Il duello tra Ettore e Achille. Libro XXII dell’ Iliade vv. 247-371
28 Dicembre 2019Ettore veste le armi di Achille Libro XVII dell’ Iliade vv.183-236
28 Dicembre 2019
Ettore non si commuove nemmeno di fronte alla mamma che gli mostra le mammelle che lo hanno nutrito appena nato, e accetta di andare incontro al suo destino fatale, duellando con Achille.
Il vecchio Priamo fu il per primo a vederlo con i suoi occhi, 25
mentre correva sul piano, sfolgorante come l’astro
che sorge nella tarda estate; fulgidi i suoi raggi
brillano nel cuore della notte, tra le tante stelle:
la gente lo chiama il Cane di Orione cacciatore.
È certo il più splendente, ma si rivela funesto 30
e porta anche l’alta febbre ai miseri mortali;
così appunto risplendeva il bronzo sul petto dell’eroe in corsa.
Il vecchio proruppe in gemiti, levò in alto le mani
e si percosse la testa: tra lunghi lamenti gridava
e rivolgeva suppliche a suo figlio. Ma lui stava immobile 35
davanti alla porta, deciso a battersi con Achille;
a lui il vecchio tendeva le braccia e parlava con voce commossa:
“Ettore, non stare lì ad affrontare quell’uomo, ti prego!
Non stare solo, lontano dagli altri, se non vuoi trovare presto la morte.
Il Pelide ti abbatterà: è molto più forte, lo sai, 40
è senza pietà. Magari fosse caro agli Dei
quanto è caro a me: subito cani e avvoltoi lo mangerebbero,
steso là per terra; e il rancore tremendo mi andrebbe via dal cuore.
È stato lui a privarmi di tanti figli valorosi,
uccidendoli o vendendoli come schiavi in isole remote. 45
E anche ora, non riesco a scorgere i miei due ragazzi,
Licaone e Polidoro, dopo il rientro dei Troiani in città:
mi sono nati da Laotoe, sovrana fra le donne.
Ma se vivono ancora nel campo laggiù, sono certo
che potremo riscattarli con bronzo e oro; in casa ne abbiamo 50
molto: me lo diede in dote per la figlia il vecchio Alte famoso.
Se però ormai sono morti e stanno nelle dimore di Ade,
sarà uno strazio per me e per sua madre, che li generammo:
invece per il resto del popolo il dolore sarà più lieve
se non muori anche tu sotto i colpi di Achille. 55
Vieni dentro le mura, figlio mio! Così puoi salvare
Troiani e Troiane: non procurare questa grande gloria
al Pelide, non restare tu stesso privo della tua vita.
Abbi pietà di me infelice, non sono ancora uscito di senno,
me disgraziato! Il padre Cronide mi farà perire alla soglia 60
estrema della vecchiaia, con una sorte dolorosa, tra le sciagure:
dovrò vedere i figli uccisi, le figlie trascinate via come schiave,
le stanze nuziali saccheggiate, i teneri bambini in fasce
sbattuti contro il suolo nella feroce mischia della lotta,
le nuore portate via dalle mani devastatrici degli Achei. 65
E alla fine anche io, per ultimo, sulla soglia della reggia
sarò dilaniato dai cani ingordi dopo che qualcuno mi avrà tolto
la vita, colpendomi o infilzandomi con l’aguzza arma di bronzo;
proprio quei cani che allevavo nel palazzo, alla mensa, per far la guardia:
ecco, loro berranno il mio sangue e, dopo essersi saziati, 70
si sdraieranno nel vestibolo. Per un giovane caduto in battaglia
non è sconveniente giacere sul campo, straziato dal bronzo affilato:
tutto è bello in lui, anche se è morto, quanto appare alla vista.
Ma quando viene ucciso un vecchio e i cani gli sbranano
il capo canuto, il mento bianco e le parti vergognose, 75
allora quello è lo spettacolo più triste per i miseri mortali”.
Così diceva il vecchio e con le mani si tirava i capelli bianchi,
li strappando via dalla testa: non riusciva a convincere Ettore.
Anche la madre, dall’altra parte, piangeva versando lacrime;
si apriva la veste sul seno e con la mano sollevava la mammella; 80
tutta lacrimosa gli rivolgeva parole alate:
“Ettore, figlio mio, guarda qui per pietà: abbi compassione di me,
se mai un giorno ti diedi il seno per far cessare il tuo pianto.
Ricordati di allora, figliolo caro, e respingi quel guerriero funesto
stando dentro le mura! Non fermarti a combattere in duello con lui, 85
sciagurato! Se lui ti uccide, non potrò piangerti sul letto
di morte, germoglio mio (ti ho dato io la vita!);
e neanche potrà la tua sposa. Lontano da noi due,
ti divoreranno i cani accanto alle navi degli Argivi”.
