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Dal prossimo anno scolastico, infatti, non potranno più essere adottati testi scolastici redatti esclusivamente in versione cartacea. Scartata l’ipotesi di renderli integralmente scaricabili dalla Rete – svantaggiosa dal punto di vista economico, ma anche da quello qualitativo -, i libri in formato cartaceo «saranno affiancati da contenuti digitali possibilmente interattivi che rappresentano un’opportunità per i ragazzi per migliorare sia sul piano dei linguaggi che dell’interazione», ha spiegato Giovanni Biondi, capo dipartimento per la programmazione al Ministero dell’Istruzione. Nelle scuole sarà perciò avviata una serie di iniziative, da «Classi 2.0» , per portare a scuola gli stessi strumenti tecnologici che usano i ragazzi, alla promozione di «call» rivolte agli editori, chiamati a costruire prototipi di testi che possano essere personalizzati al percorso dello studente».
Tuttavia, per Bruno Mari, direttore editoriale di Giunti Editore, sono ancora due le criticità da superare: «Da una parte la disponibilità tecnologica di accessi a Internet. Dall’altra la formazione della classe docente, che sul punto è ancora piuttosto “tiepida” », nonostante negli ultimi due anni 100 mila insegnanti siano stati preparati all’uso delle lavagne elettroniche e dei contenuti digitali. «Chiaramente non si può “trasformare” da un giorno all’altro un’intera generazione di docenti – ha osservato – la formazione deve essere incentivata, anche dal punto di vista dell’avanzamento di carriera».
Problematiche che portano a riflettere sulla natura stessa del «libro digitale», che per Leonardo Chiariglione, amministratore di CEDEO.net, acquista il suo valore a partire da due elementi: «Da una parte il suo formato, che incorpora la catena di rapporti di business che collegano chi scrive il libro e chi lo legge. Su questo fronte, l’obiettivo deve essere creare un mondo in cui le conoscenze dei diversi soggetti possono essere combinate in modo flessibile. Dall’altro lato, c’è il sistema di pagamento: nel mondo del “self publishing”, servono forme più flessibili, come appunto è il “micro payment”». Quello proposto dall’ideatore del progetto Digital Media Project, è un sistema di pagamenti telematici di «peso» ridotto, ma moltiplicati per una moltitudine di utenti, sul modello della vendita di file musicali sul Web. Un cambio di mentalità non indifferente, che presto – si augura Chiariglione – potrebbe tradursi nell’introduzione di uno standard Iso.