese, gravitante attorno all’attuale Canada orientale.
2) Colonie del Centro : New York, Pennsylvania, Delaware, New Jersey prosperavano grazie al commercio su vasta scala di prodotti coltivati in grandi aziende agricole; più variegate dal punto di vista religioso ed etnico. Nelle Colonie centrali la popolazione è mista di immigrati inglesi, olandesi, tedeschi, svedesi, di diverse religioni, e l’ urbanizzazione è avanzata a Philadelphia e New York.
3) Le Colonie del sud: Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia, Maryland, abitate da inglesi, di religione anglicana, in cui prevale il latifondismo nelle piantagioni di tabacco e cotone, e la schiavitù, confinano con quanto resta dell’immenso impero spagnolo, ancora fortemente presente nella regione affacciata sul golfo del Messico.
E vi erano anche degli elementi in comune:
- Elevata mobilità sociale, malgrado le differenze tra ricchi e poveri;
- Presenza di assemblee e istituzioni elettive, tra le quali potevano esservi anche i giudici; alcuni stati avevano delle costituzioni; il diritto di voto era riservato ai maschi bianchi adulti;
- Ostilità verso i nativi americani, cacciati dappertutto.
Rapporti con l’Inghilterra
I rapporti con l’Inghilterra erano regolati da un governatore nominato dal Re e che collaborava coi rappresentanti locali. Il controllo inglese sui commerci americani era invece molto rigido, e di tipo protezionistico: le colonie erano obbligate ad esportare solo verso l’Inghilterra prodotto come tabacco, cotone eccetera usando solo navi inglesi; inoltre non potevano produrre in proprio prodotti tessili o siderurgici ma erano obbligati ad importarli dall’Inghilterra. In cambio l’Inghilterra dava loro protezione militare.
Le 13 colonie
Nel ’700 le 13 colonie inglesi del Nord america sono in espansione demografica.
Restano molto diversificate come origini della popolazione, religione, economia ed organizzazione politica.
L’amministrazione è in mano ad assemblee elettive. Il controllo inglese, molto blando, è affidato a un governatore quasi sempre di nomina regia.
Rapporti economici
In teoria l’economia delle colonie doveva essere asservita a quella della madrepatria:
- Le colonie potevano commerciare solo con l’Inghilterra;
- non potevano avviare attività manifatturiere.
Nei fatti il governo inglese tollerava il contrabbando degli americani con le vicine colonie francesi e olandesi
Le origini del contrasto
Nel 1760 diviene re, l’autoritario Giorgio III di Hannover (†1820)
Dopo la vittoria sui francesi nella guerra dei sette anni (1763) l’Inghilterra vuol far pagare ai coloni i costi della loro difesa:
- È impedita l’espansione nei territori a Ovest degli Appalachi ceduti dalla Francia.
- Si introducono nuove tasse: (sullo Zucchero, bollo sulle stampe)
Tasse e rappresentanza
I coloni organizzano la protesta. Oltre alle singole tasse contestano il diritto del Parlamento inglese (che loro non eleggono) a legiferare sulle colonie.
Il Parlamento abolisce le tasse sgradite, ma ribadisce il suo diritto ad emetterle.
Nel 1773 concede alla Compagnia delle Indie il monopolio del commercio del tè, emanando il Tea act.
A questo punto, per protestare contro il Tea act, un gruppo di radicali bostoniani assalta una delle navi della compagnia, gettandone in mare il carico (Boston tea party).
Scontro con l’Inghilterra.
La tensione tra le colonie e la madre patria esplose nel 1765 con l’emanazione dello Stamp Act, cioè una tassa sui giornali ed altri documenti. Gli americani si rifiutarono di pagarla secondo il principio del No taxation without representation, dal momento che gli americani non avevano deputati in parlamento.
I coloni americani esigono di essere considerati da Londra come tutti gli altri cittadini britannici, che sono disposti a versare tasse e tributi allo stato, ma godono del diritto alla rappresentanza parlamentare.
L’espressione Niente tasse senza rappresentanza richiama la lotta antiassolutistica e repubblicana della seconda metà del Seicento in Inghilterra, e anticipa alcuni tratti dell Rivoluzione Francese.
Il mancato riconoscimento di questo principio base della democrazia britannica legittima, agli occhi dei coloni, la denuncia dello sfruttamento
da parte della madrepatria e la rivendicazione all’indipendenza nazionale
I Congressi continentali
Nel 1774 Londra risponde con severe restrizioni (“intollerable acts”) che sottraggono alle colonie i poteri di governo
e l’amministrazione della giustizia, riassegnandoli a tribunali inglesi.
