Gabriele D’Annunzio. Vita e opere
28 Dicembre 2019X Agosto di Giovanni Pascoli
28 Dicembre 2019“L’aquilone” è una poesia contenuta nei “Poemetti” di Pascoli, che rappresentano un punto cruciale nella sua produzione poetica.
Attraverso questi componimenti, Pascoli esplora temi universali come la memoria, la perdita e il rapporto con la natura, utilizzando un linguaggio innovativo e immagini evocative. La sua capacità di fondere elementi lirici e narrativi, unita alla profondità delle sue riflessioni, rende queste opere un contributo significativo alla poesia italiana di fine Ottocento e inizio Novecento.
Approfondiamo il discorso, prima sulla singola poesia “L’aquilone”, poi sulla racconta in cui è inserita i “Poemetti”.
I) Testo de “L’aquilone” di Giovanni Pascoli
L’AQUILONE
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole. 3
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento. 6
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch’erbose hanno le soglie: 9
un’aria d’altro luogo e d’altro mese
e d’altra vita: un’aria celestina
che regga molte bianche ali sospese… 12
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d’albaspina. 15
Le siepi erano brulle, irte; ma c’era
d’autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera 18
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso. 21
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino. 24
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza. 27
S’inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano. 30
S’inalza; e i piedi trepidi e l’anelo
petto del bimbo e l’avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo. 33
Più su, più su: già come un punto brilla,
lassù lassù… Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto… — Chi strilla? 36
Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all’improvviso,
una dolce, una acuta, una velata… 39
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l’omero il pallor muto del viso. 42
Sì: dissi sopra te l’orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni! 45
Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento. 48
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi! 51
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore 54
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch’io presto verrò sotto le zolle,
là dove dormi placido e soletto… 57
Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle! 60
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co’ bei capelli a onda 63
tua madre… adagio, per non farti male.
Analisi de “L’aquilone” di Giovanni Pascoli
Introduzione
“L’aquilone” è una poesia di Giovanni Pascoli pubblicata nella raccolta “Primi poemetti” nel 1897. Il componimento, di 64 versi, è caratterizzato da una struttura metrica basata principalmente su endecasillabi, con alcune variazioni. Il tema centrale è la nostalgia dell’infanzia, intrecciata con riflessioni sulla morte e sul passaggio del tempo.
Analisi, terzina per terzina
1-3: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove, e sento / che sono intorno nate le viole.”
- Il poeta introduce un contrasto tra nuovo e antico, suggerendo un ritorno di sensazioni passate.
- “Io vivo altrove” indica uno stato di distacco dalla realtà presente, forse perso nei ricordi.
- Le viole rappresentano il risveglio primaverile e il rinnovamento della natura.
4-6: “Son nate nella selva del convento / dei cappuccini, tra le morte foglie / che al ceppo delle quercie agita il vento.”
- La menzione del convento evoca un’atmosfera di quiete e spiritualità.
- Il contrasto tra le viole appena nate e le “morte foglie” simboleggia il ciclo di vita e morte.
- L’immagine del vento che agita le foglie suggerisce movimento e cambiamento.
7-9: “Si respira una dolce aria che scioglie / le dure zolle, e visita le chiese / di campagna, ch’erbose hanno le soglie:”
- L’aria dolce che scioglie le zolle dure è una metafora del passaggio dall’inverno alla primavera.
- Le chiese di campagna con soglie erbose evocano un’immagine di natura che si fonde con l’opera umana.
10-12: “un’aria d’altro luogo e d’altro mese / e d’altra vita: un’aria celestina / che regga molte bianche ali sospese…”
- L’aria “d’altro luogo e d’altro mese” sottolinea il senso di spaesamento temporale.
- “Celestina” richiama il colore del cielo, mentre le “bianche ali sospese” anticipano l’immagine degli aquiloni.
13-15: “sì, gli aquiloni! È questa una mattina / che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera / tra le siepi di rovo e d’albaspina.”
- Gli aquiloni vengono finalmente menzionati, collegando il presente ai ricordi d’infanzia.
- La mattina senza scuola evoca un senso di libertà e spensieratezza infantile.
- Le siepi di rovo e albaspina creano un’immagine vivida della campagna.
16-18: “Le siepi erano brulle, irte; ma c’era / d’autunno ancora qualche mazzo rosso / di bacche, e qualche fior di primavera”
- Il contrasto tra elementi autunnali e primaverili suggerisce una fusione di stagioni nella memoria.
