Il contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau
29 Novembre 2022Papa Pio I
30 Novembre 2022L’ “Emilio” di J.J. Rousseau (con vita dell’autore, contesto storico e commento critico) – Tesina di Storia della pedagogia di Emanuela Agnocchetti
– Il Settecento –
Contesto storico: Nel XVIII secolo venne a delinearsi un movimento culturale, detto “Illuminismo”, che prendendo avvio dalle idee dell’Empirismo filosofico di Locke, Berkeley e Hume, ebbe come centro di diffusione la Francia, grazie a filosofi come Voltaire, suo maggiore esponente, Montesquieu, Diderot, D’Alembert, Rousseau… tutti collaboratori della grande “Encyclopedie ou dictionnaire raisonné des sciences et des mètiers”, un’opera che fu strumento di diffusione di un nuovo pensiero basato esclusivamente sull’esaltazione della “ragione” e sulla negazione di ogni speculazione di tipo metafisico e religioso. Con questa Enciclopedia si identifica “l’età dei lumi”, così detta in contrapposizione all’oscurantismo medievale dogmatico ed astratto. Artefice di questi mutamenti è la nuova classe borghese, la quale cominciava a provare insofferenza per le vecchie regole che mettevano al vertice della società e del potere, le classi privilegiate.
Il Settecento fu un secolo caratterizzato da tre rivoluzioni: la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Industriale, le quali portarono notevoli mutamenti nel corso della storia.
Con la Rivoluzione Francese, infatti, l’uomo cominciò a pensare in termini di “uguaglianza” (non accetta più che esistano dei privilegi), di “libertà” (reclama, attraverso la Costituzione, la tutela dei suoi diritti nel rispetto dei suoi doveri) e di “fraternità”.
La Rivoluzione Industriale portò, in Inghilterra, un progressivo aumento delle industrie e più in generale un totale mutamento della vita sociale producendo una nuova classe sociale (il proletariato) e un nuovo soggetto socio-economico (l’operaio).
Tutto ciò portò ad un profondo mutamento della famiglia, la quale perse ogni valenza educativa. Anche le donne e i bambini furono inseriti nel sistema di fabbrica e le loro condizioni di vita diventarono durissime.
Il Settecento portò a compimento il processo di laicizzazione che andò a toccare anche l’ambito educativo. Difatti, vennero a costituirsi modelli educativi che erano molto lontani dai principi religiosi-autoritari del passato e che miravano alla formazione di un uomo come cittadino artefice del proprio destino.
Tutto ciò portò alla realizzazione di una “società moderna” intesa in senso borghese, dinamico e strutturata attorno a molti centri (economici, politici, sociali).
La figura dell’intellettuale e il significato dell’educazione: Il XVIII secolo rappresenta per la cultura europea un secolo di rivoluzioni, in cui si porta a compimento il processo di laicizzazione dello Stato e della cultura che caratterizza l’età moderna. Ciò che nei due secoli precedenti permaneva come un fermento sotterraneo, nel Settecento viene impetuosamente e violentemente alla luce, reclamando a piena voce, in nome della natura, dell’esperienza e della ragione, il mutamento globale dello spirito dell’uomo e delle istituzioni in cui esso vive.
Laicità e fiducia nella ragione e nel progresso, spirito critico e tolleranza, cosmopolitismo e richiamo alla natura, sono alcune delle idee che caratterizzano il nuovo tipo di intellettuale, investito di una vera e propria missione educativa nei confronti dell’umanità che deve finalmente ricevere e sviluppare i “lumi” necessari per uscire da un periodo di barbarie.
L’attività culturale diviene, perciò, politica e pedagogica, e può rivolgersi alla borghesia che desidera essere informata, poter giudicare e condizionare la direzione della società. Gli intellettuali si incaricheranno così di educare l’opinione pubblica evidenziando gli errori e i pregiudizi del passato, ma proponendo anche nuove idee e propri progetti di riforma in tutti i campi. Tutto ciò necessita di un’attiva e veloce circolazione delle opinioni; così gli uomini di cultura si serviranno dei salotti, dei giornali, dei “pamphlet”, dei saggi, dei trattati, della narrativa e del teatro per realizzare la propria missione educativa.
In un secolo caratterizzato dalla fiducia nelle capacità razionali dell’uomo, l’educazione diviene uno degli aspetti fondamentali del progetto sociale. Viene a delinearsi una pedagogia laica e razionale che cerca di avvicinarsi ad una visione sempre più “scientifica” ed “oggettiva” dell’uomo e tende ad attaccare collegi e curricoli giudicati portatori di una cultura anti-moderna, retorica ed inefficace.
