Battendo a macchina di Giorgio Caproni
28 Dicembre 2019I cambiamenti nella societa’ romana del secondo secolo a.C.
28 Dicembre 2019Questo famoso brano dell’Odissea di Omero descrive l’incontro di Odisseo e dei suoi compagni con le Sirene, creature mitologiche che attirano i marinai con il loro canto ammaliante per poi farli naufragare.
Testo del brano delle Sirene
165 Dicendo così io spiegavo ogni cosa ai compagni:
intanto la solida nave rapidamente arrivò
all’isola delle Sirene: la spingeva un vento propizio.
Subito dopo il vento cessò, successe una calma
senza bava di vento, un dio assopiva le onde.
170 I compagni, levatisi e piegate le vele,
le deposero nella nave ben cava e postisi
ai remi imbiancavano l’acqua con gli abeti piallati.
Io invece, tagliato col bronzo aguzzo un grande
disco di cera a pezzetti, li premevo con le mani robuste.
175 Subito la cera cedette, sollecitata dalla gran forza
e dal raggio del Sole, del signore Iperionide:
la spalmai sulle orecchie a tutti i compagni, uno a uno.
Essi poi mi legarono per le mani ed i piedi
ritto sulla scassa dell’albero, ad esso eran strette le funi,
180 e sedutisi battevano l’acqua canuta coi remi.
Ma appena distammo quanto basta per sentire chi grida,
benché noi corressimo, non sfuggì ad esse la nave veloce
che s’appressava e intonarono un limpido canto:
“Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei,
185 e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce.
Nessuno mai è passato di qui con la nera nave
senza ascoltare dalla nostra bocca il suono di miele,
ma egli va dopo averne goduto e sapendo più cose.
Perché noi conosciamo le pene che nella Troade vasta
190 soffrirono Argivi e Troiani per volontà degli dèi;
conosciamo quello che accade sulla terra ferace”.
Così dissero, cantando con bella voce: e il mio cuore
voleva ascoltare e ordinai ai compagni di sciogliermi,
facendo segni cogli occhi: ma essi curvi remavano.
195 Subito Perimede ed Euriloco alzatisi
mi legarono e strinsero di più con le funi.
Ma quando le superarono e più non s’udiva
la voce delle Sirene né il loro canto,
subito i fedeli compagni la cera levarono
200 che gli spalmai sulle orecchie, e dalle funi mi sciolsero.
Omero, Odissea, libro XII, vv. 165-200, trad. di G.A. Privitera, Mondadori, Milano 2015
Commento al Passo delle Sirene nell’Odissea (Libro XII, vv. 165-200)
Il passo è ricco di tensione e di simbolismo, evidenziando sia l’ingegnosità di Odisseo che il pericolo insidioso della conoscenza proibita.
Analisi del Testo
Preparazione e Inganno
Il passo inizia con Odisseo che, avvisato dalla maga Circe dei pericoli che lo attendono, prepara i suoi compagni per affrontare le Sirene. La preparazione di Odisseo, che include il gesto di tappare le orecchie dei compagni con la cera e di farsi legare all’albero della nave, dimostra la sua astuzia e la sua capacità di leadership.
– “Versi 165-170”: Odisseo descrive ai suoi compagni come comportarsi. Il vento cessa e subentra una calma surreale, quasi come se fosse un presagio del pericolo imminente.
– “Versi 170-175”: Odisseo taglia la cera e la distribuisce ai compagni. La cera simboleggia la protezione dalla conoscenza pericolosa che le Sirene rappresentano.
– “Versi 175-180”: I compagni legano Odisseo all’albero della nave. Questo atto simboleggia la lotta interiore di Odisseo tra il desiderio di ascoltare il canto delle Sirene e la necessità di resistere alla tentazione per salvare se stesso e il suo equipaggio.
