Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019La Rivoluzione Russa dalla Storia contemporanea di Carlo Zacco
La Rivoluzione Russa
La Russia e la prima guerra mondiale
Arretratezza. All’inizio del XX secolo la Russia era uno degli Stati più arretrati d’Europa, sia economicamente che politicamente. Dal 1880 in poi cera stato un certo sviluppo industriale, ma solo in poche aree (Mosca, San Pietroburgo, Polonia), ed era cresciuta la rete ferroviaria (Transiberiana), ma la Russia restava ancora un paese agricolo, e il 90% della popolazione viveva ancora nelle campagne in condizioni di miseria.
Sistema politico. Politicamente la Russia era una monarchia assoluta: i tre poteri erano in mano allo Zar, e non vi era un parlamento. Ogni forma di protesta era repressa e punita duramente. Le minoranze etniche venivano spesso perseguitate, come gli ebrei alla fine dell’Ottocento.
Opposizione. Il potere dello Zar non aveva impedito la formazione di partiti di opposizione che operavano in clandestinità:
1) Partito costituzionale democratico. Detto anche «partito cadetto». Di orientamento liberale, si proponeva di formare una monarchia costituzionale;
2) Partito socialista rivoluzionario. Si batteva per instaurare uno Stato socialista, attento soprattutto alle esigenze dei contadini, per i quali pretendeva la distribuzione di terre;
3) Partito socialdemocratico. Si rifaceva alla dottrina di Marx e proponeva una rivoluzione che avrebbe portato al potere la classe operaia. Nel 1903 si divise in due fazioni:
– Menscevichi: la «minoranza». Sosteneva che il paese era troppo arretrato perché potesse avvenire una rivoluzione socialista: occorreva prima attuare una rivoluzione borghese che modernizzasse il paese, e solo dopo lottare per instaurare il socialismo;
– Bolscevichi: la «maggioranza». Voleva instaurare subito il socialismo, a patto di coinvolgere, oltre agli operai, anche i contadini.
L’insurrezione del 1905. Un primo movimento rivoluzionario scoppia nel 1905, dopo la sconfitta contro il Giappone e la repressione di una rivolta operaia a San Pietroburgo: in tutta la Russia scoppiano rivolte. Lo Zar le reprime tutte, ma è costretto a fare qualche concessione alle richiesta popolari.
– La Duma. Venne costituito un parlamento chiamato Duma, col compito di controllare l’operato dello Zar. I suoi poteri erano in realtà ridotti, e lo Zar lo scioglieva ogni volta che votava contro le sue decisioni. Nel 1917 la Russia era quindi di fatto una monarchia assoluta.
La rivoluzione di Febbraio
La guerra. La guerra andava male: nel 1917 la Russia aveva perso due milioni di soldati e molti territori. Inoltre l’arretratezza economica non consentiva di impegnarsi oltre in un conflitto tanto lungo. Costi della guerra e insuccessi resero lo Zar sempre meno popolare. Persino la chiesa ortodossa, che lo aveva sempre appoggiato, iniziò a criticarlo, anche per l’influenza che aveva sullo Zar e sua moglie un santone di nome Rasputin, sedicente guaritore aderente ad una setta non ortodossa.
Rivoluzione di Febbraio. Questa situazione determinò una serie di proteste, che portarono ad una vera e propria rivoluzione, chiamata rivoluzione di Febbraio, non organizzata da partiti politici di opposizione, ma per lo più spontanea.
– Le donne. Le prime manifestazioni iniziarono l’8 Marzo, in occasione della giornata internazionale delle donne. Oltre che per la parità dei diritti, le donne russe manifestavano anche contro la guerra e la povertà;
– Operai e soldati. Nei giorni successivi iniziarono a manifestare anche operai e soldati. Lo Zar inviò l’esercito a reprimerle, ma una buona parte si rifiutò di eseguire gli ordini. Il 13 Marzo lo Zar abdicò e si formò un governo repubblicano.
Il governo provvisorio. Si formò un governo provvisorio. I problemi da affrontare erano due:
– la guerra: il rifiuto della guerra era il principale motivo della rivolta;
– la riforma agraria: i contadini inoltre chiedevano che venissero loro assegnate delle terre.
Questi problemi erano strettamente intrecciati tra loro, perché i soldati erano in maggioranza contadini.
La rivoluzione d’Ottobre
I Soviet. Il governo provvisorio non era intenzionato né a ritirare la Russia dalla guerra, né a distribuire terre ai contadini. Esso era composto in maggioranza da liberali, che volevano mutare il sistema politico, ma non quello economico. La popolazione continuò ad organizzarsi per ottenere pace e terre. Nelle fabbriche, nei villaggi e nei reparti dell’esercito si formarono i soviet, consigli elettivi che riunivano operai, contadini, soldati. I soviet degli operai avevano avuto un ruolo importante già nella rivolta del 1905, la novità del 1917 era che si crearono dei soviet anche di contadini e soldati.