Per questo molti intellettuali non si limiteranno a proporre nuove teorie pedagogiche, ma si faranno anche promotori o realizzatori di progetti pedagogici, per i quali richiederanno un intervento dello Stato con il quale riformare l’organizzazione, i programmi e la didattica della scuola. Nel contempo anche la famiglia e i ruoli familiari vengono caricati di un nuovo significato pedagogico.
– Rousseau –
Vita e opere: Jean Jacques Rousseau nasce a Ginevra il 28 giugno del 1712. figlio di un orologiaio e privo della madre fin dalla nascita, ha un’educazione disordinata. Nel 1728 fugge da Ginevra, e dopo numerose peripezie, trova rifugio a Chambery presso Madame de Warens, che esercita un influsso notevole sulla sua vita come madre, amica ed amante al tempo stesso. Nel 1741 si stabilisce a Parigi dove entra qualche anno più tardi in relazione con i filosofi e in particolare con Diderot. Nel 1745 conobbe una donna, Thérèse Levasseur, che più tardi sposerà e dalla quale non si separerà fino alla morte, generando con essa cinque figli che vengono affidati, uno dopo l’altro, all’orfanotrofio. Nel 1750 pubblica il “Discorso sulle scienze e le arti”, il quale gli procura grande successo presso la società parigina, ma il temperamento timido e scontroso del filosofo non favorisce le relazioni sociali. Tornato per qualche tempo a Ginevra, Rousseau dà alle stampe il secondo discorso “Sull’origine ed i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini” (1754). In seguito si stabilisce di nuovo a Parigi; in questo periodo rompe i rapporti con l’ambiente degli enciclopedisti e compone le sue opere maggiori: il romanzo epistolare “La Nuova Eloisa” (1761), il capolavoro di filosofia politica “Il contratto sociale”, e l’ “Emilio” (1762). Ma l’ “Emilio” viene bruciato per empietà a Parigi e Rousseau deve riparare in Svizzera, dove inizia a scrivere le “Confessioni” (uscite postume fra il 1782 e il 1789). Nel 1765 accetta l’ospitalità in Inghilterra del filosofo David Hume, ma rompe presto anche con lui, sospettandolo di inesistenti congiure con i suoi nemici. Ritorna dunque in Francia, dove conclude la sua vita errabonda ed inquieta, descritta nei “Sogni di un viandante solitario” nel 1778.
Il pensiero: Rousseau è una formidabile “contraddizione” rispetto alla società del suo tempo e a quella stessa cultura illuministica a cui per un certo periodo si è legato. Ma egli accetta ed esalta questo ruolo; egli si sente portatore di una Riforma, che dovrà essere radicale. Non si può scendere a compromessi, adeguarsi alle regole: occorre che l’uomo si reintegri nella sua bontà naturale per diventare artefice del cambiamento sociale totale. Alla base dell’educazione c’è la realizzazione di un progetto morale e politico. L’ “uomo naturale” deve essere riscoperto e conservato nel bambino: una natura che bisogna conoscere ed assecondare nel suo sviluppo, nel rispetto di ciò che vi è già, che deve essere rispettato nella sua naturalità originaria.
Rousseau fu considerato il “padre” della pedagogia contemporanea, l’autore che operò una “rivoluzione copernicana” in campo pedagogico ponendo al centro delle sue teorie, il bambino.
Elaborò, inoltre, una nuova immagine dell’infanzia articolata in tappe evolutive, fra loro diverse per capacità cognitive e atteggiamenti morali.
Rousseau individua, poi, le cause del male della società e trova un’unica risposta possibile alla corruzione sociale, che consiste nella rifondazione della società stessa, realizzata attraverso la riscoperta dell’originaria bontà umana. Per riportare l’uomo al bene originario non è necessario né possibile riportarlo alla condizione di selvaggio, sia perché la società non può essere distrutta, sia perché non si può affermare che tutto il bene risieda nello stato di natura e tutto il male nello stato sociale. Rousseau non critica la società in sé, ma la società come si è andata storicamente configurando; occorre, quindi, riorganizzare la società su basi nuove: la riscoperta della natura umana nella sua essenzialità e libertà. Da ciò nasce la necessità di un’educazione “nuova” che formi un uomo nuovo. Quest’educazione dovrà essere naturale, perché chi obbedisce alla natura non può che dirigersi verso il bene.
