Invasioni barbariche e crollo dell’impero romano nel quinto secolo d.C.
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28 Dicembre 2019In questa poesia, Pascoli dipinge un’immagine vivida e suggestiva di un paesaggio rurale, utilizzando una serie di immagini e simboli che evocano sensazioni di solitudine, attesa e abbandono.
Il campo descritto è reso cupo e desolato dalla combinazione di colori grigi e neri, e l’aratro senza buoi che vi si trova abbandonato conferisce un senso di abbandono e oblio. Questo aratro, simbolo del lavoro agricolo e della vita contadina, è stato lasciato lì immobile e inutile, come se fosse stato dimenticato dal suo proprietario.
La poesia prende una svolta emotiva quando l’autore menziona lo “sciabordare delle lavandare”, un suono che richiama il lavoro costante e monotono delle donne che lavano i panni presso una sorgente. Questo ritmo regolare e costante contrasta con la quiete e l’abbandono del paesaggio circostante, creando un senso di vita e movimento nella scena.
Il testo culmina con un’appassionata esclamazione rivolta a qualcuno che non è ancora tornato al proprio paese. Questo invito all’arrivo di qualcuno amato aggiunge un elemento di attesa e speranza alla poesia, che si conclude con un’immagine suggestiva di solitudine e abbandono, paragonando la condizione dell’autore alla solitudine dell’aratro in mezzo al campo arato.
In sintesi, questa poesia di Pascoli evoca una serie di emozioni e sensazioni attraverso l’uso di immagini, suoni e simboli, e riflette sul tema dell’attesa, della solitudine e dell’abbandono.
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
3dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
6con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
10come l’aratro in mezzo alla maggese.
Nel campo, dove il colore grigio e nero si mescolano, rimane un aratro abbandonato, senza buoi al suo traino, apparentemente dimenticato, tra la leggera foschia.
E il rumore ritmico dell’acqua della sorgente accompagna il lavoro costante delle lavandaie, con colpi pesanti e lunghe melodie:
Il vento soffia, e la frasca è coperta di neve, ma tu non sei ancora tornato al tuo paese! Da quando sei partito, sono rimasta sola! Come quell’aratro nel mezzo del campo arato.