Il libro delle ore di Rilke
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2 Novembre 2022Rispondendo alle lettere di un poeta tedesco, che voleva seguire le sue orme, Rilke sintetizza la sua visione della vita e della poesia.
Rilke a Parigi
Nel 1902, Rilke si dirige a Parigi e si unisce a una colonia artistica a Worpswede.
Sua moglie, una scultrice, consente a Rilke di presentarsi a Rodin, di cui alla fine diventa il segretario.
Lettere ad un giovane poeta
Prima lettera: Parigi, 17 febbraio 1903
Mi domandate se i vostri versi sono buoni. Lo domandate a me. Lo avete già domandato ad altri, li mandate alle riviste, li confrontate con altri poemi e vi allarmate quando certe redazioni scartano i vostri tentativi poetici. D’ora innanzi (poiché mi avete permesso di consigliarvi) vi prego di rinunziare a tutto ciò. Il vostro sguardo è volto verso l’esterno. È questo, anzitutto, che non dovete più fare. Nessuno può portarvi consiglio o aiuto, nessuno. Entrate in voi stesso, cercate il bisogno che vi fa scrivere: esaminate se trae le sue radici dal profondo del vostro cuore. Confessate a voi stesso: morireste se vi fosse vietato di scrivere? Questo, anzitutto, chiedetevi nell’ora più silenziosa della vostra notte: “Sono veramente costretto a scrivere?”. Scavate dentro di voi in cerca della più profonda risposta. Se questa risposta sarà affermativa, se voi potrete far fronte a una così grave domanda con un forte e semplice: “io devo”, allora costruite la vostra vita secondo questa necessità.
(da Lettere ad un giovane poeta)
Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.
(da Lettere ad un giovane poeta)
“Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate;
accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza;
ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti.
E se anche foste in un carcere, le cui pareti non lasciassero filtrare alcuno dei rumori del mondo fino ai vostri sensi – non avreste ancora sempre la vostra infanzia, questa ricchezza preziosa, regale, questo tesoro dei ricordi?
Rivolgete in quella parte la vostra attenzione.
Tentate di risollevare le sensazioni sommerse in quel vasto passato; la vostra personalità si confermerà, la vostra solitudine s’amplierà e diverrà una dimora avvolta in un lume di crepuscolo, oltre cui passa lontano il rumore degli altri.
Sempre l’augurio che possiate trovare assai pazienza in voi da sopportare e assai semplicità da credere; che possiate acquistare sempre più fiducia in quello ch’è difficile e nella vostra solitudine tra gli altri.
E per il resto lasciatevi accadere la vita.
Credetemi: la vita ha ragione, in tutti i casi.
Non vi osservate troppo.
Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade;
lasciate che semplicemente vi accada”.
(da Lettere ad un giovane poeta)