19-21: “bianco; e sui rami nudi il pettirosso / saltava e la lucertola il capino / mostrava tra le foglie aspre del fosso.”
- Queste immagini di vita animale (pettirosso e lucertola) aggiungono dinamismo alla scena.
22-24: “Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino / ventoso: ognuno manda da una balza / la sua cometa per il ciel turchino.”
- Il riferimento a Urbino colloca geograficamente la scena.
- L’atto di lanciare gli aquiloni simboleggia l’ascesa dei sogni e delle speranze infantili.
25-27: “Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza / risale, prende il vento; ecco pian piano / tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza.”
- La descrizione vivida del movimento dell’aquilone riflette l’entusiasmo e l’eccitazione dei bambini.
28-30: “S’inalza; e ruba il filo dalla mano, / come un fiore che fugga su lo stelo / esile, e vada a rifiorir lontano.”
- L’aquilone che “ruba il filo” simboleggia la perdita dell’innocenza e il passaggio all’età adulta.
- Il paragone con il fiore suggerisce fragilità e bellezza effimera.
31-33: “S’inalza; e i piedi trepidi e l’anelo / petto del bimbo e l’avida pupilla / e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.”
- Questa strofa descrive l’identificazione totale del bambino con l’aquilone, simbolo dei suoi sogni e aspirazioni.
34-36: “Più su, più su: già come un punto brilla, / lassù lassù… Ma ecco una ventata / di sbieco, ecco uno strillo alto… — Chi strilla?”
- Il crescendo dell’ascesa dell’aquilone è interrotto bruscamente, preannunciando un cambiamento di tono.
37-39: “Sono le voci della camerata / mia: le conosco tutte all’improvviso, / una dolce, una acuta, una velata…”
- Il poeta riconosce le voci dei suoi compagni d’infanzia, segnando un passaggio dai ricordi generici a quelli personali.
40-42: “A uno a uno tutti vi ravviso, / o miei compagni! e te, sì, che abbandoni / su l’omero il pallor muto del viso.”
- Qui inizia il ricordo specifico di un compagno morto in giovane età.
43-45: “Sì: dissi sopra te l’orazioni, / e piansi: eppur, felice te che al vento / non vedesti cader che gli aquiloni!”
- Il poeta esprime un senso di invidia velata verso il compagno morto, che non ha dovuto affrontare le delusioni della vita adulta.
46-48: “Tu eri tutto bianco, io mi rammento: / solo avevi del rosso nei ginocchi, / per quel nostro pregar sul pavimento.”
- L’immagine del compagno morto è descritta con dettagli commoventi, mescolando innocenza (il bianco) e sofferenza (il rosso dei ginocchi).
49-51: “Oh! te felice che chiudesti gli occhi / persuaso, stringendoti sul cuore / il più caro dei tuoi cari balocchi!”
- Il poeta idealizza la morte del compagno, vedendola come un passaggio dolce e innocente.
52-54: “Oh! dolcemente, so ben io, si muore / la sua stringendo fanciullezza al petto, / come i candidi suoi pètali un fiore”
- La morte è paragonata al chiudersi di un fiore, un’immagine di purezza e completezza.
55-57: “ancora in boccia! O morto giovinetto, / anch’io presto verrò sotto le zolle, / là dove dormi placido e soletto…”
- Il poeta esprime il desiderio di ricongiungersi con il compagno nella morte.
58-60: “Meglio venirci ansante, roseo, molle / di sudor, come dopo una gioconda / corsa di gara per salire un colle!”
- Qui emerge il desiderio di morire ancora pieno di vita e giovinezza.
61-64: “Meglio venirci con la testa bionda, / che poi che fredda giacque sul guanciale, / ti pettinò co’ bei capelli a onda / tua madre… adagio, per non farti male.”
- La poesia si conclude con un’immagine toccante della madre che pettina i capelli del figlio morto, simbolo di un amore che va oltre la morte.
Temi principali
- Nostalgia dell’infanzia: L’intera poesia è permeata dal ricordo nostalgico dell’infanzia, vista come un periodo di innocenza e gioia.
- Morte e perdita: Il ricordo del compagno morto introduce il tema della morte, vista paradossalmente come una preservazione dell’innocenza infantile.
- Passaggio del tempo: Il contrasto tra passato e presente, e tra le diverse stagioni, sottolinea il tema del tempo che scorre.
