Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019La Francia del Settecento era un paese pieno di contraddizioni:
1) Era la patria dell’illuminismo, ma i sovrani fallirono ogni tentativo di riforma;
2) Era un paese molto ricco, ma aveva l’economia meno dinamica giacché il ceto benestante investiva i propri capitali in attività improduttive;
La causa di ciò era il tipo di società presente in Francia, ancora pienamente di «Antico Regime»: una monarchia assoluta e una società fondata sui tre ordini, basata sul privilegio di pochi.
Nobiltà e Clero. Costituivano solo il 2% della popolazione totale ma godevano di immensi privilegi:
1) Se processati, erano giudicati da corti composti da giudici appartenenti al proprio ordine;
2) Non pagavano tasse, e potevano imporne a piacimento nei propri territori;
3) Godevano di privilegi fiscali «medievali»: potevano imporre corvée ai sudditi e obbligarli a usare il frantoio o il mulino del signore.
Antichi vincoli feudali limitavano la libera divisione e vendita della terra, e impedivano lo sviluppo dell’agricoltura in senso moderno.
Il terzo Stato. Costituiva il 98% della popolazione, ed era molto diversificata al suo interno, c’erano:
1) La borghesia agiata, commercianti, imprenditori, piccoli proprietari terrieri, professionisti;
2) La popolazione povera delle città, piccoli commercianti, artigiani, operai;
3) I contadini delle campagne, la maggioranza del terzo stato.
Malgrado le enormi differenze all’interno del terzo Stato, tutti erano accomunati da una condizione di inferiorità rispetto ai primi due ceti: non avevano diritto di voto, e non avevano voce in politica.
Tentativi di riforma. Il problema principale, alla fine del Settecento, era la crisi economica, dovuta ad una politica inadeguata, e aggravata da condizioni climatiche sfavorevoli che avevano ridotto la produzione agricola. I deboli tentativi di riforma dei sovrani avevano scontentato sia il terzo Stato, che non vedeva migliorare la propria situazione, sia i nobili e il clero, che non volevano perdere nessuno dei propri privilegi.
Gli Stati Generali. La situazione precipitò nel 1788. Per evitare la bancarotta Luigi XVI aveva imposto una nuova tassa sulla terra. Il Parlamento di Parigi, controllato da nobiltà e clero, vi si oppose, e per far approvare questa tassa, vitale per l’economia del paese, il Re fu costretto a convocare gli Stati Generali.
Gli avvenimenti del 1789
5 Maggio: gli stati generali. L’obiettivo era quello di far approvare nuove tasse nel tentativo di risanare in parte il dissesto finanziario, ma il Terzo Stato aveva intenzione di far sentire la propria voce in modo forte.
– convocazione. Gli Stati Generali si riunirono a Versailles il 5 Maggio 1789. Non si riunivano dal 1614. I rappresentanti del Terzo Stato portavano con sé i cosiddetti cahiers del doléance, documenti nei quali esponevano al sovrano le proprie lamentele.
– Composizione. L’assemblea contava oltre 1100 eletti:
– 300 al Clero;
– 270 alla Nobiltà;
– 600 al Terzo Stato;
I rappresentanti del Terzo Stato erano per lo più uomini di legge, intellettuali, professionisti. Nessuno a rappresentare operai e contadini: era dunque una rappresentanza borghese.
– Sistema di voto. Si votava per ordine, non per testa: in pratica ogni ordine esprimeva un voto. Nobili e Clero erano sempre d’accordo, e quindi si trovavano in maggioranza sempre in due contro uno.
7 Luglio: Assemblea costituente. Una delle prime proposte del terzo stato era quella di modificare il sistema di voto introducendo una votazione per testa, di fronte al rifiuto del Re, si riunirono autonomamente nella sala della pallacorda, e il 7 Luglio 1789 si autoproclamarono Assemblea Nazionale Costituente, giurando di non sciogliersi prima di aver redatto una costituzione. A loro si unirono anche parecchi nobili ed ecclesiastici che volevano le riforme. Uno dei principi da essi sostenuto era che la sovranità spettasse a rappresentanti eletti dal popolo: era l’inizio della Rivoluzione.
14 Luglio: presa della Bastiglia. Dopo il giuramento della pallacorda, il popolo di Parigi formò un esercito popolare, chiamato Guardia Nazionale. Lo fecero perché in quei giorni avevano visto affluire truppe verso Versailles, e temevano che il Re volesse attaccare l’Assemblea; inoltre erano esasperati per i continui aumenti di presso del pane. Il 14 Luglio 1789 la Guardia Nazionale attaccò ed espugnò la Bastiglia, carcere in cui venivano tenuti i prigionieri politici: era ormai semivuoto, ma rappresentava il simbolo dell’assolutismo. All’azione parteciparono anche gli esponenti più poveri della città.
