LA MORFOLOGIA – introduzione
26 Marzo 2016IL MORFEMA
26 Marzo 2016CLASSI DI PAROLE (o anche parti del discorso o categorie lessicali)
- Nome
- Verbo
- Aggettivo
- Pronome
- Articolo
- Preposizione
- Avverbio
- Congiunzione
- Interiezione
Classi di parole variabili = quelle che possono assumere forme diverse (nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo, preposizioni articolate)
Classi di parole invariabili = quelle che non possono assumere forme diverse (avverbio, congiunzione, interiezione)
Classi di parole aperte = quelle a cui si possono sempre aggiungere nuovi membri (nome, verbo, aggettivo, avverbio)
Classi di parole chiuse = quelle a cui non si possono aggiungere più nuovi membri (articoli, pronomi, preposizioni, congiunzioni)
NB: le interiezioni sono un caso particolare -> possiamo considerarle una classe aperta se accettiamo che possano essere formate con parole
appartenenti ad altre classi (es: “diavolo!” E’ un nome)
NB2: bisogna domandarsi se questo elenco sia adeguato solo per l’italiano oppure per tutte le lingue del mondo
-> es: l’artocolo manca in molte lingue (latino, lingue slave se non con qualche eccezione nel bulgaro)
-> quindi l’inventario delle parti del discorso non può essere lo stesso per tutte le lingue, ma alcune sono condivise da tutte
Parti del discorso universali = nome, verbo
Quali sono i criteri in base ai quali si può dire che una determinata parola è un nome, un verbo ecc?
- Criterio tradizionale di tipo semantico
Basandosi sul significato si dice che -> i nomi designano entità oppure oggetti (ma osserviamo: partenza, descrizione, nascita…)
-> i verbi designano azioni o processi (ma osserviamo: sapere, conoscere, credere…)
- Criterio distribuzionale
Le classi di parole sono definite in base alle altre classi di parole insieme alle quali possono oppure non possono ricorrere
-> sappiamo che non tutte le combinazioni sono grammaticali, infatti combinando le parole abbiamo tre casi
- Il caso in cui è possibile sia un ordine di parole sia il suo inverso (es: Mario mangia ; mangia Mario)
- Il caso in cui solo un ordine è possibile (es: la mela : mela la)
- Il caso in cui nessun ordine è possibile (es: Mario la ; la Mario ; Mario mela ; mela Mario)
-> si deduce che le parole sono classificate in categorie che ne limitano la distribuizione libera all’interno della frase
Le sottocategorie
Un parlante sa che mare, ragazzo, carta, bene sono parole, e sa anche che sono tutti sotto la categoria di nome, e che questi nomi hanno proprietà diverse. Guarda queste frasi:
Il ragazzo scrive un libro
*il gatto scrive un libro
*il bene scrive un libro
*il mare scrive un libro
*la discordia scrive un libro
Solo la prima è grammaticale perché il soggetto del verbo scriverenon solo deve essere un nome, ma deve essere un nome di persona, ovvero un nome marcato con il tratto [+umano].
I tratti suddividono la categoria “nome” in sottocategorie
Il tratto [±numerabile] divide i nomi in -> nomi che si possono contare (ingl. countable con cui si usa many come in many pens)
-> nomi che non si possono contare (ingl. uncountable con cui si usa much come in much butter)
Anche i verbi possono essere categorizzati -> transitivi/intransitivi
-> regolari/irregolari
-> che possono avere costruzione progressiva (es: sto arrivando)/verbi “stativi” (es: *sto sapendo)
La sottocategorizzazione è importante per sapere con quali suffissi si può costruire una parola
ata
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iera
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eria
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oso
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atico
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one
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nza
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tà
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||
Gianni
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–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
giorno
|
+
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
giornata
|
thè
|
–
|
+
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
teiera
|
cavallo
|
–
|
–
|
+
|
–
|
–
|
–
|
–
|
–
|
cavalleria
|
crema
|
–
|
–
|
+
|
+
|
–
|
–
|
–
|
–
|
cremoso
|
l’una
|
–
|
–
|
–
|
–
|
+
|
–
|
–
|
–
|
l’unatico
|