Verifica di Storia sulla Seconda metà dell’ottocento
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27 Gennaio 2019Lettera a Madama Cristina di Lorena (1615) di Galileo Galilei
COMPITO DI ITALIANO E FILOSOFIA
Prima Prova – tipologia A (Analisi di un testo)
” Il motivo, dunque, che loro producono per condannar l’opinione della mobilità della Terra e stabilità del Sole, è, che leggendosi nelle Sacre Lettere, in molti luoghi, che il Sole si muove e che la Terra sta ferma, né potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne séguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesse asserire, il Sole esser per sé stesso immobile, e mobile la Terra.
Sopra questa ragione parmi primieramente da considerare, essere e santissimamente detto e prudentissimamente stabilito, non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che si sia penetrato il suo vero sentimento; A qual non credo che si possa negare esser molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole. Dal che ne séguita, che qualunque volta alcuno, nell’esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contradizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani ed occhi, e non meno affetti corporali ed umani, come d’ira, di pentimento, d’odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l’ignoranza delle future; le quali proposizioni ,sì come, dettante lo Spirito Santo, furono in tal guisa proferite da gli scrittori sacri per accomodarsi alla capacità del vulgo assai rozo e indisciplinato, così per quelli che meritano d’esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori ne produchino i veri sensi, e n’additino le ragioni particolari per che e’ siano sotto cotali parole profferiti: ed è questa dottrina così trita e specificata appresso tutti i teologi, che superfluo sarebbe il produrne attestazione alcuna.
Di qui mi par di poter assai ragionevolmente dedurre, che la medesima Sacra Scrittura, qualunque volta gli è occorso di pronunziare alcuna conclusione naturale, e massime delle più recondite e difficili ad esser capite, ella non abbia pretermesso questo medesimo avviso, per non aggiugnere confusione nelle menti di quel medesimo popolo e renderlo più contumace contro a i dogmi di più alto misterio. Perché se, come si è detto e chiaramente si scorge, per il solo rispetto d’accommodarsi alla capacità popolare non si è la Scrittura astenuta di ad’ombrare principalissimi pronunziati, attribuendo sino all’istesso Iddio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza, chi vorrà asseverantemente sostenere che l’istessa Scrittura, posto da banda cotal rispetto, nel parlare anco incidentemente di Terra, d’acqua, di Sole o d’altra creatura, abbia eletto di contenersi con tutto rigore dentro a i puri e ristretti significati delle parole? e massime nel pronunziar di esse creature cose non punto concernenti al primario instituto delle medesime Sacre Lettere, ciò è al culto divino ed alla salute dell’anime, e cose grandemente remote dalla apprensione del vulgo.
Stante, dunque, ciò, mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima essecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accommodarsi all’intendimento dell’universale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al nudo significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all’incontro, essendo la natura inesorabile ed immutabile, e mai non trascendente i termini delle leggi impostegli, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi d’operare sieno o non sieno esposti alla capacità degli uomini; pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio, non che condannato per luoghi della Scrittura che avessero nelle parole diverso sembiante; poi che non ogni detto della Scrittura è legato a obblighi così severi com’ogni effetto di natura, né meno eccellentemente ci si scuopre Iddio negli effetti di natura che ne’ sacri detti delle Scritture: 9 che volse per avventura intender Tertulliano in quelle parole: Nos defínimus, Deum primo natura cognoscendum, deinde doctrina recognoscendum: natura, ex operibus; doctrina, ex praedicationibus.
Galileo Galilei, Lettera a Madama Cristina di Lorena, 1615
Rispondi a queste domande:
1) Lo scontro tra Galilei e la Chiesa Cattolica rimanda essenzialmente ad una discordante interpretazione della validità della “ipotesi” copernicana e ad una diversa considerazione dei passi biblici contrastanti con la teoria eliocentrica.
Analizzando il testo, desumi:
a) con quali argomentazioni Galilei risolve l’apparente opposizione tra le verità rivelate e le verità della scienza;
b) qual è per Galilei il compito e il significato della Sacra Scrittura ed il suo rapporto con la scienza.
2) Galileo afferma che “nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare…. ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie”.
a) Che cosa comporta il rifiuto del principio di autorità?
b) Che cosa significa l’espressione “sensate esperienze”?
c) Che cosa sono e che ruolo hanno nel metodo scientifico le “dimostrazioni necessarie”?
3) Quale immagine della natura emerge dal testo galileiano?
4) Galilei accenna nel testo alla capacità degli uomini di cogliere le recondite ragioni della natura.
a) Che validità hanno le ipotesi scientifiche ? (vedi domanda 1)
b) A cosa si deve rivolgere l’indagine scientifica ?
c) Che differenza sussiste tra la conoscenza umana e quella divina?
5) Esamina la prosa della lettera e spiega le caratteristiche dello stile di Galilei
6) Inserisci questa lettera all’interno dell’opera di Galilei.