Erminia, figlia del re di Antiochia, è innamorata di Tancredi, ma il suo amore è non corrisposto, poiché Tancredi è innamorato di Clorinda. Questo amore non realizzato conduce Erminia a compiere atti di grande coraggio e, allo stesso tempo, a vivere un dramma interiore.
Erminia si trova nella città di Gerusalemme, assediata dai crociati. Pur essendo alleata dei musulmani, prova un sentimento profondo e struggente per Tancredi, uno dei comandanti cristiani. Quando vede Tancredi combattere contro Argante e uscire ferito dal duello, il suo amore la spinge a cercarlo per curarlo, anche se ciò significa tradire la sua parte e rischiare la vita.
Erminia decide di fuggire da Gerusalemme. Si traveste con l’armatura di Clorinda per poter passare inosservata attraverso le linee nemiche. Questo travestimento ha un duplice significato: da un lato, riflette la sua speranza di assumere il ruolo della donna che Tancredi ama, dall’altro, rappresenta la sua disperazione nella consapevolezza di non poter essere amata da lui.
Durante il suo viaggio alla ricerca di Tancredi, Erminia si perde nei boschi, angosciata e disperata. La natura riflette il suo stato d’animo tormentato. Alla fine, invece di trovare Tancredi, Erminia si imbatte in un pastore e trova rifugio tra i pastori, dove trascorre del tempo in pace, ma sempre con il pensiero rivolto al suo amore irrealizzato.
Il viaggio di Erminia simboleggia il cammino doloroso dell’amore non corrisposto e dell’illusione. Il suo travestimento da Clorinda è un atto di suprema devozione, ma anche di tragica impotenza, poiché Erminia sa che non potrà mai sostituire Clorinda nel cuore di Tancredi.
L’episodio riflette anche il tema dell’amore come forza che può spingere a superare i confini della propria identità e della propria lealtà, ma che può anche portare alla solitudine e al disorientamento. L’amore di Erminia per Tancredi rimane un desiderio non realizzato, un sogno impossibile che la conduce in un viaggio senza meta precisa, emblematico del suo stato interiore.