Somnium Scipionis. Capitoli 28 e 29 del libro VI del De re publica di Cicerone
28 Dicembre 2019La sera fiesolana di D’Annunzio
28 Dicembre 2019“Ferrara” di Gabriele D’Annunzio, è una poesia pubblicata, nella raccolta “Elettra”, ben rappresenta lo stato di decadenza in cui vive il poeta e il suo tempo, poiché un tempo era una capitale rinascimentale, mentre oggi mostra i segni evidenti di un degrado.
“Le città del silenzio” è un ciclo poetico di Gabriele D’Annunzio tratto dalla raccolta Le città del silenzio, contenuta ne Le laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Il ciclo è dedicato a tre città italiane: Ferrara, Pisa e Ravenna. In questa analisi, ci concentreremo sulla parte dedicata a Ferrara, una delle città che più colpì D’Annunzio per la sua atmosfera sospesa tra il passato e il presente, tra il fasto e la decadenza.
Analisi del testo
1. Ferrara come “deserta bellezza”
D’Annunzio apre la poesia con un’immagine forte e contrastante: “O deserta bellezza di Ferrara”. L’aggettivo “deserta” sottolinea il senso di abbandono e solitudine che caratterizza la città, ma nonostante questo, D’Annunzio esalta la sua “bellezza”. L’ossimoro tra deserto e bellezza crea un effetto malinconico e sospeso, che riflette l’anima della città: un luogo che sembra essere rimasto fermo nel tempo, dove le glorie passate hanno lasciato un’impronta silenziosa.
Lodare Ferrara come si loda “il volto di colei che sul nostro cuor s’inclina per aver pace di sue felicità lontane” implica una forte personalizzazione della città, che diventa una figura femminile malinconica. Ferrara è paragonata a una donna che cerca pace dai ricordi delle sue antiche glorie, quando era una delle capitali culturali e artistiche dell’Italia rinascimentale sotto la signoria degli Estensi.
2. La melanconia musicale della città
D’Annunzio prosegue lodando la “melanconia divina” di Ferrara, descrivendo un paesaggio in cui la natura e l’architettura sembrano fondersi in un’armonia musicale: la “chiara sfera d’aere e d’acque”. L’idea di una musicalità silenziosa sottolinea ancora una volta la contraddizione centrale della città: il suo essere allo stesso tempo viva e sospesa nel silenzio. Il silenzio di Ferrara, quindi, non è solo fisico, ma assume una qualità poetica, quasi sacra.
3. L’immagine delle donne morte
Un altro tema ricorrente nella poesia è quello delle donne morte, un richiamo alla bellezza scomparsa che aleggia sulla città. D’Annunzio parla di una donna che “più mi piacque delle tue donne morte”, introducendo un tono personale e intimo nella descrizione. Questa donna, con il “tenue riso” e l’“alta imagine”, diventa il simbolo di un passato idealizzato e irraggiungibile che consola il poeta, alimentando un immaginario di decadenza e malinconia.
Le donne morte rappresentano Ferrara stessa, una città che ha vissuto un passato glorioso ma che ora sembra inerte e priva di vita. Tuttavia, nonostante la morte e l’abbandono, Ferrara è ancora capace di suscitare bellezza e seduzione, come quel “tenue riso” che delude ma anche consola.
4. I chiostri e le vie di Ferrara
D’Annunzio loda i chiostri di Ferrara, luoghi di silenzio e meditazione. Qui, il dolore umano sembra essersi placato, avvolto in una sorta di pace monastica, mentre solo il canto furente dell’usignolo risuona come un eco di vitalità. L’usignolo rappresenta l’anima artistica e passionale della città, che, nonostante il silenzio e la decadenza, non ha perso del tutto la sua forza creativa.
Le vie piane della città sono descritte come fiumane, cioè simili a grandi fiumi che sembrano condurre all’infinito. Camminare per queste vie, per D’Annunzio, è un’esperienza solitaria e meditativa, in cui l’individuo si perde nei propri pensieri ardenti. Il silenzio delle strade è profondo, come se le porte fossero in attesa del suono di un fabro occulto, un riferimento forse all’attesa di un segno, di un cambiamento che però non arriva.
5. Il sogno sepolto e la sorte di Ferrara
Infine, D’Annunzio chiude la descrizione della città con un’immagine particolarmente potente: il “sogno di voluttà che sta sepolto sotto le pietre nude”. Il sogno di voluttà rappresenta la passione, la creatività e la vitalità di Ferrara, ormai sepolta sotto la decadenza e l’abbandono. Le pietre nude suggeriscono un paesaggio spoglio e inanimato, ma la presenza del sogno, seppure sepolto, implica che la città non è del tutto priva di vita: sotto la superficie, qualcosa di potente e vitale rimane, anche se nascosto.