I rappresentanti dei coloni si radunano nei “Congressi Continentali” (dal 1774 inizia La rivoluzione):
La rivoluzione americana
Si verificano scontri armati con gli inglesi: i coloni affidano a Giorgio Washington l’organizzazione di un esercito, il Continental Army.
I Coloni tentano la trattativa, ma Giorgio III li accusa di ribellione.
Nel 1775 inizia la guerra. Il 4 luglio del 1776, il secondo Congresso continentale
di Filadelfia approva un documento che proclama l’indipendenza delle tredici colonie britanniche dell’America settentrionale, la Dichiarazione d’Indipendenza, che rompeva definitivamente i rapporti con l’Inghilterra.
La Dichiarazione di Indipendenza del 4 luglio 1776
Quando nel corso degli umani eventi, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. (Stati Uniti terra promessa, ma non per donne , schiavi neri e indiani pellerossa)
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e la ricerca della Felicità che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.
La guerra di Indipendenza
Pur motivati e conoscitori del terreno, i coloni sono militarmente inferiori agli inglesi, ben organizzati ed equipaggiati. Possono sperare solo in una strategia alternativa, non solo battaglie campali, ma anche guerriglia.
La causa americana trova però simpatie: dall’estero giungono volontari e dal 1778 intervengono Francia e Spagna. Infatti, nel 1777 accanto agli Stati uniti si unì la Francia in occasione della Battaglia di Saratoga, che segnò una prima sconfitta degli inglesi. Di fronte all’allargarsi della guerra e alla sconfitta di Yorktown (1781) gli inglesi cedono.
La guerra si concluse nel 1783. Con il Trattato di Parigi, nello stesso anno, l’Inghilterra riconobbe l’indipendenza americana. Nascono gli Stati Uniti d’America.
Gli Stati Uniti
I coloni ottengono l’indipendenza e i territori dell’Ovest (Versailles, 1783).
Venuto meno il nemico, sorgono dissensi tra le ex-colonie, divenute stati, sul modo di realizzare la federazione (alcuni Stati volevano essere del tutto indipendenti, al massimo inseriti in una confederazione, non federazione, non unione).
La Convenzione di Filadelfia (1787) crea la nuova Repubblica Federale Presidenziale.
George Washington
Il Nuovo Stato. Le tredici ex-colonie si diedero un sistema di tipo federale, cioè uno stato unitario nel quale però le singole entità hanno parecchie autonomie su determinate materie. Nel 1787 i rappresentanti delle ex-colonie firmarono la nuova costituzione; nel 1789 venne eletto il primo presidente degli Stati Uniti d’America: George Washington.
La costituzione degli USA
Esecutivo: Presidente eletto dal popolo (sono assegnati dei grandi elettori per ogni stato solo al candidato/partito vincitore, vedi Trump/Hilary Clinton).
Legislativo: Congresso composto di:
- Camera dei rappresentanti: eletta in proporzione alla popolazione
- Senato: ogni stato ha 2 senatori
Giudiziario: Corte suprema, 9 membri di nomina presidenziale, a vita.
Competenze federali: difesa, moneta, fisco, commercio, immigrazione.
Integrazioni
Ordinanza del Nord Ovest (1787): i nuovi territori sono divisi in zone che diverranno stati, con pari dignità, rispetto ai 13 originari, una volta raggiunti i 60.000 abitanti.
Emendamenti del 1791: nuovi articoli che garantiscono i diritti fondamentali degli individui (libertà di culto, stampa, parola, iniziativa economica), anche a garanzia delle minoranze e delle tutele giuridiche personali.
Quinto emendamento
Il quinto emendamento sancisce: “Nessuno sarà tenuto a rispondere di reato, che comporti la pena capitale, o che sia comunque grave, se non per denuncia o accusa fatta da un “Grand Jury”.
La norma è di spesso citata come simbolo delle libertà individuali e per questo spesso citato nei film d’azione e nei legal thriller statunitensi nonché, in genere, usato per affermare il diritto inalienabile a non dire o fare cose che possano nuocere a se stessi.
del prof. Luigi Gaudio, sulla base di un lavoro del prof. Carlo Zacco
Audio Lezioni di Storia moderna e contemporanea del prof. Gaudio
Ascolta “Storia moderna e contemporanea” su Spreaker.