Sigmund Freud, il padre della Psicoanalisi
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2 Gennaio 2025Sigmund Freud è stato davvero il primo a teorizzare l’inconscio? Scopri quali pensatori possono essere considerati precursori delle sue idee e cosa ha reso il suo approccio rivoluzionario e unico
1. L’inconscio nella filosofia: Da Leibniz a von Hartmann
Leibniz: Il precursore dell’inconscio
Leibniz è considerato il primo filosofo a esplorare il concetto di inconscio. In contrasto con Cartesio e Locke, che equiparavano il pensiero alla coscienza, Leibniz sottolinea l’importanza delle “percezioni insensibili” o “piccole percezioni” che non sono accompagnate dalla consapevolezza. Egli afferma che lo spirito pensa sempre, ma queste percezioni non entrano necessariamente nel campo della coscienza, come avviene durante il sonno. Leibniz distingue due tipi di inconsapevolezza: quella derivante da percezioni passate e dimenticate, e quella derivante da percezioni che non hanno mai raggiunto il livello della consapevolezza.
L’idealismo tedesco e l’inconscio
L’idealismo tedesco eleva il concetto di inconscio da un piano psicologico a uno metafisico. Per Fichte, l’attività infinita dell’Io, delimitandosi, produce il non-Io. Questa creazione inconscia fa apparire gli oggetti come esterni a noi. Fichte chiama questa attività “immaginazione produttiva”, riprendendo un concetto di Kant ma in un senso diverso.
Schelling vede l’inconscio come un aspetto fondamentale dell’assoluto, che unisce Natura e Spirito, consapevolezza e inconsapevolezza. L’assoluto come realtà inconscia si identifica nella natura, considerata una forza creativa. Schelling afferma che “la natura comincia in maniera inconscia e finisce coscientemente”.
Schopenhauer e l’inconscio metafisico
Per Schopenhauer, l’inconscio è l’aspetto più originario della volontà, l’essenza noumenica del mondo. È un impulso misterioso e oscuro che non si identifica in alcun oggetto, una forza cieca che procede senza scopo. La coscienza è un prodotto tardivo, e solo quando emerge l’individualità umana, il mondo appare come rappresentazione, una mera apparenza fenomenica.
Eduard von Hartmann: L’inconscio come principio universale
Eduard von Hartmann, allievo di Schopenhauer, vede l’inconscio come l’essenza della realtà, un principio universale presente ovunque. Egli lo definisce come “la realtà collettiva di cui tutte le attività individuali sono i prodotti e gli elementi integranti”. Von Hartmann eleva l’inconscio a un ruolo provvidenziale, descrivendolo come un elemento ignoto che agisce con saggezza.
2. Nietzsche: La scoperta dell’inconscio e la destabilizzazione del soggetto
Nietzsche esplora il concetto di inconscio in “Aurora” e nelle opere successive, mettendo in discussione la centralità della coscienza. Egli afferma che gli esseri umani sono “sconosciuti a se stessi” e che le loro azioni sono guidate da istinti inconsci. Nietzsche critica la morale tradizionale, sostenendo che la mancanza di conoscenza delle motivazioni di un’azione confuta la responsabilità e la libertà del volere.
Nietzsche introduce il concetto di “conoscenza prospettica”, superando la rigida distinzione tra verità e illusione. Egli sostiene che la coscienza non è autonoma, ma è un’interpretazione di un’interpretazione orientata dagli istinti inconsci. Questa visione porta a una concezione della realtà come infinitamente interpretabile, senza un centro o un soggetto unificante.
3. L’inconscio freudiano
Sigmund Freud sviluppa il concetto di inconscio attraverso la pratica clinica, fondando la psicoanalisi. Egli scopre che le malattie nervose hanno origine in esperienze psichiche traumatiche, spesso dimenticate, rivelando una dimensione inconscia della psiche. Il sogno diventa la “via regia” per comprendere l’inconscio, espressione mascherata di desideri profondi e nascosti.
Freud introduce il concetto di “rimozione”, un meccanismo difensivo che allontana dalla coscienza i contenuti ideativi fonte di turbamento. Questi contenuti rimangono dinamicamente attivi nell’inconscio, trovando sfogo nel sogno e nel sintomo.
La teoria freudiana rivoluziona le teorie psicologiche tradizionali, decentrando la coscienza e rivelando l’inconscio come la base della psiche. Freud introduce due topiche: la prima descrive le istanze del conscio, preconscio e inconscio; la seconda le strutture dell’Io, dell’Es e del Super-io.
L’inconscio freudiano non è solo una dimensione psicologica, ma una realtà dinamica e complessa che influenza profondamente il comportamento umano.
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