Temi principali
- La bellezza malinconica della decadenza: Ferrara è una città che ha vissuto un passato glorioso, ma ora si trova in uno stato di abbandono. Tuttavia, D’Annunzio riesce a trovare bellezza proprio in questo silenzio e in questa solitudine. La decadenza diventa un valore estetico, un modo per celebrare ciò che è stato e ciò che rimane, anche se solo come un’eco lontana.
- L’identificazione della città con una figura femminile: Ferrara è rappresentata come una donna malinconica, che cerca pace e conforto dalle sue felicità lontane. Questo tema della femminilità idealizzata è ricorrente nella poesia dannunziana, dove le città diventano quasi creature viventi, dotate di un’anima e di un passato da amare e rimpiangere.
- Il silenzio come valore poetico: Il silenzio di Ferrara è descritto come un elemento positivo, quasi musicale. È un silenzio che consente la riflessione, la meditazione, un luogo dove il pensiero può fluire libero, portando l’individuo a confrontarsi con l’infinito e con il proprio destino.
- Il sogno sepolto: Sotto l’apparente staticità e abbandono, Ferrara custodisce un sogno sepolto, un simbolo della sua passata grandezza e della sua capacità di rinascere. Anche se la città appare ferma nel tempo, qualcosa di potente e creativo rimane sotto la superficie, in attesa di essere riscoperto.
Stile e linguaggio
D’Annunzio utilizza un linguaggio fortemente evocativo e sensuale, ricco di immagini e metafore. L’uso di termini come “deserta bellezza”, “melanconia divina” e “sogno sepolto” conferisce alla poesia una forte dimensione simbolica, in cui la città non è solo un luogo fisico, ma diventa un simbolo di decadenza e immortalità.
Il verso libero e l’uso della ripetizione (“loderò”) contribuiscono a creare un ritmo solenne e meditativo, che riflette il senso di sospensione temporale che caratterizza la città di Ferrara. L’immagine delle vie piane come fiumane crea un senso di vastità e di apertura, mentre il silenzio che avvolge tutto diventa una presenza tangibile, quasi palpabile.
Commento finale
“Le città del silenzio” è un inno alla bellezza malinconica e decadente delle antiche città italiane, e Ferrara rappresenta l’emblema di questo stato sospeso tra il passato e il presente. D’Annunzio celebra la grandezza perduta di Ferrara, ma allo stesso tempo ne esalta il silenzio e la solitudine come valori poetici e spirituali. La città diventa un luogo dove l’anima può ritrovarsi e riflettere, immersa in un mondo di memorie, bellezza e malinconia.
“Le Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” è un’opera monumentale di Gabriele D’Annunzio, concepita come un vasto ciclo poetico, che celebra la natura, la bellezza, il mito e l’eroismo.
Questo progetto è suddiviso in sette libri, ognuno dedicato a una tematica specifica. Tuttavia, solo quattro di questi libri furono effettivamente composti: Maia, Elettra, Alcyone e Merope. I restanti tre volumi (Asterope, Taigete e Celeno) non furono mai realizzati.
L’opera rappresenta una delle vette più alte della produzione dannunziana, in cui il poeta esalta i valori estetici, morali e spirituali attraverso il culto della bellezza, della natura, dell’eroismo e dell’arte.
Struttura dell’opera
- Maia (1903)
Maia è il primo volume delle Laudi, e prende il nome dalla dea greca Maia, la maggiore delle Pleiadi, simbolo di fecondità e rigenerazione. Questo libro è una celebrazione del viaggio e del contatto con la natura, vissuto come esperienza mistica e sensoriale. D’Annunzio narra il suo viaggio in Grecia e nelle isole del Mediterraneo, con uno stile sontuoso e ricco di immagini. Il tema centrale è la fusione del poeta con la natura, un’esperienza di immersione totale nei suoi elementi, in cui il confine tra l’umano e il naturale viene dissolto. - Elettra (1903)
Elettra è il secondo volume delle Laudi e prende il nome dall’eroina mitologica greca Elettra, simbolo di vendetta e giustizia. In questo libro, D’Annunzio celebra gli eroi della storia italiana e la grandezza dell’Italia. Tra i personaggi esaltati vi sono figure come Dante, Leonardo da Vinci, Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Il libro è profondamente patriottico e propone un modello di italianità eroica. Al centro vi è l’idea del risveglio della nazione italiana, che deve tornare ai fasti del suo glorioso passato. Qui D’Annunzio esprime una forte tensione nazionalista e civile, cercando di ricostruire un’identità italiana basata sui valori del coraggio, del sacrificio e della grandezza storica. - Alcyone (1903)
Alcyone è il terzo e più noto volume delle Laudi. Rappresenta il culmine della poetica dannunziana, con una celebrazione dell’estate e della fusione tra uomo e natura. Questo libro si distingue per una lirica più intima e sensuale rispetto ai primi due volumi. D’Annunzio narra il suo soggiorno estivo in Toscana e il suo rapporto con la natura, che diventa una sorta di metamorfosi: il poeta si trasforma in pianta, animale o elemento naturale, in un’esaltazione del panteismo.