Il “Contratto sociale” e l’ “Emilio” si integrano nell’idea rousseauiana che la rifondazione della società consista in primo luogo nel rinnovamento dell’individuo. Infatti non si può ipotizzare un’influenza positiva della società sul singolo se prima non si è reso “positivo”, appunto, il singolo. Solo dalla persona riscoperta nella sua natura originaria potrà originarsi il cittadino che dovrà migliorare la società in cui si inserirà, in cui sarà possibile vivere in una condizione di uguaglianza e libertà simili a quelle dello “stato di natura”.
Per rendere lo “stato di società” quanto più simile allo “stato di natura”, occorre partire dal fanciullo, la cui educazione deve seguire lo sviluppo naturale. L’educazione naturale mira a salvaguardare la spontaneità e l’autonomia della persona nella società. L’educazione mira a ricondurre l’uomo all’unità originaria del proprio essere: pertanto essa dovrà passare necessariamente nell’intimità della coscienza dove si colloca il sentimento.
Educare secondo natura significa rispettare nell’itinerario educativo la naturalità dell’uomo, ma ciò comporta anche rispettare le varie fasi dello sviluppo psicologico dell’allievo, commisurando ad esse contenuti e metodi dell’insegnamento.
Un’educazione che rispetti la natura dell’allievo risponderà, inoltre, alle sue richieste, ai suoi bisogni, ai suoi interessi e alle sue inclinazioni, salvaguardandone l’individualità e la libertà.
Infine, possiamo dire che il pensiero pedagogico di Rousseau verte su due modelli, quello dell’ “Emilio”, in cui al centro vi sono i concetti di educazione negativa, di educazione indiretta e il ruolo dell’educatore, e quello del “Contratto sociale” che si basa su un’educazione socializzata regolata dall’intervento dello Stato.
– Emilio –
L’ “Emilio” la grande teoria pedagogica: E’ un romanzo pedagogico composto da Rousseau a partire dal 1753/54 ed è strettamente legato ad altre opere rousseauiane, quali il “Contratto sociale” e la “Nuova Eloisa”.
Il tema fondamentale dell’ “Emilio” consiste nella teorizzazione di un’educazione dell’uomo in quanto tale attraverso un suo “ritorno alla natura”. Ovvero Rousseau mette in evidenza i bisogni più profondi del bambino valorizzando le caratteristiche specifiche dell’infanzia.
Inoltre, alla base di questo romanzo vi è un’accesa polemica contro la pedagogia di quel tempo. Rousseau, quindi, attua una critica nei confronti dei Gesuiti e dei collegi sostenendo che le tecniche educative da loro attuate sono artificiali e trascurano i veri bisogni dell’essere umano.
L’opera di Rousseau immagina di seguire la crescita e la formazione di un fanciullo dalla nascita al matrimonio. Emilio è un bambino orfano e nobile che verrà condotto in una campagna dove maturerà sotto la giuda vigile ed attenta del precettore.
La formazione dell’uomo naturale, esemplificato in Emilio, si compie attraverso cinque grandi tappe che Rousseau affronta nei cinque libri della sua opera.
Così facendo, Rousseau divide lo sviluppo umano in fasi di cui descrive le modalità caratteristiche nella dimensione cognitiva ed affettiva, anticipando così lo studio della psicologia evolutiva. Ciascuna fase ha una propria maturità che ne costituisce la perfezione. La perfezione dell’infanzia consiste nel realizzare tutto quanto in questa età è necessario realizzare.
L’educazione di Emilio verrà così ripartita in diversi momenti, ciascuno dei quali con caratteri e compiti particolari. Soprattutto non bisogna cercare di accelerare lo sviluppo; l’educazione deve essere centrata sulle caratteristiche e modalità della sua età.
I Libro: Si apre con l’enunciazione del “gran principio” della bontà originaria dell’uomo e della sua degenerazione nei rapporti sociali. Ma Rousseau sostiene che la crescita del bambino dipende dall’educazione. Tutto ciò che abbiamo quando nasciamo ci viene fornito dall’educazione, impartita da “tre maestri”: la natura, gli uomini e le cose. La natura provvede allo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi; gli uomini all’uso che ne facciamo; le cose all’acquisizione dell’esperienza e degli oggetti. Se i contributi di queste tre educazioni si contraddicono, l’alunno sarà educato male.
