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28 Dicembre 2019Torquato Tasso (1544-1595) è stato uno dei più grandi poeti italiani del Rinascimento, noto soprattutto per il suo capolavoro epico, la Gerusalemme liberata.
La sua vita è segnata da un’intensa attività letteraria, ma anche da profondi turbamenti personali e psicologici.
Infanzia e formazione
Torquato Tasso nacque l’11 marzo 1544 a Sorrento, in una famiglia nobile. Suo padre, Bernardo Tasso, era un poeta e cortigiano, mentre sua madre, Porzia de’ Rossi, apparteneva a una famiglia aristocratica. Fin dall’infanzia, Torquato fu esposto al mondo della letteratura e delle corti, vivendo in diverse città italiane a causa delle vicissitudini del padre, che fu coinvolto in controversie politiche.
Nel 1554, la famiglia Tasso si trasferì a Urbino, dove Torquato ricevette un’educazione umanistica molto rigorosa presso la corte dei Duchi di Urbino, un ambiente culturalmente stimolante che favorì lo sviluppo delle sue capacità letterarie. Tuttavia, a causa delle difficoltà politiche del padre, la famiglia fu costretta a spostarsi nuovamente, questa volta a Venezia.
Studi e primi successi letterari
Nel 1559, Tasso si iscrisse all’Università di Padova, dove studiò diritto, ma mostrò un interesse molto più vivo per la filosofia e la letteratura. Durante questo periodo, iniziò a scrivere le sue prime opere importanti, tra cui il poema cavalleresco Rinaldo (1562), che riscosse un discreto successo e lo fece conoscere nell’ambiente letterario.
Nel 1565, Tasso entrò al servizio del cardinale Luigi d’Este a Ferrara, una delle principali corti rinascimentali, nota per il suo mecenatismo culturale. Qui iniziò a lavorare al suo capolavoro, la Gerusalemme liberata, un poema epico che avrebbe consacrato la sua fama. Tuttavia, la vita di corte, con le sue complessità politiche e le rivalità, iniziò a pesare sulla psiche di Tasso, che cominciò a manifestare i primi segni di inquietudine e instabilità emotiva.
Anni di crisi
Verso la fine degli anni 1560 e l’inizio degli anni 1570, Tasso visse un periodo di grande successo letterario, ma anche di crescente disagio personale. La sua ansia di perfezione lo portò a rivedere ossessivamente la Gerusalemme liberata, temendo critiche e incomprensioni. Questo stato di continua insoddisfazione e le tensioni a corte aggravarono il suo stato mentale, facendolo scivolare sempre più verso la paranoia e la depressione.
Nel 1577, in un momento di grave crisi, Tasso aggredì un servo a Ferrara, episodio che segnò l’inizio delle sue disavventure. Questo evento fu seguito da periodi di reclusione e isolamento, durante i quali Tasso manifestò sempre più apertamente segni di squilibrio mentale, sebbene continuasse a lavorare alle sue opere.