Alcyone è famoso per alcune delle liriche più celebri di D’Annunzio, come “La pioggia nel pineto”, che rappresenta la sintesi perfetta di questa fusione sensoriale e spirituale con il paesaggio. - Merope (1912)
Merope, quarto volume delle Laudi, prende il nome dalla Pleiade Merope, che secondo la mitologia greca era l’unica delle sette sorelle a sposare un mortale. Questo libro è dedicato alla celebrazione delle imprese eroiche dei Savoia e alla guerra di Libia. Merope rappresenta l’idea dell’espansionismo italiano, con un’enfasi sull’eroismo militare e il sacrificio per la patria. In questa sezione, D’Annunzio si fa cantore della guerra e del nazionalismo imperialista, esaltando il coraggio dei soldati italiani in battaglia e cercando di stimolare il fervore patriottico della sua epoca.
Temi principali delle Laudi
- Eroismo e patriottismo: L’intero ciclo delle Laudi è intriso di un forte senso di eroismo e di esaltazione dei valori nazionali. D’Annunzio celebra figure storiche e mitologiche che incarnano la grandezza d’Italia e il coraggio dell’umanità. In Elettra e Merope in particolare, la poesia si fa canto civile e patriottico, con l’intento di risvegliare nella nazione un senso di orgoglio e di fierezza.
- Fusione con la natura: La tematica della fusione con la natura, particolarmente evidente in Alcyone, è uno degli elementi distintivi della poetica dannunziana. D’Annunzio esprime una concezione panteistica, in cui l’uomo diventa parte integrante del paesaggio, abbandonandosi completamente ai suoi sensi e alle sue percezioni.
- Estetismo e culto della bellezza: In tutte le Laudi, D’Annunzio esalta la bellezza come valore supremo, sia nella natura che nell’arte. L’opera è ricca di descrizioni sensoriali e raffinate, con un linguaggio ricercato e pieno di immagini suggestive. La bellezza diventa per D’Annunzio un mezzo di elevazione spirituale e di contatto con l’assoluto.
- Il mito e la storia: Il mito gioca un ruolo fondamentale nelle Laudi. D’Annunzio recupera figure mitologiche greche e romane, fondendo storia e leggenda per costruire un immaginario di grandezza e sacralità. In Elettra, il mito si lega alla storia d’Italia, con i personaggi storici che vengono trasformati in eroi mitici, degni di ammirazione e di gloria eterna.
- La metamorfosi e il panteismo: In Alcyone, l’idea di metamorfosi è centrale. D’Annunzio descrive la progressiva trasformazione dell’individuo in elementi naturali, come se la vita umana e quella del mondo naturale fossero parte di un unico flusso vitale. Questo tema si ricollega alla concezione panteistica del poeta, per il quale l’uomo non è separato dalla natura, ma è parte integrante di essa.
Stile e linguaggio
D’Annunzio utilizza uno stile sontuoso e sensuale, ricco di metafore, similitudini e sinestesie, per evocare immagini suggestive e potenti. Il linguaggio poetico è volutamente elaborato, pieno di allusioni mitologiche, storiche e culturali, e fortemente influenzato dalla tradizione classica.
Nei momenti più intimi e personali (come in Alcyone), il poeta esprime una lirica sensoriale, in cui il linguaggio si fa musicale e melodioso, quasi ipnotico. In altri momenti (come in Elettra e Merope), il tono si fa più solenne e patriottico, con una retorica enfatica e celebrativa.
Conclusione
“Le Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” rappresentano uno dei momenti più alti della produzione poetica di Gabriele D’Annunzio. Attraverso un linguaggio ricco e complesso, il poeta celebra la natura, il mito, l’eroismo e l’Italia, costruendo una visione grandiosa e totalizzante del mondo. L’opera riflette la complessità e la vastità del progetto dannunziano, con un equilibrio tra l’introspezione e la celebrazione dei valori universali.