Cambiamenti nel governo. L’azione dei soviet provocò un cambiamento nel governo provvisorio, che a un certo punto accolse anche rappresentanti del partito socialdemocratico (ma solo i menscevichi), e socialista rivoluzionario. Ma anche in questo modo il governo non uscì dalla guerra né assegnò terre: a questo punto molti contadini occuparono le terre, e i soldati cominciarono a obbedire ai soviet e non agli ufficiali. Si creò il caos.
I Bolscevichi. Al contrario degli altri partiti, i bolscevichi non avevano mandato rappresentati al governo provvisorio. A capo dei bolscevichi cera Nikolai Lenin, che nell’Aprile del 1917 tornò dall’esilio in cui era stato confinato. Lenin capì che la popolazione non intendeva rinunciare alla pace e alle terre, e che l’unico modo per i bolscevichi di prendere potere era proprio quello di sostenere queste due istanze, in modo da avere il sostegno della maggioranza della popolazione: il suo slogan, al rientro dall’esilio, era «tutto il potere ai soviet». D’altro canto, il governo provvisorio non seppe reagire alla situazione: non ritirò il paese dalla guerra; non varò la riforma agraria; non indisse nuove elezioni.
La rivoluzione d’Ottobre. I bolscevichi naturalmente divennero sempre più popolari tra i soviet, tanto che a Novembre 1917 la maggioranza dei loro rappresentanti apparteneva appunto al partito bolscevico. Lenin decise che era il momento di prendere potere: il 7 Novembre (25 Ottobre nel calendario russo) i bolscevichi occuparono il palazzo d’inverno a Pietrogrado (sede del governo provvisorio): questo evento avvenne senza spargimento di sangue, e venne chiamato «rivoluzione d’ottobre», la prima rivoluzione socialista della storia.
La guerra civile
Bolscevichi al governo. Il governo provvisorio fu sciolto, e al suo posto venne istituito il Consiglio dei commissari del popolo, con a capo Lenin. Le prime decisioni furono:
– avvio di immediate trattative di pace,
– confisca delle terre a grandi proprietari, Zar e Chiesa, e redistribuzione ai soviet dei contadini;
– nazionalizzazione delle banche;
– gestione delle fabbriche consegnata ai soviet;
– riconoscimento dell’indipendenza di tutti i popoli della Russia che la chiedevano.
Pace con la Germania. Il 3 Marzo 1918 la Russia firmò la pace di Brest-Litovsk, il trattato di pace con la Germania che comportava la perdita di molti territori che avevano fatto parte della Russia: Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, Finlandia, Georgia, Ucraina. Si trattava di un sacrificio molto importante, ma ritenuto necessario da Lenin per uscire dalla guerra e mantenere le promesse.
La guerra civile. L’uscita dalla guerra non significò la fine dei conflitti interni in Russia. Con lo scioglimento del governo provvisorio i bolscevichi imposero un potere autoritario: lasciarono sempre meno spazio ai partiti d’opposizione, e crearono la Ceka, una polizia politica col compito di reprimere azioni controrivoluzionarie. Contro i bolscevichi si schierarono:
– le armate bianche, cioè quelli che volevano il ritorno dello zar;
– eserciti stranieri (inglesi, francesi, americani) che volevano abbattere il potere dei bolscevichi.
La guerra civile fu estremamente feroce per le violenze messe in atto da entrambe le parti. Si parlava di terrore rosso (dei bolscevichi) e di terrore bianco (dei controrivoluzionari), furono frequenti le fucilazioni di massa e le rappresaglie. La guerra si concluse nel 1821 con la vittoria dei bolscevichi, che nel frattempo si erano ribattezzati col nome di Partito comunista russo.
Vittoria dei comunisti. I motivi di questa vittoria furono molti: i bolscevichi avevano un’organizzazione politica centralizzata e un esercito disciplinato, l’armata rossa, comandata dal generale Lev Trotskij, il dirigente più importante dopo Lenin, che sottopose le truppe a rigida disciplina.
il «comunismo di guerra». Il governo bolscevico adottò inoltre una politica chiamata «comunismo di guerra»: in pratica ogni aspetto dell’economia veniva controllato dal governo, che requisiva tutta la produzione agricola lasciando ai contadini il necessario per vivere. Ciò provocò molte proteste tra i contadini, ma permise all’armata rossa di avere risorse sufficienti per combattere.
Ritiro degli eserciti stranieri. Gli eserciti stranieri si ritirarono del tutto entro il 1919, anche perché temevano che i loro eserciti, seguendo l’esempio dei russi, potessero ribellarsi ai propri ufficiali. Nel 1921 anche la Polonia firmò un trattato di pace.
La nascita dell’URSS
L’Unione Sovietica. Terminata la guerra civile, e firmata la pace con la Polonia, nel 1921 venne proclamata l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, uno Stato federale di cui facevano parte Russia, Ucraina, Georgia, Armenia.