20 Luglio: rivolta contadina. La Rivoluzione non restò a Parigi. Nei giorni successivi insurrezioni simili si ebbero anche in altre città e nelle campagne. Il 20 Luglio una violenta rivolta contadina divampò in tutto il paese. Uffici delle imposte, castelli, abbazie, tribunali vennero incendiati. Registri e archivi che contenevano documenti che fissavano tributi vennero distrutti. La rivoluzione coinvolse gran parte del popolo.
4 Agosto: Abolizione dei privilegi. I deputati dell’Assemblea si accorsero che la rivolta contadina era frutto di una profonda insoddisfazione alla quale bisognava dare risposta. Il 4 Agosto 1789 proclamarono l’abolizione delle feudalità, cioè l’abolizione di tutti i privilegi legati al ceto: i privilegi fiscali vennero cancellati, e insieme ad essi obblighi di prestazioni personali, corvée, decime. Si stabilì che l’accesso alle cariche dovesse essere per merito e non per nascita. Finiva la società di Ancien régime.
26 Agosto: la nuova Costituzione. Il 26 Agosto il Re approvò questi provvedimenti, e spostò la propria residenza a Parigi. Insieme ad essi approvò anche la nuova Costituzione, che sarà della Costituzione del 91, perché in quell’anno verrà approvato il testo definitivo. Quel giorno venne redatto anche un importantissimo documento: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
L’ordinamento giuridico. la Francia diveniva una Monarchia Costituzionale, sul modello inglese. Il potere era diviso in:
– esecutivo: il Re e i suoi ministri;
– legislativo: a un’assemblea eletta da cittadini;
– giudiziario: a magistrati pure eletti dal popolo.
La Costituzione del 91 prevedeva anche l’uguaglianza di tutti i cittadini, fuorché i neri delle colonie, che restavano schiavi. I diritti politici (diritto di voto) restava ai maschi adulti con un certo reddito.
Altre decisioni dell’Assemblea. Lo Stato venne modernizzato tramite altri provvedimenti:
– lo Stato venne diviso in 83 dipartimenti, a loro volta divise in circoscrizioni più piccole governati da amministratori eletti a suffragio censitario maschile;
– vennero aboliti dazi e dogane interne, come ogni forma di esenzione; venne tassata la proprietà;
– i beni della chiesa cattolica vennero espropriati e venduti; sacerdoti e vescovi divennero impiegati statali.
Fine della Monarchia
Fuga del Re. Il Re aveva giurato fedeltà alla costituzione, ma nel frattempo tramava per ripristinare il suo potere assoluto. Il 20 Giugno del 1791 fu bloccato a Varennes mentre tentava di fuggire per riorganizzare un esercito a lui fedele.
Divisioni dell’Assemblea legislativa. Il 1° Ottobre 1791 si riunì l’Assemblea Legislativa, ovvero il nuovo parlamento. Non vi erano, ancora, veri e propri partiti, ma l’Assemblea era comunque divisa in due correnti contraddistinte da un orientamento diverso:
1) Moderati: detti «Foglianti», sedevano alla destra dell’emiciclo, ed erano favorevoli alla monarchia costituzionale;
2) Radicali: sedevano nella parte sinistra, e volevano una repubblica democratica nella quale tutti i cittadini, senza distinzione di censo, potessero partecipare alla vita politica. All’interno di questo gruppo, la corrente più importante era quella dei giacobini, la più estremista e combattiva, nella quale spiccavano personaggi come Robespierre e Danton.
La guerra contro l’Austria. La guerra era nell’aria:
– le monarchie europee temevano che la rivoluzione uscisse dalla Francia e contagiasse, come una malattia, anche i loro territori, specialmente l’Austria.
– il Re di Francia voleva la guerra, sperando in una sconfitta della Francia che portasse ad una fine della rivoluzione e un ripristino della monarchia assoluta.
L’Assemblea Legislativa decise di attaccare per prima e votò a maggioranza l’ingresso in guerra: il 20 Aprile 1792 dichiarò guerra all’Austria, cui si affiancò la Prussia. Le prime fasi della guerra furono disastrose per la Francia, sconfitta in umilianti battaglie: la maggior parte dei generali (nobili) era fuggita all’estero, e gli eserciti, non addestrati e mal guidati erano lasciati allo sbaraglio. In più, come in ogni guerra, i prezzi aumentarono e i beni di consumo scarseggiavano.
