Seneca per Maria Zambrano
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28 Dicembre 2019La metà del I secolo a.C. a Roma è un periodo turbolento e affascinante, in cui la Repubblica Romana stava cominciando a sgretolarsi sotto il peso di ambizioni personali, conflitti sociali e corruzione politica.
La Congiura di Catilina è uno degli episodi più emblematici di questo declino, con le sue radici profonde nella crisi della Repubblica e le sue conseguenze che anticipano l’ascesa dell’impero.
La situazione politica a Roma nella metà del I secolo a.C.
1. Crisi della Repubblica
Verso la metà del I secolo a.C., la Repubblica Romana era in preda a una profonda crisi politica, sociale ed economica. Le istituzioni repubblicane, che avevano governato Roma per secoli, non riuscivano più a gestire l’espansione dell’Impero e le nuove tensioni sociali interne. Alcuni dei fattori principali che contribuirono a questa crisi includono:
- Disuguaglianza sociale: Il divario tra la classe aristocratica dei patrizi e quella popolare dei plebei si era ampliato drammaticamente. L’elite terriera, i senatori e gli equites (cavalieri), controllavano gran parte delle terre e delle ricchezze. Nel frattempo, i piccoli proprietari terrieri e i plebei urbani soffrivano a causa della competizione con la schiavitù e l’espansione delle latifundia, le grandi tenute agricole gestite dai ricchi.
- Conflitti tra fazioni politiche: Si era ormai consolidata una divisione fra i populares e gli optimates. I populares, come Giulio Cesare e Gaio Mario prima di lui, cercavano di ottenere il sostegno delle masse popolari, spesso proponendo riforme agrarie e politiche più inclusive. Gli optimates, invece, rappresentavano la classe senatoria e difendevano il mantenimento dello status quo aristocratico. Questo scontro tra fazioni portò a scontri sanguinosi come quelli tra Mario e Silla.
- Ambizioni personali: Grandi figure politiche come Pompeo, Crasso e Cesare erano meno interessate al bene della Repubblica e più ai loro obiettivi personali di potere. La loro competizione contribuì a destabilizzare ulteriormente le istituzioni romane.
2. Le riforme fallite e il risentimento sociale
Le riforme proposte dai Gracchi (Tiberio e Gaio) nel II secolo a.C. e altri riformatori avevano cercato di risolvere alcune delle disuguaglianze sociali, come la redistribuzione della terra ai poveri, ma furono incontrate da una feroce opposizione da parte dei senatori. Le conseguenze furono violente, con i Gracchi assassinati e le loro riforme abbandonate o annacquate. Questa incapacità di risolvere i problemi sociali alimentò il malcontento tra le classi inferiori e la classe media impoverita.
La Congiura di Catilina (63 a.C.)
1. Chi era Lucio Sergio Catilina?
Lucio Sergio Catilina (108-62 a.C.) era un aristocratico romano, appartenente alla classe patrizia, ma in difficoltà economiche e frustrato per il mancato successo politico. Dopo aver fallito due volte nel tentativo di diventare console, Catilina cercò di sfruttare il malcontento sociale e politico per rovesciare il governo e assumere il controllo della Repubblica.
Catilina era ben noto per la sua dissolutezza e le accuse di corruzione e debiti. Tuttavia, riuscì a radunare attorno a sé una fazione di diseredati, nobili impoveriti, veterani scontenti, e persino alcuni senatori che avevano visto i loro sogni politici infrangersi. Il suo progetto era audace: una rivoluzione violenta per rovesciare l’ordine costituito.
2. Le cause della Congiura
Il malcontento sociale diffuso e l’instabilità politica costituivano il terreno fertile per una congiura di questo tipo. Molti dei seguaci di Catilina erano nobili caduti in disgrazia o individui pesantemente indebitati, desiderosi di un cambiamento radicale che rimettesse in discussione il sistema economico e sociale. La disillusione verso il Senato, percepito come corrotto e inefficace, era dilagante.
Catilina, sfruttando questo risentimento, si presentava come una figura quasi messianica, promettendo riforme agrarie, la cancellazione dei debiti, e una redistribuzione delle ricchezze.
3. La congiura
La congiura di Catilina ebbe il suo momento culminante nel 63 a.C., durante il consolato di Marco Tullio Cicerone. Cicerone, grande oratore e strenuo difensore della Repubblica, fu determinante nello sventare il complotto. Secondo le fonti, Catilina stava preparando una rivolta armata a Roma e aveva intenzione di assassinare Cicerone e altri importanti uomini di stato, per poi instaurare una dittatura.
Attraverso un’abile rete di informatori, Cicerone riuscì a ottenere informazioni cruciali sui piani di Catilina. La notte del 21 ottobre 63 a.C., Cicerone convocò il Senato e tenne il celebre discorso contro Catilina, iniziando con l’iconica frase:
“Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”
(Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?).
Catilina, presente al Senato, tentò di difendersi, ma la sua posizione era ormai compromessa. Cicerone dichiarò lo stato di emergenza (senatus consultum ultimum), dando al Senato pieni poteri per affrontare la minaccia. Catilina fuggì da Roma e tentò di organizzare una rivolta armata in Etruria, ma fu inseguito dalle truppe romane.
4. La repressione della congiura
Grazie alle prove raccolte, Cicerone arrestò diversi cospiratori rimasti in città. In un atto controverso, ma supportato dal Senato, fece giustiziare senza processo i congiurati catturati, tra cui Publio Cornelio Lentulo, uno dei principali sostenitori di Catilina.
Nel gennaio del 62 a.C., Catilina, alla testa delle sue forze ribelli, fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Pistoia. Con la sua morte, la congiura si concluse, ma le tensioni che l’avevano alimentata continuarono a crescere, spianando la strada ai conflitti successivi.
5. Conseguenze della Congiura
La congiura di Catilina rappresentò un sintomo della crisi della Repubblica. Anche se Catilina venne sconfitto, l’episodio dimostrò che la Repubblica era sempre più fragile. La retorica di Cicerone lo trasformò in un eroe temporaneo, ma il suo decisionismo e la condanna senza processo dei congiurati furono criticate da molti. Alcuni storici vedono in questo episodio uno dei segni precursori della fine della Repubblica