Il Canto delle Sirene
Quando la nave si avvicina alle Sirene, il canto ammaliante delle creature comincia. Esse lodano Odisseo e promettono di rivelargli conoscenze profonde e segrete.
– “Versi 181-190”: Le Sirene cantano dolcemente, invitando Odisseo a fermarsi per ascoltare. La tentazione qui non è solo sensuale ma anche intellettuale, poiché le Sirene promettono saggezza e conoscenza.
– “Versi 190-195”: Odisseo, affascinato dal canto, desidera essere sciolto e fa segni ai compagni. La reazione di Odisseo mostra la potenza della tentazione e il suo desiderio di cedere, ma i compagni, fedeli alle istruzioni ricevute, lo legano ancora più stretto.
La Salvezza
La nave riesce a superare il pericolo delle Sirene grazie alla disciplina e alla determinazione dell’equipaggio.
– “Versi 196-200”: Una volta che la nave si allontana e il canto delle Sirene non si sente più, i compagni rimuovono la cera dalle proprie orecchie e sciolgono Odisseo dalle funi.
Simbolismo e Tematiche
La Conoscenza e la Tentazione
Il canto delle Sirene rappresenta la conoscenza proibita e la tentazione irresistibile. Odisseo è tentato non solo dal piacere sensuale del canto, ma anche dalla promessa di conoscenze superiori. Questo riflette il tema più ampio dell’Odissea, in cui il desiderio di esplorare e comprendere si scontra con i pericoli del mondo esterno.
La Fede e la Disciplina
La fedeltà dei compagni di Odisseo e la loro disciplina sono cruciali per la salvezza del gruppo. Anche quando Odisseo tenta di ordinare loro di scioglierlo, essi rimangono fedeli alle sue istruzioni precedenti, dimostrando il valore della lealtà e della disciplina nel superare le avversità.
La Dualità dell’Eroe
Odisseo è ritratto come un eroe complesso, capace di straordinaria astuzia e disciplina, ma anche vulnerabile alle tentazioni. La sua decisione di ascoltare il canto delle Sirene pur prendendo precauzioni dimostra la sua curiosità insaziabile e il suo desiderio di conoscenza, elementi che lo caratterizzano come un eroe tanto intelligente quanto umano.
Conclusione
Questo passo dell’Odissea mette in luce la natura ambivalente del viaggio di Odisseo, che è tanto un percorso fisico quanto un’odissea interiore. Il confronto con le Sirene non è solo una prova di forza e astuzia, ma anche una riflessione sulla natura del desiderio e della conoscenza. La capacità di Odisseo di orchestrare una strategia per sopravvivere alla tentazione delle Sirene riflette la sua complessità come eroe e la profondità dell’epopea omerica.
Il passo dell’Odissea che descrive l’incontro di Odisseo e dei suoi compagni con i mostri Scilla e Cariddi è uno dei momenti più intensi e drammatici del poema.
Testo del brano di Scilla e Cariddi
Avevamo appena superato l’isola, quando vidi un fumo
e grandissime onde. Si udì un fragore: atterriti,
ai miei compagni caddero dalla mano i remi che si scontrarono
tra loro sott’acqua; la nave rimaneva ferma perché le mani
non stringevano più i lunghi remi. Attraversando 205
la nave, esortavo i miei compagni e mi avvicinavo
a ciascuno di loro con parole incoraggianti:
– Amici, noi non siamo certo inesperti di mali; questo
che incombe non è peggiore di quando il Ciclope ci imprigionò
dentro la grotta profonda con la sua forza e la sua violenza. 210
Grazie al mio valore, alla mia forza di volontà e alla mia astuzia
fuggimmo anche da lì: di questo ve ne ricordate, io penso.
Ma ora facciamo tutti come dico io:
voi, seduti agli scalmi, con i remi battete in profondità
il mare tempestoso, nella speranza che Zeus ci conceda 215
di sfuggire e di salvarci dalla morte che incombe.