- Natura: Le descrizioni vivide dell’ambiente naturale riflettono i cambiamenti stagionali e emotivi.
- Memoria: La capacità della memoria di fondere e confondere tempi diversi è centrale nella struttura della poesia.
Stile e tecniche poetiche
- Immaginario sensoriale: Pascoli usa descrizioni ricche di dettagli visivi, uditivi e tattili per creare un’atmosfera vivida.
- Simbolismo: L’aquilone funge da simbolo centrale, rappresentando sogni, aspirazioni e l’innocenza dell’infanzia.
- Contrasti: La poesia è costruita su una serie di contrasti (nuovo/antico, vita/morte, infanzia/età adulta) che ne arricchiscono il significato.
- Struttura circolare: La poesia inizia e termina con immagini legate alla natura e al ciclo della vita, creando una struttura circolare.
- Uso dell’enjambement: Pascoli usa frequentemente l’enjambement per creare un flusso fluido tra i versi, mimando il movimento dei ricordi.
“L’aquilone” è una delle poesie più celebri di Giovanni Pascoli, contenuta nella raccolta “Primi poemetti” (1897).
Struttura e metrica
- Componimento di 64 versi
- Prevalentemente endecasillabi, con alcuni settenari
- Rime sparse, non segue uno schema fisso
Temi principali
- Nostalgia dell’infanzia: Il poeta rievoca i ricordi della sua giovinezza
- Fugacità del tempo: Rappresentata dal volo dell’aquilone
- Morte e perdita: Riferimenti ai compagni di scuola scomparsi
- Natura: Descrizioni vivide del paesaggio autunnale
Analisi del testo
- Incipit: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico”
- Contrasto tra nuovo e antico, introduce il tema della memoria
- L’aquilone come simbolo:
- Rappresenta l’infanzia, i sogni, la libertà
- Il suo volo simboleggia il passaggio del tempo
- Ricordi d’infanzia:
- Evocazione dei giochi con i compagni
- Descrizione dettagliata del volo dell’aquilone
- Elemento elegiaco:
- Riferimento ai compagni morti: “Oh! te felice che chiudesti gli occhi…”
- Riflessione sulla mortalità e sul destino
- Conclusione:
- Ritorno al presente con un senso di malinconia e consapevolezza
Stile e linguaggio
- Uso di onomatopee: “crepitio”, “fremere”
- Immagini vivide e sensoriali
- Tono nostalgico e meditativo
Conclusione
“L’aquilone” è una poesia complessa che intreccia memoria personale, riflessione esistenziale e osservazione della natura. Attraverso l’immagine centrale dell’aquilone, Pascoli esplora temi universali come la nostalgia dell’infanzia, la fugacità della vita e il mistero della morte, creando un’opera di profonda risonanza emotiva e ricchezza simbolica.
II. I Poemetti di Pascoli
I poemetti rappresentano una parte significativa dell’opera di Pascoli, divisi in “Primi poemetti” e “Nuovi poemetti”.
Caratteristiche generali
- Struttura: Componimenti narrativi di media lunghezza
- Temi: Vita rurale, natura, memoria, famiglia
- Stile: Fusione di elementi lirici e narrativi
Primi poemetti (1897)
- Includono “L’aquilone”, “Il vischio”, “Il torello”
- Temi predominanti: ricordi d’infanzia, vita contadina
Nuovi poemetti (1909)
- Includono “La vertigine”, “Il ciocco”, “La pecorella smarrita”
- Maggiore complessità tematica e strutturale
Temi ricorrenti nei poemetti
- Natura: Descritta con precisione e sensibilità
- Vita rurale: Idealizzazione del mondo contadino
- Memoria e nostalgia: Rievocazione del passato
- Morte: Presenza costante, spesso legata a esperienze personali
- Famiglia: Importanza dei legami familiari
Innovazioni stilistiche
- Fonosimbolismo: Uso di suoni per evocare sensazioni
- Lessico: Mescolanza di termini colti e dialettali
- Sintassi: Spesso frammentata, riflette il flusso dei pensieri
- Metrica: Sperimentazione con forme tradizionali
Importanza nella poetica pascoliana
- I poemetti rappresentano una sintesi tra la lirica breve e la narrazione estesa
- Permettono a Pascoli di esplorare temi complessi in modo più articolato
- Mostrano l’evoluzione del suo stile poetico nel tempo