La svolta nicciana di D’Annunzio e la Sera Fiesolana
28 Dicembre 2019Il piacere di D’Annunzio
28 Dicembre 2019L’incipit famosissimo di questa orazione dimostra l’abilità oratoria di Cicerone, che parte dal presupposto, per lui indiscutibile, che Catilina è un nemico pubblico dello stato.
Introduzione
La Prima Catilinaria di Cicerone, è un discorso pronunciato nel 63 a.C. contro Lucio Sergio Catilina, un senatore romano accusato di complottare per rovesciare la Repubblica Romana.
Questo discorso è il primo di quattro orazioni rivolte al Senato (le “Catilinarie”) in cui Cicerone denuncia pubblicamente le intenzioni sovversive di Catilina e cerca di mobilitare le autorità per fermare la sua cospirazione.
Testo latino e Traduzione
Marcus Tullius Cicero “In L. Catilinam orationes”
Oratio in Catilinam Prima in Senatu Habita (63-62 a.Ch.n.)
I. Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihil ne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris? |
Traduzione:
I. Fino a quando, infine, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora questo tuo furore ci prenderà in giro? Fino a che punto si vanterà la tua sfrontata audacia? Nulla ti ha scosso la presenza notturna della guardia del Palatino, nulla le ronde della città, nulla la paura del popolo, nulla l’assembramento di tutti i buoni cittadini, nulla questo luogo fortificato in cui si tiene il Senato, nulla l’aspetto e i volti di queste persone? Non ti accorgi che i tuoi piani sono scoperti, che la tua congiura è ormai tenuta in pugno dal sapere di tutti questi uomini? Cosa hai fatto la scorsa notte, cosa la notte precedente, dove sei stato, chi hai convocato, quale piano hai deciso, chi di noi credi che ignori tutto ciò? |
Analisi
- Tono e struttura retorica:
- Il discorso di Cicerone è un esempio di invettiva (discorso violento contro una persona). L’oratore utilizza domande retoriche e un tono incalzante per accusare Catilina e sottolineare la gravità della situazione.
- Cicerone apre con una serie di domande retoriche, che hanno lo scopo di colpire emotivamente l’uditorio e isolare Catilina come nemico pubblico. Le domande sono formulate in modo progressivo: l’abuso della pazienza, l’elusione delle misure di sicurezza, la sfacciata audacia del cospiratore.
- Abutere… nostra:
- La prima domanda “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” è particolarmente incisiva. Il verbo “abutere” (abusare) suggerisce che Catilina ha già oltrepassato i limiti accettabili del comportamento, e “patientia nostra” evidenzia la tolleranza dei senatori e del popolo romano che è stata sfruttata fino all’estremo.
- Ripetizione del “nihil”:
- L’anafora di “nihil” (nulla) sottolinea la passività apparente di Catilina di fronte alle misure di sicurezza e agli avvertimenti. Cicerone enumera tutte le precauzioni prese dallo Stato e dalle istituzioni per impedire il complotto, e la loro inefficacia nell’intimidire Catilina rafforza la sua audacia criminale.
- Coniuratio scoperta:
- Cicerone insiste sul fatto che la congiura è ormai pubblica, notata e conosciuta da tutti (“constrictam iam horum omnium scientia”). Questo suggerisce non solo la gravità del complotto, ma anche la follia di Catilina nel continuare a perseguire i suoi piani nonostante sia stato smascherato.
- Contrapposizione morale:
- Cicerone contrappone implicitamente Catilina (presentato come audace, folle, pericoloso) a “bonorum omnium” (tutti i buoni cittadini), cercando di creare un fronte comune tra i senatori e il popolo romano contro la minaccia interna.
Commento
Il brano iniziale della Prima Catilinaria è un esempio magistrale di retorica romana. Cicerone costruisce un’accusa emotiva e razionale che, attraverso domande retoriche e un ritmo serrato, denuncia Catilina non solo come traditore della Repubblica, ma anche come un uomo che ormai ha perso ogni senso di prudenza e razionalità.
Il punto centrale è il concetto di audacia (sfrontatezza), che Catilina continua a mostrare nonostante la scoperta della sua congiura. Questa audacia diventa un simbolo dell’inevitabile declino morale di Catilina, che si contrappone alla virtù e alla lealtà dei cittadini romani.
L’utilizzo di immagini forti, come il “concursus bonorum omnium” (l’assembramento di tutti i buoni), evoca l’idea che tutta Roma si sia schierata contro Catilina, accentuando l’isolamento del cospiratore e aumentando il senso di urgenza e minaccia imminente.