I Sanculotti.. Le sconfitte e la crisi economica esasperarono la popolazione: a Parigi prese piede un movimento popolare composto da bottegai, artigiani, domestici, salariati detto dei sanculotti, che si battevano per ottenere:
– suffragio universale;
– uguaglianza contro i privilegi della ricchezza;
– lotta contro i nemici della rivoluzione: re, aristocratici, moderati;
– punizione di chi accumulava beni di prima necessità.
Fine della monarchia. In estate l’esercito Austro-Prussiano minacciava di entrare a Parigi. Il 10 Agosto 1792 il popolo di Parigi, insieme ai marsigliesi giunti nella capitale per festeggiare la ricorrenza del 14 Luglio, prese in mano la situazione, e insorse: assalì il palazzo reale, e costrinse l’Assemblea a deporre il Re e indire elezioni a suffragio universale maschile per una nuova assemblea costituente. Il Re venne arrestato. Venne istituita una nuova assemblea che prese il nome di Convenzione, sul modello americano: il 21 Settembre 1792 la Convenzione abolì la monarchia e proclamò la nascita della Repubblica.
Divisioni dei giacobini. La Convenzione era a maggioranza costituita da giacobini. Questi a loro volta erano divisi in due componenti, entrambe di orientamento democratico, repubblicano, ma con differenze:
1) Girondini: guidati da Brissot, erano più moderati, favorevoli alla borghesia e non ai sanculotti;
2) Montagnardi: guidati da Robespierre, appoggiavano le richieste dei sanculotti, e volevano anche introdurre misure economiche di controllo sul mercato.
Un primo scontro tra i due schieramenti si ebbe quando la Convenzione si trovò a decidere su cosa fare del Re: i Montagnardi volevano la ghigliottina, proposta che fu infine votata a maggioranza e messa in atto il 21 Gennaio 1793, quando la testa di Luigi XVI rotolò in Place de la Concorde (allora Place de la Révolution).
La rivolta della Vandea. A minacciare la rivoluzione, oltre alla crisi economica e alle disfatte militari si aggiunsero anche le proteste della popolazione. In particolare nella regione della Vandea, dove i contadini, delusi dalla rivoluzione, si erano uniti a nobili ed ecclesiastici dando il via ad una rivolta contro il governo rivoluzionario.
Il Comitato di Salute pubblica. Per far fronte alla crisi, la Convenzione decise di creare una nuova istituzione, il Comitato di Salute Pubblica, un organo composto da nove membri, nominati dalla Convenzione, con funzioni esecutive. I girondini si opposero a questa decisione, temendo, a ragione, la nascita di una dittatura, e vennero arrestati e giustiziati il 10 giugno 1793. Il Comitato era guidato da Robespierre, ed esercitò una vera e propria dittatura, con pieni poteri in campo militare, economico, giudiziario. Venne approvata una nuova Costituzione (Giugno 1793), dal carattere più democratico, ma non venne mai applicata.
Il «Terrore». Il Comitato fu in carica per circa 15 mesi, e si mosse in due direzioni:
1) In campo economico: provvedimenti finalizzati a guadagnare il consenso del popolo e dei contadini: blocco dei salari e dei prezzi; vendita di piccoli lotti di terra dello Stato; norme contro gli speculatori.
2) In campo politico: inizia il «Terrore»: vengono sospesi i diritti civili; chiunque sia sospettato di attività controrivoluzionaria viene arrestato e ghigliottinato dopo un processo sommario. In migliaia furono decapitati.
Gli effetti non tardarono ad arrivare: la rivolta della Vandea fu domata; le sorti della guerra migliorarono con la leva obbligatoria e al consenso del popolo. Robespierre usò il terrore anche come strumento politico per disfarsi degli oppositori. Lo stesso Danton fu ghigliottinato.
Dal terrore al Direttorio
Fine di Robespierre. Superati i momenti più difficili della sconfitte militari e della Vandea Robespierre perse appoggi. Il 27 Luglio 1794 (il 9 Termidoro) la Convenzione stessa abbatté il governo giacobino, Robespierre e i Montagnardi vennero giustiziati, e la Convenzione passò sotto il controllo dei giacobini meno implicati nel Terrore.
La Convenzione Termidoriana. La cosiddetta Convenzione Termidoriana rimase in carica fino al 1795, e cercò di riportare la normalità” dopo mesi di terrore:
– ripristino libertà di Stampa;
– liberazione dei detenuti politici;
– abolizione del calmiere sui prezzi e dei controlli sull’economia.
Il Direttorio. Nel 1795 venne emanata una nuova costituzione, che sostituiva quella del ’93. Le più importanti innovazioni furono:
– il diritto di voto torna ai ceti benestanti;
– potere legislativo diviso tra due camere di deputati;
– potere legislativo al Direttorio composto da 5 membri nominati dalle camere.
Il potere torna definitivamente nelle mani della borghesia.