Relazione sul libro La strega e il capitano di Leonardo Sciascia, di Edoardo Sandon
TITOLO: La strega e il capitano
AUTORE: Leonardo Sciascia è nato l’8 gennaio 1921. Vive tra Racalmuto e Palermo. Tra le sue opere narrative, Le parrocchie di Regalpetra (1956), Gli zii di Sicilia (1958), Il giorno della civetta (1961), Il consiglio d’Egitto (1963), A ciascuno il suo (1966), Il contesto (1971), Todo modo (1974), La scomparsa di Majorana (1975), Candido (1977); tra quelle teatrali, L’onorevole (1966), Recitazione della controversia liparitana (1970); tra quelle saggistiche, La corda pazza (1970), L’affaire Moro (1978), Nero su nero (1979). Nell’85 ha pubblicato Occhio di capra e Cronachette (premio Bagutta 1986).
GENERE: Romanzo storico/sociale
TRAMA: Ci troviamo a Milano, a cavallo tra il 1616 e il 1617. Al servizio del senatore Luigi Melzi vi è Caterina Medici, giovane cameriera di umili origini ma capace di leggere, scrivere e far di conto, anche perché nata da padre maestro. Proprio nel Natale del 1616 il senatore inizia ad accusare dolori di stomaco tanto strani quanto forti e, a detta di una folta schiera di dottori, addirittura incurabili. Subito Caterina viene accusata di aver provocato i dolori del senatore grazie alla stregoneria, ma la parola finale spetta al capitano Vacallo, precedente padrone della stessa Caterina e in visita di piacere da Melzi, che, riconoscendola subito in casa del senatore, la accusa senza ombra di dubbio. Caterina, autoconvintasi di essere una strega, forse per suggestione o forse perché alle streghe confesse veniva risparmiata la vita, decide di proclamarsi tale. Il 4 marzo 1617 Caterina fu dichiarata colpevole, strangolata e arsa sul rogo costruito per l’occasione in piazza a Milano.
PERSONAGGI PRINCIPALI:
– CATERINA MEDICI: nasce a Broni in provincia di Pavia in un anno imprecisato della seconda metà del ‘500. Il luogo di nascita è certo grazie ai documenti relativi al suo processo, ed è figlia di un maestro. Sa leggere e scrivere. Si sposa giovanissima (ad appena 14 anni) con un piacentino di cui si è perso il nome. Resta vedova, va a servizio in case di Pavia, Casale Monferrato e Milano. A Casale Monferrato sta come serva presso un tale capitano Vacallo. Nell’agosto 1616, Caterina diventa cameriera del senatore milanese Luigi Melzi.
– LUIGI MELZI: ricco senatore milanese, agiato, nobile e di abbondante prole, è l’uomo che di fatto segna la malcapitata Caterina. Stando alle cronache dell’epoca si era persino invaghito della stessa serva, ma in seguito era stato persuaso dai figli che Caterina era una strega e aveva lanciato contro di lui un maleficio.
– CAPITANO VACALLO: l’ex padrone di Caterina, per caso in visita dal senatore Melzi, pone l’ultima parola sul caso di stregoneria creatosi attorno a Caterina. Pare che Vacallo abbia avuto addirittura due figlie dalla serva, che però fu costretto a trattenere e ad allontanare dalla madre.
TEMPO E AMBIENTE: i fatti si svolgono tra Pavia, Casale Monferrato e Milano tra la seconda metà del ‘500 e il 1625, anno della morte del senatore Luigi Melzi. I fatti narrati, tuttavia, coprono un periodo storico ben più breve, che va dal settembre del 1616 al marzo dell’anno successivo.
APPROFONDIMENTO (Caterina: il prototipo della strega” dell’epoca)
Tra il 1616 e il 1617 fu processata e condannata a Milano una certa Caterina dei Medici. Il caso ha suscitato interesse, non certo per la notorietà della protagonista, ma in quanto esempio del livello di demonomania che aveva ormai pervaso l’intera società. Al momento del processo Caterina aveva superato ormai da poco i 40 anni; la sua vita era stata infernale: violentata in giovanissima età, poi costretta alla prostituzione, aveva infine trovato lavoro come serva. Caterina era effettivamente convinta di essere una strega: iniziata alle pratiche magiche da una sua conoscente, aveva creduto di trovare nella stregoneria un conforto per le vicissitudini della sua esistenza. Non sappiamo quanto le domande degli inquisitori possono avere influito sul contenuto delle confessioni, ma è certo che Caterina dimostrava una buona conoscenza di tutti gli stereotipi del sabba e dell’attività di una strega; d’altronde, circa due secoli di pubblicazioni e discussioni in materia di stregoneria non erano stati privi di conseguenze. Nota per le sue attività di malefica, Caterina pagò anche il peso politico dei suoi accusatori, i familiari e i conoscenti del senatore Luigi Melzi. Lavorava infatti per il senatore, gravemente ammalato senza che i medici riuscissero a trovare una cura o il motivo della malattia; questi approfittarono dunque di un utile capro espiatorio, che li assolveva da eventuali responsabilità professionali, dichiarando l’innaturalità – e dunque l’origine magica – dello stato del Melzi. Al termine di un processo segnato già dal principio, Caterina dei Medici fu condannata al rogo.
Edoardo Sandon
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio
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