NOMI DELLA III DECLINAZIONE – lessico greco
15 Agosto 2012Il TFA: un sintomo del male che intossica la scuola – di Enrico Maranzana
22 Agosto 2012LETTERA AL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO SUL CONCORSO DIRIGENTE SCOLASTICO
13/08/2012
Vi invio, in allegato, la lettera da me inviata al Presidente della Repubblica, in merito al concorso per dirigenti scolastici. Grazie per l’attenzione e buon lavoro!
Cordiali saluti
All’attenzione del Presidente della Repubblica
Illustrissimo Presidente Napolitano,
mi si dice che in genere le lettere dei cittadini indirizzate al Capo dello Stato, per ovvie ragioni, non passano per le sue mani, ma questa mia dovrebbe conoscerla personalmente, perché la questione in essa contenuta va al di là dell’interesse del singolo cittadino e investe una larga fascia della popolazione italiana.
Io sono la dott.ssa Antonella Mongiardo, ingiustamente esclusa dalle prove orali dell’ultimo concorso per Dirigenti scolastici, tenuto in Calabria. Con tutto il rischio di tediarLa, ma non posso fare a meno di raccontarLe l’assurda esperienza che mi è toccato fare, in modo che Lei sappia cosa succede nei pubblici concorsi in Italia, e in particolare nel Meridione.
E’notorio che sull’ultimo concorso nazionale per dirigenti scolastici c’è stata una tempesta di polemiche e di ricorsi. Tante denunce di candidati bocciati finite su giornali e riviste scolastiche, nonché venti interrogazioni parlamentari riguardanti le irregolarità commesse nel concorso a presidi.
Una grave irregolarità è stata recentemente censurata dal TAR Lombardia, dopo che è stata accertata la trasparenza delle buste contenenti i dati anagrafici dei candidati e quindi la violazione dell’anonimato, principio inderogabile nella correzione delle prove scritte in un pubblico concorso. Ciò dovrebbe indurre le istituzioni a estendere i dovuti controlli anche alle altre Regioni italiane. Potrebbe venir fuori che le più inspiegabili illogicità di questo genere di concorsi si annidino proprio nella fase di revisione delle prove scritte. Ad aiutare a fare chiarezza sono disponibili prove cartacee, elaborati, giudizi e verbali, su cui è possibile effettuare dei riscontri oggettivi.
Signor Presidente, io Le scrivo da una terra dove non di rado si legge sui giornali di concorsi truccati, di esami universitari falsificati, di lauree invalidate, di dirigenti di pubblici uffici inquisiti e rinviati a giudizio per gravi reati e abusi di potere contro la P. A.
Io ho voluto prospettare a Lei questo mio caso assai inquietante perché Lei è notoriamente un uomo di grande sensibilità e di raro equilibrio.
Dirò in sintesi qui di seguito in che modo io sono stata trattata dalla Commissione calabrese, composta dal professore Antonio Viscomi, dalla preside Maria Carmela Ferrigno e dal dott. Vincenzo Multari.
Il fatto
A dicembre ho sostenuto le due prove scritte, di cui conoscevo a menadito gli argomenti assegnati. La prima è stata valutata “insufficiente” , mentre la seconda non è stata affatto corretta. Se è vero che l’operato di una Commissione è insindacabile nel merito, è anche vero che esso deve sottostare ai precetti di logicità, di imparzialità, di ragionevolezza e perseguimento del pubblico interesse.
Io sono certa che entrambi i miei lavori siano molto validi. Non è immodestia la mia, è consapevolezza della mia preparazione e dei mezzi espressivi necessari per estrinsecarla nel modo migliore. Un tirocinio espletato e maturato nell’arco di anni, seguendo corsi e studiando giorno e notte su libri, codici e testi di legislazione scolastica. Uno studio paziente e tenace protratto sino agli ultimi momenti, in uno stato di continuo stress fisico ed emotivo, a causa di una difficile gravidanza e di un parto avvenuto poco prima della preselezione. Una dura prova, quest’ultima, che, malgrado tutto, ho superato con il voto di 92/100.
Da quando ho potuto avere accesso agli atti del concorso, è scattato l’allarme: ho avuto modo di leggere compiti (anonimi) di candidati ammessi agli orali infarciti di grossolani errori di concetto, di grammatica e sintassi. Un tema di fascia alta addirittura con periodi contorti e sconnessi, privi di senso logico, irriguardosi della concordanza dei tempi verbali e perfino di una corretta punteggiatura. Questi elaborati li conservo gelosamente in modo da poterli mostrare a chiunque me ne facesse richiesta. Se non ho ritenuto di inviarli a Lei è soltanto per risparmiarLe la vista di tali sconcezze linguistiche.
