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27 Gennaio 2019Poesia e musica
27 Gennaio 2019Leon Battista Alberti
Nasce a Genova il 18 febbraio 1404 da una ricca famiglia fiorentina in esilio.
Inizia i suoi studi a Padova e in seguito si trasferisce a Bologna dove prende la laurea in Diritto canonico nel 1428.
In seguito alla morte del padre si trova in ristrettezze economiche che lo spingono ad intraprendere la carriera ecclesiastica. Nel 1432 si reca a Roma e prende gli ordini minori.
1438-1439 risiede a Firenze a seguito della Curia per partecipare al ”Concilio dei Greci”, che avrebbe dovuto stabilire la riunificazione della Chiesa d’Occidente con quella d’Oriente.
Questo periodo è molto importante per la sua formazione artistica in quanto ha modo di frequentare artisti come Donatello e Filippo Brunelleschi.
1443 torna definitivamente a Roma dove muore nell’aprile del 1472.
Alberti modello di umanista
È comunemente definito “modello dell’Umanista” del Quattrocento in quanto fu:
1.profondo ammiratore delle opere classiche nei confronti delle quali non si mostrò mai servile né puro imitatore, ma se ne servì per andare oltre e per ampliare le conoscenze umane;
2.sostenitore del valore dell’esperienza acquisita non solo sui libri, ma anche con la frequentazione degli uomini e della società. Non considerò mai lo studio e l’erudizione fini a se stessi, ma sempre come mezzi per arricchire e migliorare la vita umana, sia negli aspetti morali che in quelli pratici;
3.rappresentante del nuovo intellettuale laico e del nuovo uomo rinascimentale che, desideroso di godersi la vita, considera la religione non più come continua rinuncia e ascesi mistica, ma come arte di “ben vivere, umanamente vivere questa vita che è pur dono di Dio, in questo mondo che è pur tempio di Dio“.
Alberti coniuga cultura scientifica e umanistica
Viene definito “uomo universale” del Rinascimento in quanto:
compì studi letterari, ma anche matematici e scientifici (durante il periodo padovano), che gli permisero di farsi portatore delle «due culture», quella umanistica e quella scientifica;
rivolse i suoi interessi a tutti i campi del sapere del tempo, acquistando una conoscenza veramente enciclopedica. Fu infatti architetto, pittore, letterato, filosofo, musico, fisico, chimico, pedagogo e matematico, anticipando la figura di Leonardo da Vinci.
Testo tratto dal testamento di Leon Battista Alberti
«[…] Nel caso in cui nella parentela nessuno si trovasse in grado di profittare del lascito, dispongo di designare ad usufruirne due scolari poveri già iscritti alle lezioni dello studio bolognese, qualunque sia la loro origine.
Per godere di questa liberalità i prescelti debbono laurearsi in una qualsiasi delle discipline insegnate in quell’ateneo dove io stesso, giovane studente, conobbi le difficoltà di chi si trova ad affrontare gli studi nelle ristrettezze economiche.
Per l’infinito amore che mi lega all’architettura, alla quale dedicai il fiore dei miei studi, dispongo che venga messa a carico dell’eredità, senza limite di spesa, la somma necessaria a completare i lavori, già avviati su mio progetto, nella pieve di Gangalandi presso Firenze, della quale sono stato rettore per lunghi anni.
Investo il mio stimato cugino ed erede universale Bemardo Antonio Alberti del compito di fare imprimere a stampa l’opera mia più reputata, frutto delle mie amate speculazioni architettoniche: il trattato “De rè aedefìcatoria“. Affido alle sue cure, perché rimanga nella biblioteca di famiglia, il manoscritto mio più prezioso: la Historia naturalis” di Plinio.»
Leon Battista Alberti il letterato
Molto vasta e di grande importanza è la produzione letteraria di Leon Battista Alberti. Scrisse molte opere in latino, tra cui i dialoghi Intercoenales, che costituiscono la prima imitazione europea delle satire del greco Luciano, il Momus, la commedia Philodoxeos (1424), e gli Apologi (1437), una sorta di breviario della sua filosofia di vita. Fra i trattati particolarmente significativi sono il De pictura, il De re aedificatoria, il De statua e il Descriptio urbis Romae.
Ma egli difese anche con forza il valore del volgare sostenendo la sua potenzialità di esprimere qualunque contenuto e di rivolgersi ad un numero più ampio di persone . Perché acquisti dignità è sufficiente, che i letterati comincino ad utilizzarlo rimediando alle sue mancanze sintattiche e lessicali tramite il latino. Per promuoverne l’utilizzo organizzò nel 1441 a Firenze con l’aiuto di Piero de’ Medici un concorso poetico, il «Certame coronario», in volgare, sul tema dell’amicizia.
Tra i dialoghi in volgare i più importanti sono i Libri della famiglia e i Della tranquillità dell’anima, il Deiphira, in cui, probabilmente a seguito di una delusione amorosa personale, spiega come fuggire da un amore iniziato male, e il Ecatonfilea.
Scrive anche un’autobiografia, nella quale tuttavia egli parla di se stesso in terza persona, e per questo è stata per molto tempo ritenuta anonima. Quest’opera fornisce molte importanti informazioni sulla sua vita, ma purtroppo non va oltre il 1438.
Leon Battista Alberti il matematico
Leon Battista Alberti fu anche un grande matematico. Riguardo questa materia scrisse un opuscolo intitolato Ludi rerum mathematicarum (prima del 1452) che dedicò a Meliaduso d’Este.
Descriptio Urbis Romae
QUANDO ? L’opera fu composta intorno al 1434, due anni dopo l’arrivo a Roma come “abbreviatore apostolico.
COME ? Trattato in lingua latina.