Rousseau poi, elenca una serie di errori pratici nell’educazione tradizionale, come l’uso delle fasce che limitano la libertà di movimento, le cure e le precauzioni eccessive, le lusinghe e le minacce.
Il primo allevamento e il nutrimento del bambino sarà responsabilità esclusiva della madre, il cui compito viene esaltato da Rousseau come apportatore di armonia e felice sviluppo del neonato. Tuttavia egli verrà presto sottratto alla madre per affidarlo alle cure di un precettore.
Secondo Rousseau, poi, l’educazione naturale va condotta in mezzo alla natura, dove l’ambiente rinvigorisce il corpo e l’anima, e la società non può esercitare il suo effetto corruttore.
L’educatore, inoltre, deve provvedere affinché Emilio non contragga abitudini che lo rendano schiavo e lo devino dai suoi bisogni naturali.
Inoltre, nel I libro, Rousseau dà ampio spazio al tema dell’apprendimento del linguaggio e ci dice che gli adulti devono rispettare i tempi di questo sviluppo e devono cominciare col fornire gradualmente pochi termini, ben distinti, ben pronunciati e collegabili ad oggetti sensibili nell’esperienza del bambino.
II Libro: (3-12 anni) Nella seconda età evolutiva, Emilio imparerà innanzitutto a muoversi e a parlare, a conquistare coscienza di sé e autonomia. Poiché la sua esperienza è ancora incentrata sulle emozioni del piacere e del dolore, è a partire da esse che si dovrà organizzare la sua educazione.
Emilio sarà libero di muoversi e di agire: le piccole cadute lo aiuteranno a conoscere e dominare il dolore; la vita all’aria aperta e il libero esercizio del corpo nel gioco e in piccoli lavori manuali lo renderanno più sano e vigoroso.
Poiché egli non è capace di ragionare in astratto, non si pretenderà questo da lui; l’esperienza delle cose e gli esempi saranno sufficienti: la sua “ragione sensitiva” basata sul concreto sarà in grado di trarre le conseguenze. La sua educazione passerà soprattutto attraverso i sensi e il corpo, spinta dall’interesse.
Inoltre, il precettore dovrà fare in modo che egli otterrà quello che chiede solo se ne ha effettivamente bisogno.
Rousseau sostiene che bisogna rispettare la legge di natura e permettere che Emilio assuma conoscenze, abitudini e norme dalla legge stessa delle cose in quanto la natura non insegna mai il male.
Il metodo del precettore sarà, dunque, inattivo, la sua educazione negativa: consisterà nel togliere le cattive influenze, non nel fornire precetti. Inoltre, l’attività educativa del precettore sarà indiretta, cioè il maestro “farà tutto senza far nulla”, dando ad Emilio l’impressione che le sue esperienze siano casuali.
III Libro: (12-15 anni) Rousseau chiama questo periodo l’ “età dell’utile” e a suo parere è il più prezioso dell’esistenza e, data la sua estrema brevità, deve essere attentamente amministrato dal punto di vista educativo. Se prima era opportuno “perdere tempo”, in questa fascia d’età, il tempo è così breve che l’attività educativa deve scegliere cosa fornire all’allievo senza la pretesa di poterlo rendere sapiente.
All’attività del corpo subentra quella dello spirito che cerca di istruirsi. Emilio è curioso di tutto e l’insegnante deve indirizzare bene questa curiosità. Il passaggio dalle conoscenze sensibili a quelle intellettuali avverrà attraverso l’esperienza diretta incentrata sull’esplorazione dell’ambiente. Il suo maestro allenerà Emilio a cercare in sé stesso i mezzi di indagine e a non ricorrere ad altri se non dopo aver riconosciuto la propria insufficienza.
L’errore non verrà corretto dall’adulto, ma dalla scoperta di Emilio stesso: è fondamentale che egli non sappia nulla perché gli è stato detto, ma solo perché lo ha compreso da sé.
Nella terza età educativa, dunque, l’istruzione di Emilio continuerà per forma indiretta, sarà incentrata sull’utilità, sull’interesse e sullo sforzo.
La lettura non verrà particolarmente incoraggiata; una sola lettura viene consigliata: “Robinson Crusoe” che rispecchia l’autosufficienza del fanciullo.
Rousseau esamina, inoltre, il valore formativo del lavoro manuale. Emilio verrà indirizzato a fare il falegname, il quale è un lavoro pulito, utile che mantiene il corpo in esercizio. Emilio dovrà comprendere il valore profondamente umano ed educativo del lavoro.
