Sebastian Salassi
27 Gennaio 2019Benito (Amilcare Andrea) Mussolini e il Fascismo
27 Gennaio 2019Il modo nuovo di percepire il reale si traduce, nella poesia pascoliana, in soluzioni formali fortemente innovative, che aprono la strada alla poesia novecentesca. La coordinazione prevale sulla subordinazione, di modo che la struttura sintattica si frantuma in serie paratattiche di brevi frasi allineate senza rapporti gerarchici tra loro, spesso collegate non da congiunzioni, ma per asindeto. Di frequente, inoltre, le frasi sono ellittiche, mancano del soggetto, o del verbo, o assumono la forma dello stile nominale (successione di semplici sostantivi).
La frantumazione pascoliana rivela il rifiuto di una sistemazione logica dell’esperienza, il prevalere della sensazione immediata, dell’intuizione, dei rapporti analogici, allusivi, che indicano una trama di segrete corrispondenze tra le cose, al di là del visibile.
Al livello del lessico, Pascoli non usa un lessico fissato entro un unico codice, ma mescola tra loro codici linguistici diversi: come le cose convivono senza gerarchie, così avviene delle parole che le designano. E un principio formulato nel Fanciullino: il poeta, come vuole abolire la lotta fra le classi sociali, così vuole abolire la lotta fra le classi di oggetti e di parole”.
Grande rilievo hanno poi, nella poesia pascoliana, gli aspetti fonici. Le forme che più colpiscono sono quelle pregrammaticali”, quelle espressioni, cioè, che si situano al di sotto del livello strutturato della lingua e non hanno un valore semantico, non rimandano ad un significato concettuale, ma imitano direttamente l’oggetto. Sono in prevalenza riproduzioni onomatopeiche di versi di uccelli o suoni di campane. Queste onomatopee non mirano certo ad una riproduzione puramente naturalistica del dato oggettivo, ma indicano un’esigenza di aderire immediatamente all’oggetto, di penetrare nella sua essenza segreta evitando le mediazioni logiche del pensiero e della parola codificata, rientrando quindi in quella visione alogica del reale che è propria di tutta la poesia pascoliana.
Procedimento caro al gusto simbolistico decadente, è la sinestesia, che possiede un’intensa carica allusiva e suggestiva, fondendo in un tutto indistinto diversi ordini di sensazioni: Dormi! bisbigliano, Dormi!/là, voci di tenebra azzurra” (La mia sera). In questo caso, la sensazione visiva e cromatica del cielo buio si fonde con una sensazione fonica: il colore diviene una voce.
Nicola Schiavone
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