Così loro piangevano e parlavano al caro figlio, 90
supplicandolo a lungo: ma non riuscivano a persuaderlo.
Ettore rimaneva fermo ad aspettare Achille che si avvicinava.
Analisi e Commento del Passo XXII dell’Iliade: Suppliche di Priamo ed Ecuba ad Ettore
Contesto e Svolgimento
Nel libro XXII dell’Iliade, ci troviamo nel climax della narrazione epica. Ettore, il principe troiano e il più grande eroe della città, è destinato a confrontarsi con Achille, l’eroe greco per eccellenza, in un duello mortale. Priamo ed Ecuba, i genitori di Ettore, cercano disperatamente di convincerlo a non affrontare Achille, consapevoli dell’imminente tragedia.
La Forza Letteraria dello Stile Epico
Omero, con la sua maestria narrativa, riesce a trasmettere l’intensità emotiva e la gravità del momento attraverso descrizioni vivide e suppliche cariche di pathos. Lo stile epico si manifesta nella grandeur delle emozioni e nella solennità delle parole, creando un’atmosfera di inevitabilità e di tragico eroismo.
La Morte del Figlio e il Dolore dei Genitori
Il tema centrale del passo è il dolore di un genitore per la morte imminente del proprio figlio. Priamo ed Ecuba rappresentano la massima espressione del dolore e della disperazione, sottolineando il legame profondo tra genitori e figli. Priamo, nel suo discorso, esprime il desiderio di proteggere Ettore e di evitarne la morte, riflettendo la speranza e la disperazione di un padre che ha già perso molti dei suoi figli in guerra. Egli è testimone di una vita di sofferenza e dolore, accentuata dalla guerra scatenata da Paride, altro suo figlio.
La Supplica di Priamo
Priamo usa argomenti razionali ed emotivi per convincere Ettore a ritirarsi:
- Superiorità di Achille: Priamo sottolinea la forza e la ferocia di Achille, sperando di far capire a Ettore l’impossibilità di vincere il duello.
- Perdita di Figli: Ricorda a Ettore la perdita dei suoi fratelli e il dolore che questa guerra ha già inflitto alla famiglia.
- Conseguenze della Morte di Ettore: Descrive le terribili conseguenze della sua morte, non solo per la famiglia ma per l’intera Troia.
La Supplica di Ecuba
Ecuba, con il suo discorso, tocca corde più intime e viscerali. La sua supplica è un richiamo alla maternità, una richiesta che fa leva sui ricordi dell’infanzia di Ettore:
- Richiamo Materno: Ecuba solleva il seno, simbolo della nutrizione e dell’affetto materno, sperando di evocare in Ettore i sentimenti di amore e rispetto verso la madre.
- Desiderio di Protezione: Implora Ettore di non combattere, prefigurando la tragica impossibilità di piangerlo e dargli degna sepoltura se fosse ucciso da Achille.
Il Conflitto Interiore di Ettore
Nonostante le suppliche disperate dei suoi genitori, Ettore rimane fermo nella sua decisione di affrontare Achille. Questo riflette il conflitto tra il dovere di guerriero e il desiderio di proteggere la sua famiglia. Come detto nel sesto libro (vv. 441-442), Ettore ha troppo rispetto dei Troiani e delle Troiane per ritirarsi, un concetto espresso dal verbo greco “dideomai”.
La Virtù e il Valore dell’Eroe
Per Ettore, l’areté (virtù e valore) è la qualità suprema di un guerriero. L’onore, il dovere e la reputazione sono valori che superano persino l’amore per la famiglia. Questo concetto eroico è difficile da comprendere per la mentalità moderna del XXI secolo, dove il valore della vita umana e delle relazioni personali tende ad essere messo al di sopra delle nozioni di onore e gloria. Tuttavia, nel contesto epico, l’eroismo e l’onore sono i pilastri dell’identità di un guerriero.
Conclusione
Le suppliche di Priamo ed Ecuba rappresentano uno dei momenti più potenti dell’Iliade, mettendo in evidenza il dolore umano, la forza dell’amore genitoriale e la tragica bellezza dell’eroismo. La determinazione di Ettore a combattere nonostante le suppliche dei genitori enfatizza la sua grandezza come eroe, ma anche la tragedia della sua situazione. Il passo è un potente esempio della forza letteraria dello stile epico di Omero, che riesce a combinare l’intensità emotiva con la profondità tematica, offrendo una riflessione sulla natura del dovere, dell’onore e del sacrificio.
Audio Lezioni sull’ Iliade del prof. Gaudio