IV Libro: (15-20 anni) In questa fase, Emilio impara a ragionare in modo astratto, dunque il suo percorso educativo dovrà avvenire secondo modalità differenti, ma ancora una volta dovrà fondarsi sulla natura.
Inoltre, il precettore sarà molto attento a non favorire in Emilio l’insorgere precoce e incontrollato delle passioni. Ciò comporterà la necessità di un’educazione sessuale anche se Rousseau ritiene che su alcuni argomenti il giovane dovrebbe essere ancora lasciato nella totale ignoranza. Tuttavia, poiché la sua curiosità verrà sicuramente destata dall’esperienza, conviene che apprenda presto ciò che non si potrà negargli a lungo. A tal proposito Rousseau afferma che se l’educatore non è sicuro di poter far ignorare fino ai 16 anni la differenza fra i sessi, faccia in modo che l’alunno l’apprenda prima dei 10 anni. L’educazione sessuale consisterà nel chiamare le cose con il loro nome; si parlerà ad Emilio in modo semplice di tutto, così che in lui non nasca il sospetto che si voglia nascondergli qualcosa.
Poi, Rousseau espone il tema della religione e a tal proposito, sostiene che le diverse religioni non sono altro che variazioni del Credo fondamentale; Emilio, quindi, non verrà educato ad una religione specifica, ma sarà messo nelle condizioni di poter scegliere con l’uso della ragione la propria religione.
V Libro: Emilio verrà finalmente avviato all’incontro con Sofia e al matrimonio. Ma Sofia dovrà essere, a sua volta, educata nel modo opportuno per giungere a questo passo. L’educazione femminile sarà indirizzata al matrimonio e alla procreazione. Sofia verrà, innanzitutto, preparata alle conoscenze pratiche utili al governo della casa. Verrà anche avviata ad una certa cultura, al buon gusto, alla formazione morale e religiosa.
Emilio troverà Sofia dopo un lungo viaggio a piedi, a diretto contatto con la natura e in compagnia del precettore.
Rousseau ritiene che il viaggiare sia fonte di istruzione che permette all’individuo di conoscere l’indole dei vari popoli.
Il romanzo termina con il matrimonio e la nascita di una nuova famiglia fra Emilio e Sofia. A questo punto, il precettore rinuncia alla sua autorità su Emilio; lo lascerà con la certezza di aver trasformato, a sua volta, in educatore l’alunno di un tempo.
- Elaborazione personale-
Indubbiamente l’ “Emilio” costituisce fin da subito, un’opera che, per la problematicità delle sue tesi, dà luogo a dibattiti e a prese di posizioni a favore o meno del suo autore. Senz’altro, il suo influsso sulla pedagogia romantica ed illuministica (e non solo) è enorme. Infatti basti pensare che sulla fine dell’Ottocento, la maggior parte delle tesi pedagogiche, contiene espliciti riferimenti a Rousseau. Tuttora, la ricerca pedagogica continua a individuare in Rousseau un punto di riferimento importante per i problemi dell’individualizzazione dell’insegnamento-apprendimento.
Rousseau afferma la necessità di un’educazione “puerocentrica” basata sulle conoscenze dell’età evolutiva e sul rispetto pedagogico di essa. Infatti, egli sostiene che l’educazione è efficace solo se si fonda sulla comprensione della differenza fra l’uomo e il bambino, il quale deve essere posto al centro del processo educativo.
Grazie a questa prospettiva, Rousseau è stato considerato fra i padri dell’Attivismo pedagogico e della psicopedagogia del Novecento.
Ma nonostante ciò, le tesi di Rousseau, talvolta, sono state considerate un po’ troppo forti per poter essere applicate realmente in campo pedagogico. Rousseau si preoccupa di formare un uomo buono, che non sia corrotto dalla società (considerata “malvagia”) e quindi propone di educare Emilio lontano dalla società, in campagna.
Ma per una buona educazione, sappiamo che l’individuo ha bisogno di vivere e crescere a contatto dell’ambiente sociale, altrimenti si avrà un individuo non educato sul versante della socializzazione.
Quest’ultima, sappiamo che è di vitale importanza per l’uomo e senza di essa, l’uomo non sarebbe educato al 100% .
Troppo forti sono le critiche fatte da Rousseau alla società del suo tempo; non si può educare senza tener conto dei valori della società in cui avviene il processo educativo, e, inoltre, bisogna tener conto dei fattori economici, politici e culturali di essa.
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