Ma ciò che maggiormente mi sconcerta e mi offende è il fatto che si siano voluti evidenziare dalla stessa Commissione errori grammaticali nel mio tema, mentre a ben guardare non se ne vede neppure uno. E’ scritto: “Insufficiente conoscenza della lingua, esposizione non scorrevole, rielaborazione pessima, errori morfosintattici, concetti riportati senza consapevolezza” . Anni di studio e di sacrifici sono stati vanificati in un attimo con delle X senza senso, messe accanto a giudizi prestampati e pretestuosi.
Ho fatto leggere il mio elaborato a mio padre, dott. Paolo Mongiardo, ex allievo di docenti della statura di Natalino Sapegno, Ugo Spirito, Ettore Paratore e Guido Calogero, ed egli stesso scrittore e saggista. Gli ho chiesto di revisionare il mio tema, evidenziandone tutti gli eventuali errori morfosintattici. Errori che la stessa Commissione, del resto, non ha evidenziato nella correzione degli elaborati. Egli mi ha attestato per iscritto che: “Nell’elaborato, all’infuori di due banali refusi, non si riscontrano errori, né ortografici, né morfosintattici. L’esposizione si presenta scorrevole e corretta sotto l’aspetto linguistico e grammaticale” .
Ma, essendo di mio padre, l’attestato non ha alcuna rilevanza giuridica. Per questo ho pensato di allegare alla lettera il mio elaborato insieme alla traccia e ai verbali, affinché altri, che non sono parte in causa, possano leggerlo e valutarlo con imparzialità. Peccato che non mi è dato esibire la mia seconda prova, mai corretta dalla Commissione, dalla quale sarebbe maggiormente emerso fino a che punto i commissari siano caduti in errore. Un tema sulla cultura d’impresa nella scuola, che ho svolto esaustivamente con impegno, con molta cura linguistica e profondità di idee, dando il meglio di me stessa, anche perché l’argomento in oggetto era uno dei miei preferiti. Purtroppo questo secondo lavoro è come mai fatto, mai esistito, svanito nel nulla.
La scorrettezza morfosintattica che la Commissione avrebbe rilevato in molti elaborati, compreso il mio, si rileva, invece, nella traccia consegnata ai candidati il primo giorno di scritti, recante la firma dei tre commissari, nella quale a un certo punto si legge: “…prevede che il dirigente possa di avvalersi…” .
Come può una Commissione che commette di simili strafalcioni avere credibilità quando è chiamata a giudicare la proprietà linguistica di professionisti con tanto di titoli di studio e anni di esperienza nell’ambito dell’istruzione? Già questo solo strafalcione denota incompetenza e/o superficialità. E comunque, in ogni caso, c’è molto da riflettere!
Il giudizio attribuitomi nella prima prova è aberrante e ingiurioso. Lo affermo all’insegna dei miei titoli accademici e professionali, nonché della mia attività di giornalista fin dal 2001. Ho avuto attestazioni di stima da parte di direttori di giornali e caporedattori, i quali mi hanno sempre affidato inchieste di rilievo e a volte anche scottanti, in cui era richiesta non solo la conoscenza della lingua, ma anche spirito critico e professionalità. Scrivo libri di divulgazione matematica. Ho conseguito la maturità scientifica con 60/60 e la laurea in Matematica con 110/110 presso la Sapienza di Roma, in un tempo in cui i laureati nella mia facoltà erano mosche bianche e quando per superare un esame con docenti di vaglia a livello internazionale bisognava spezzarsi la schiena sui libri. Dopo la laurea, ho vinto una borsa di studio biennale (l’unica in quell’anno accademico) presso la facoltà di statistica della Sapienza, dove ho anche conseguito il diploma biennale di specializzazione in “Ricerca operativa e strategie decisionali” . Un titolo che mi sono sudato sostenendo dodici esami e una tesi finale. Ho superato nel 2000 il concorso a cattedra in matematica, sostenendo lo scritto e un brillante colloquio orale, al termine del quale il presidente mi ha fatto lusinghieri complimenti. Ho seguito due master in dirigenza scolastica, in entrambi i quali ho discusso la tesi con il dott. Sergio Scala, vice Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del MIUR, che mi ha valutato con 29/30 e 30/30. Il dott. Scala si è complimentato con me per la mia relazione finale che “non è una tesi – disse – ma un vero e proprio libro” . Ricordo con orgoglio il giorno in cui il Prof. Luigi Aparo della facoltà di statistica di Roma, dopo avermi valutato con 30 e lode all’esame di teoria dei giochi, mi ha invitato a tenere dei seminari per gli specializzandi. E ci tengo a sottolineare che nel corso della mia carriera scolastica e professionale non ho mai conosciuto il significato della parola raccomandazione. Mai!