COSA ? In quest’opera l’Alberti realizza il primo studio sistematico per una ricostruzione della città romana. Partendo dall’arte dell’antichità elabora la teoria per cui la bellezza è armonia, esprimibile matematicamente, fra il tutto e le sue parti: nel “proporzionamento” degli edifici romani sta la base della progettazione architettonica. Questa visione armonica è presente in tutte le sue opere. In seguito, quando arriva a Firenze, ritrova nell’arte di Brunelleschi, Masaccio e Donatello l’affermazione dei suoi stessi principi. Sempre in quest’opera elabora un metodo di eccezionale importanza per la cartografia basato sull’uso delle coordinate polari.
Leon Battista Alberti grammatico
L’Umanesimo spinge a una netta divaricazione negli usi:
® il latino doveva essere dedicato alla cultura, cioè a usi letterari e paraletterari,
® il volgare doveva essere riservato alle scritture della vita pratica come le lettere personali, i libri di famiglia, le cronache, i contratti, ecc.
Leon Battista Alberti (Genova 1404- Roma 1472): prevedeva per il volgare un uso simile a quello del latino nell’antichità.
Scrisse intorno al 1442 la prima Grammatica del toscano, basata non su modelli del fiorentino trecentesco, ma sul fiorentino colto dell’epoca.
Il toscano su base fiorentina si dota così ben presto delle caratteristiche fondamentali che fanno di una parlata una vera e propria lingua.
Gli umanisti spingono per una codificazione scritta del volgare.
Nasce così il primo modello di italiano standard.
La grammatica è l’insieme finito di regole necessarie alla costruzione di frasi, sintagmi e parole di una determinata lingua naturale.
Il termine si riferisce anche allo studio di dette regole.
Il termine grammatica significa letteralmente “arte (o tecnica) della scrittura“ da greco grammatiké (sottinteso téchne);
http://it.wikisource.org/wiki/Grammatica_della_lingua_toscana
ORDINE DELLE LETTERE
i r t d b v n u m p q g c e o a x z l s f ç ch gh
- VOCALI a ę e̍ e̓ i o ô u
ę coniunctio
e̍ verbum
e̓ articulus
L’e aperta /ɛ/, in italiano, è un fonema distinto dall’e chiusa /e/: si pensi a coppie minime come e /e/ (congiunzione) e è /ɛ/ (voce del verbo essere), légge /e/ (sostantivo, “norma”) e lègge /ɛ/ (dal verbo leggere), pésca /e/ da pescare e pèsca /ɛ/ “frutto“.
Accento acuto ´: pronuncia chiusa;
Accento grave `: pronuncia aperta.
Ogni parola e dizione toscana finisce in vocale.
Le cose in molta parte hanno in lingua toscana que’ medesimi nomi che in latino.
Non hanno e’ Toscani fra e’ nomi altro che masculino e femminino.
E’ neutri latini si fanno masculini.
Grammatica della lingua toscana
Masculini che cominciano da consonante:
Singulare: EL cielo Plurale: E’ cieli
Masculini che cominciano da vocale
Singulare: LO orizonte Plurale: GLI orizonti
E’ nomi masculini che cominciano da s preposta a una consonante hanno articoli simili a quei che cominciano da vocale, e dicesi: LO spedo, LO stocco, GLI spedi, e simile.
‘ortografia italiana continua la scelta del sistema fiorentino di evitare alcune lettere, come la 〈k〉 e la 〈x〉, ben vive nell’uso medievale e frequentemente impiegate, fino a oggi, nella scrittura di molti volgari prima e dialetti poi.
l’uso di scrivere le preposizioni articolate come parole uniche si è affermato invece alla fine del Cinquecento (quando della ha cominciato a sostituire de la).
Tempio Malatestiano
I lavori di rifacimento della chiesa gotica di San Francesco a Rimini, nota anche come Tempio Malatestiano, iniziarono nel 1447, con il restauro della Cappella degli Angeli e della Cappella di San Sigismondo. Si rese però evidente la necessità di una ristrutturazione completa dell’edificio, che ne rinnovasse anche l’aspetto esterno secondo il gusto rinascimentale dell’epoca. È allora, intorno al 1450, che interviene l’Alberti. A lui venne affidato il progetto dell’esterno, ma è probabile che controllò anche i lavori dell’interno. Tuttavia il suo progetto non fu mai portato a termine a causa della cattiva sorte economica del committente, il Signor Sigismondo.
Santa Maria Novella
La chiesa presenta una pianta a croce latina, suddivisa in tre navate (quella centrale lunga 100 m). Le navate sono divise tramite pilastri polistili sostenenti archi e volte ogivali a crociera. Tra le cappelle si ricordano la cappella Pura, la cappella Rucellai, la cappella Bardi, la cappella Strozzi (alla testata del braccio sinistro del transetto, della metà del XIV secolo), la cappella Maggiore (al termine della navata centrale), la cappella di Filippo Strozzi e la cappella Gondi.
- Schemi proporzionali di Santa Maria Novella
- Schemi proporzionali di Santa Maria Novella
- Chiostri di S. Maria Novella
Annessi alla chiesa si trovano gli edifici del convento, con tre chiostri monumentali:
- il “Chiostrino dei Morti“;
- il “Chiostro Grande”;
- Il “Chiostro Verde”.
Il “Chiostro verde“, costruito dopo il 1350, con gli affreschi di Paolo Uccello “a terra verde” nella prima metà del XV secolo: su tre pareti. Sul lato orientale affreschi con “Storie della Genesi” di Paolo Uccello e la sua cerchia, sul lato meridionale Storie di Abramo, di altri artisti, e sul lato occidentale Storie di Giacobbe.
Restaurato nel 1859, fu danneggiato e nuovamente restaurato dopo l’alluvione del 1966.