A te, pilota, che reggi il timone della nave profonda,
io ordino questo e tienilo bene a mente:
tieni la nave lontano dal vapore e dalle onde,
e stai attento allo scoglio; che la nave non vi vada addosso 220
senza che tu te ne accorga, portandoci alla rovina –.
Così dissi; quelli obbedirono subito alle mie parole.
Ma non parlai di Scilla (inevitabile sciagura),
per timore che i compagni, atterriti, abbandonassero
i remi e si nascondessero in fondo alla nave. 225
E dimenticai anche la dura esortazione
di Circe, che mi aveva detto di non armarmi;
invece indossai le mie armi gloriose, presi in mano
due lunghe lance e salii sul ponte della nave,
a prua; mi aspettavo che lì si mostrasse Scilla, l’abitatrice 230
dello scoglio, che minacciava rovina per i miei compagni.
Ma io non riuscivo a vederla, mi stancavo gli occhi
a guardare da tutte le parti quello scoglio tenebroso.
Così, tra i lamenti, attraversammo lo stretto:
da una parte c’era Scilla, dall’altra la divina Cariddi 235
che inghiottiva orribilmente l’acqua salata del mare.
Quando la vomitava, essa gorgogliava fremente,
come un paiolo sotto un grande fuoco; dall’alto
cadeva schiuma sulla cima di entrambi gli scogli.
Ma quando risucchiava i flutti del mare salato, 240
tutta dentro ribolliva vorticosa; intorno, la rupe
rimbombava terribilmente: di sotto appariva il fondo
nero per la sabbia. Allora ci prese una terribile angoscia:
mentre volgevamo lo sguardo alla roccia, temendo la morte,
ecco che Scilla con forza afferrò per le braccia 245
sei dei miei migliori compagni dalla nave concava.
Volsi lo sguardo alla nave veloce cercando i compagni:
vidi le loro gambe e le loro braccia sollevate
in alto; invocavano urlando il mio nome,
per l’ultima volta, con il cuore angosciato. 250
Come un pescatore che, su un masso sporgente,
con una lunga canna prepara per i pesci un’esca ingannevole
gettando in mare il corno di un bue selvatico e dopo avere
preso un pesce lo scaglia fuori dall’acqua, ancora guizzante;
così quelli erano trasportati verso la caverna, mentre si dibattevano. 255
Al primo varco, Scilla li divorò mentre urlavano,
con le mani tese verso di me: era una lotta atroce.
Fu quella la cosa più dolorosa che vidi con i miei occhi,
nelle peripezie che ebbi tra i flutti del mare.
Dopo aver scampato gli scogli di Scilla 260
e dell’orrenda Cariddi, arrivammo subito all’isola beata
del nume, dove c’erano le vacche dall’ampia fronte
e le pingui greggi di Helios figlio di Iperione.
Quando ero ancora sul mare, nella mia nave nera,
sentivo il muggito delle vacche chiuse nei recinti 265
Commento al Passo di Scilla e Cariddi nell’Odissea (Libro XII, vv. 200-265)
Questo episodio illustra le sfide estreme che l’eroe deve affrontare e mette in luce il suo coraggio, la sua leadership e la sua umanità.
Analisi del Testo
Preparazione e Paura
Il brano inizia con la descrizione del passaggio attraverso lo stretto tra Scilla e Cariddi, dove i compagni di Odisseo sono subito terrorizzati dalle condizioni spaventose.
– “Versi 200-205”: La visione del fumo e delle onde gigantesche provoca un senso di panico tra i marinai, che lasciano cadere i remi, paralizzati dalla paura. La nave resta ferma, simbolo della paralisi di fronte al terrore.
– “Versi 205-210”: Odisseo cerca di infondere coraggio nei suoi uomini, ricordando loro le precedenti difficoltà superate, come l’episodio con il Ciclope Polifemo. Questo rafforza la fiducia nei suoi compagni e mostra il suo ruolo di leader.
