La Svolta Verista di Verga
Questo cambiamento di impostazione del suo lavoro di scrittore avviene intorno agli anni Settanta del XIX secolo. Prima di questo periodo, Verga aveva scritto opere di ispirazione romantica, come i romanzi “I Carbonari della montagna” (1861) e “Eros” (1875), che risentivano di influenze storiche e sentimentali tipiche della letteratura romantica.
Il cambiamento avviene con il racconto “Nedda” (1874), considerato un’opera di transizione verso il Verismo. In questo racconto, Verga inizia a rappresentare la dura realtà della vita dei contadini siciliani, ponendo le basi per quella che diventerà la sua poetica verista.
La Poetica del Verismo
La poetica del Verismo di Verga si fonda su alcuni principi chiave:
- Impersonalità e Oggettività: Verga abbandona ogni intervento soggettivo nell’opera, cercando di presentare i fatti e i personaggi in modo il più possibile distaccato. L’autore si sforza di essere “invisibile”, lasciando che i fatti narrati si presentino da soli, senza giudizi o commenti. Questo approccio si riflette nell’uso del “principio dell’eclissi”, per cui l’autore si ritrae completamente dalla narrazione.
- Rappresentazione della Realtà Sociale: Verga si concentra sulle classi sociali più basse, come contadini, pescatori e operai, descrivendone la vita quotidiana, le sofferenze e le lotte. L’obiettivo è rappresentare la realtà in modo crudo e autentico, senza idealizzazioni.
- Lingua e Stile: Verga adotta una lingua semplice e diretta, che rispecchia il linguaggio popolare dei suoi personaggi. Usa spesso il “discorso indiretto libero”, che permette di entrare nella mente dei personaggi senza l’intermediazione di un narratore onnisciente, conferendo alla narrazione maggiore immediatezza e realismo.
- Tema dell’”Ideale dell’Ostrica”: Questo concetto, centrale nel pensiero verghiano, rappresenta l’idea che le persone più umili siano come ostriche attaccate al loro scoglio, ossia al loro ambiente naturale e alla loro condizione sociale. Ogni tentativo di cambiare questa condizione porta inevitabilmente al fallimento e alla sofferenza. L’ostrica, se staccata dal suo scoglio, muore: analogamente, i personaggi di Verga soffrono quando tentano di sfuggire al loro destino sociale.
Le Opere Veriste
Il Verismo di Verga trova la sua massima espressione nel ciclo dei “Vinti”, un progetto ambizioso che doveva comprendere cinque romanzi, ma che Verga non riuscì mai a completare. Due di questi romanzi, tuttavia, sono tra i capolavori della letteratura italiana:
- “I Malavoglia” (1881): Ambientato in un villaggio siciliano, questo romanzo racconta la storia di una famiglia di pescatori che cerca di migliorare la propria condizione sociale, ma viene travolta da una serie di sventure. L’opera rappresenta perfettamente il concetto dell’“Ideale dell’Ostrica”, mostrando come ogni tentativo di cambiare il proprio destino porti inevitabilmente al disastro.
- “Mastro-don Gesualdo” (1889): Questo romanzo narra la storia di Gesualdo Motta, un uomo di umili origini che riesce a diventare ricco e a salire nella scala sociale, ma che non trova mai la vera felicità. Anche qui, Verga esplora il tema del fallimento inevitabile di chi tenta di superare i limiti imposti dalla propria condizione sociale.
Conclusione
La svolta verista di Giovanni Verga ha segnato un momento fondamentale nella letteratura italiana, introducendo una nuova sensibilità e un nuovo modo di rappresentare la realtà. La sua poetica, basata sull’impersonalità, sull’osservazione oggettiva e sulla rappresentazione cruda della realtà sociale, ha influenzato profondamente la narrativa successiva. Con opere come “I Malavoglia” e “Mastro-don Gesualdo”, Verga ha offerto un ritratto indimenticabile della vita e delle lotte delle classi più umili, rendendo il Verismo un capitolo essenziale della storia della letteratura.