Dico questo, Signor Presidente, non per incensarmi, ma per rimarcare l’umiliazione che ho provato nel sentirmi dire, per la prima volta in vita mia, che sono un’ignorante che non conosce la lingua italiana e che non ha coscienza di ciò che scrive. Un giudizio orribile che è stato usato per moltissimi candidati, sulla cui pelle è stato impresso il marchio di demerito e di asinità da un sistema burocratico discutibile.
Plurilaureati, specializzati, giornalisti, collaboratori universitari, tutti dichiarati incapaci di intendere e di volere! E’ questa un’affermazione talmente grave che a scuola si può pronunciare per un alunno solo dopo averlo sottoposto a visita medica collegiale, seguita dalla richiesta di un insegnante di sostegno. Qui, in questo concorso, la taccia di incapace di intendere e di volere è stata espressa impunemente per i docenti. Un vero obbrobrio!
Possiamo esimerci dal chiederci: ma siamo sicuri che certi docenti siano veramente in grado di esprimere un giudizio obiettivo sulla conoscenza e preparazione grammaticale e sintattica di altri docenti partecipanti ad un pubblico concorso?
Ho partecipato con altri colleghi ad un ricorso collettivo al Tar Calabria, finalizzato all’annullamento della procedura concorsuale. Il Tar ha rigettato finora tutti i ricorsi individuali e collettivi, compreso quello della mia squadra. Io in verità non ho mai sperato nell’annullamento del concorso. Per me, la soluzione più possibile e più giusta consiste nell’annullamento delle precedenti correzioni e nella revisione di tutti gli elaborati da parte di una nuova Commissione.
Un’altra cosa poco chiara e alquanto equivoca è questa. Dopo lo svolgimento delle prove scritte, a tutti i candidati è stato chiesto di trasmettere i propri titoli personali ancora prima di sapere l’esito degli scritti (così era previsto dal bando). Ma, nel regolamento dei concorsi pubblici (art. 16 D.P.R. 487/1994) c’è scritto che i titoli devono essere comunicati dopo l’esito delle prove orali. Ciò ha senso perché essi devono servire a formare la graduatoria finale e quindi dovrebbero essere richiesti soltanto a chi ha superato tutte le prove. Che senso e che scopo ha avuto, dunque, questa richiesta innanzi tempo? E’ da credere che sia stata solo una fortuita coincidenza se molti candidati in possesso di titoli validissimi siano stati tutti esclusi dalle fasi finali del concorso? Io personalmente, per esempio, se fossi arrivata alla fine del percorso, avrei totalizzato, solo coi titoli, un punteggio di 11,5. E mi fa molto pensare il fatto che nella graduatoria di merito, pubblicata di recente, nei primi 50 posti si leggano punteggi bassissimi (persino di 2,5) nella colonna dei titoli. Non si vuole accusare nessuno, per l’amore di Dio, ma fa molto pensare il fatto che molti bocciati avevano un alto punteggio nei documenti in atti, mentre molti promossi avevano un punteggio basso. E’ a dir poco strano come in questo concorso i più alti siano diventati bassi e i più bassi siano diventati alti. Quel che di certo è dato sapere è che la posizione di tutti, degli alti e dei bassi, era a conoscenza dei commissari esaminatori prima ancora che venissero pubblicati gli esiti delle prove scritte.
In conclusione, Signor Presidente, ciò che Le chiedo è di intervenire con la sua autorevolezza, affinché possa farsi piena luce su questa vicenda. A questo punto solo Lei può fare in modo che venga accertata la verità e che si faccia giustizia. Le chiedo di darci un segnale forte, nell’interesse dei tanti candidati che, come me, hanno investito enorme quantità di tempo, di energie e di mezzi economici per prepararsi ad affrontare con serietà e dignità la suddetta selezione; nell’interesse dei tanti docenti che ogni giorno si spendono nelle proprie aule per educare i giovani alla dirittura morale e alla legalità; nell’interesse dei tanti cittadini onesti che credono nella meritocrazia e stigmatizzano il clientelismo; nell’interesse stesso dello Stato che deve garantire a tutti i cittadini il rispetto dei principi costituzionali di imparzialità e di buon andamento. Ma, soprattutto, glieLo chiedo per il bene dei nostri figli, ai quali speriamo di consegnare un giorno una società migliore di quella attuale.
Con i miei deferenti saluti e auguri di buon lavoro
dott.ssa Antonella Mongiardo