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27 Gennaio 2019L’abbandono delle città nell’alto medioevo
L’abbandono, lo spopolamento, il mescolarsi di rovine e vegetazione selvatica che si espandeva su spazi vastissimi si erano verificati un po’ dappertutto anche nelle aree di collina un tempo abitate e nelle pianure già messe a coltura in parte considerevole. A Fontenelle, come a Bobbio e altrove, i monasteri riportarono uomini e coltivazione dove da tempo erano scomparsi. I monasteri divennero centri di cultura per tutto l’alto medioevo assumendo una funzione che era stata prima prerogativa delle città. Questa era stata centro operante sul territorio, ne aveva promosso la coltivazione, aveva concentrato in se stessa il commercio, l’artigianato, le strutture organizzative, ecclesiastiche e politiche. Tali funzioni nel primo Medioevo venivano esercitate dai monasteri che sorgevano quasi sempre in campagna. La città era dunque decaduta. Il mondo antico aveva raggiunto in occidente un’organizzazione complessa basata sulle città; i Romani urbanizzarono il territorio trasformando il nucleo cittadino: centro amministrativo, religioso e culturale, centro di incontro e di scambio.
Con il trascorrere del tempo l’agricoltura decadde, gli spazi urbani vennero invasi da prati, la popolazione diminuì. La città prese una fisionomia paurosa: le città erano morte.