L’Incontro con Scilla e Cariddi
Odisseo dà istruzioni precise per affrontare la minaccia, dimostrando la sua abilità strategica e la sua capacità di comando.
– “Versi 211-220”: Odisseo ordina ai compagni di remare con forza e al timoniere di evitare le onde e lo scoglio. La sua decisione di non menzionare Scilla evita di terrorizzare ulteriormente l’equipaggio, sottolineando il suo pragmatismo.
– “Versi 221-225”: La scelta di non rivelare la presenza di Scilla riflette anche un dilemma etico: proteggere i suoi uomini dalla paura a costo di non prepararli completamente al pericolo.
La Tragedia di Scilla
Il momento culminante è l’attacco di Scilla, che rappresenta una perdita dolorosa e inevitabile.
– “Versi 226-230”: Odisseo dimentica il consiglio di Circe e si arma, mostrando il suo istinto di protezione e il suo coraggio. Tuttavia, non riesce a vedere Scilla, che rimane nascosta e minacciosa.
– “Versi 231-245”: L’angoscia cresce quando la nave attraversa lo stretto e Scilla afferra sei dei migliori compagni. Odisseo guarda impotente mentre i suoi uomini vengono sollevati in aria e divorati, urlando il suo nome.
Il Doppio Pericolo
La descrizione di Cariddi aggiunge ulteriore tensione al passaggio, creando un quadro di terrore su entrambi i lati dello stretto.
– “Versi 235-240”: La descrizione di Cariddi, che inghiotte e rigetta l’acqua del mare, evoca immagini di distruzione e morte imminente.
– “Versi 241-245”: La nave è stretta tra i due mostri, con i compagni che remano con disperazione mentre Scilla compie il suo attacco mortale.
Dolore e Sopravvivenza
L’episodio si conclude con il dolore di Odisseo per la perdita dei suoi uomini, ma anche con la loro sopravvivenza e il proseguimento del viaggio.
– “Versi 246-260”: La similitudine del pescatore che cattura i pesci rende vividissima la scena della cattura e del consumo dei compagni da parte di Scilla. Odisseo descrive questo evento come il più doloroso che abbia mai vissuto, sottolineando la sua empatia e il suo senso di responsabilità.
– “Versi 260-265”: Dopo aver superato il pericolo, Odisseo e i superstiti raggiungono l’isola di Helios. Questo segna la fine di una prova estrema, ma preannuncia ulteriori difficoltà, mantenendo la tensione narrativa.
Simbolismo e Tematiche
Il Dilemma dell’Eroe
L’episodio di Scilla e Cariddi rappresenta il dilemma dell’eroe che deve scegliere tra due mali inevitabili. La decisione di Odisseo di non informare i compagni su Scilla per evitare il panico è un esempio della complessità del suo ruolo di leader.
La Natura del Pericolo
Scilla e Cariddi simboleggiano i pericoli ineluttabili e incontrollabili che la vita presenta. Il passaggio tra i due mostri è una metafora delle situazioni in cui l’uomo deve affrontare forze superiori e inevitabili, cercando di minimizzare i danni.
L’Umanità di Odisseo
Il dolore espresso da Odisseo per la perdita dei suoi uomini rivela la sua umanità. Non è solo un eroe astuto e coraggioso, ma anche un leader che sente profondamente la responsabilità verso i suoi compagni e soffre per le loro perdite.
Conclusione
Il passo di Scilla e Cariddi nell’Odissea è un momento di alta tensione e dramma, che mette in luce le qualità eroiche e umane di Odisseo. La descrizione vivida delle scene, la complessità delle emozioni e delle decisioni di Odisseo, e il simbolismo profondo rendono questo episodio uno dei più memorabili del poema epico. La capacità di Odisseo di guidare i suoi uomini attraverso pericoli insormontabili, pur affrontando perdite dolorose, sottolinea la sua resilienza e il suo ruolo come eroe leggendario.