I
parte
–
presentazione
–
innamoramento
II parte
–
scoperta della tresca
–
uccisione di Lorenzo
III
parte
–
visione
IV
parte
–
dissotterramento
–
vagheggiamento
|
Erano
adunque in Messina tre giovani fratelli e mercatanti1,
e assai ricchi uomini rimasi2 dopo la morte del padre
loro, il quale fu da San Gimignano; e avevano una lor sorella chiamata
Elisabetta3, giovane assai bella e costumata4,
la quale, che che se ne fosse cagione5, ancora
maritata non aveano.
E avevano
oltre a ciò questi tre fratelli in un lor fondaco6 un
giovinetto pisano chiamato Lorenzo, che tutti i lor fatti7
guidava e faceva; il quale, essendo assai bello della persona e
leggiadro molto, avendolo più volte Lisabetta guatato8,
avvenne che egli le incominciò straniamente9 a
piacere. Di che Lorenzo accortosi e una volta e altra, similmente,
lasciati suoi altri innamoramenti di fuori, incominciò a porre l’animo a
lei; e sì andò la bisogna10 che, piacendo l’uno
all’altro igualmente11, non passò gran tempo che,
assicuratisi12, fecero di quello che più disiderava
ciascuno.
E in
questo continuando e avendo insieme assai di buon tempo e di piacere,
non seppero sì segretamente fare, che una notte, andando Lisabetta là
dove Lorenzo dormiva, che il maggior de’ fratelli, senza accorgersene
ella, non se ne accorgesse. Il quale, per ciò che savio giovane era,
quantunque molto nojoso13 gli fosse a ciò sapere, pur
mosso da più onesto consiglio14, senza far motto o dir
cosa alcuna, varie cose fra sé rivolgendo intorno a questo fatto, infino
alla mattina seguente trapassò15. Poi, venuto il
giorno, a’ suoi fratelli ciò che veduto aveva la passata notte
d’Elisabetta e di Lorenzo raccontò; e con loro insieme, dopo lungo
consiglio, diliberò di questa cosa16, acciò che
né a loro né alla sirocchia17 alcuna infamia ne
seguisse, di passarsene tacitamente18,
ed’infignersi19 del tutto d’averne alcuna cosa veduta o
saputa infino a tanto che tempo venisse nel quale essi, senza danno o
sconcio20 di loro, questa vergogna, avanti che più
andasse innanzi, si potessero torre dal viso. E in tal disposizion
dimorando21, così cianciando22 e
ridendo con Lorenzo come usati23 erano, avvenne che,
sembianti faccendo24 d’andare fuori della città a
diletto25 tutti e tre, seco menaron26
Lorenzo: e pervenuti in un luogo molto solitario e rimoto27,
veggendosi il destro28, Lorenzo, che di ciò niuna29
guardia30 prendeva, uccisono31 e
sotterrarono in guisa che32 niuna persona se
n’accorse. E in Messina tornatisi dieder voce33
d’averlo per lor bisogne mandato in alcun luogo: il che leggiermente34
creduto fu, per ciò che spesse volte eran di mandarlo datorno usati35.
Non
tornando Lorenzo, e Lisabetta molto spesso e sollicitamente i fratei
domandandone, sì come colei a cui la dimora lunga36
gravava37, avvenne un giorno che, domandandone ella molto
instantemente38, che l’uno de’ fratelli disse: –
Che vuol dir questo? che39 hai tu a far di40
Lorenzo, che tu ne domandi così spesso? Se tu ne domanderai più41,
noi ti faremo quella risposta che ti si conviene -. Per che la giovane
dolente e trista, temendo e non sappiendo42 che, senza
più domandarne si stava e assai volte la notte pietosamente il
chiamava43 e pregava che ne venisse; e alcuna volta con
molte lagrime della sua lunga dimora si doleva, e senza punto
rallegrarsi, sempre aspettando si stava. Avvenne una notte che, avendo
costei molto pianto Lorenzo che non tornava, e essendosi alla fine
piangendo adormentata, Lorenzo l’apparve nel sonno, pallido e tutto
rabbuffato44, e con panni tutti stracciati e fracidi45:
e parvele che egli dicesse: – O Lisabetta, tu non mi fai altro che
chiamare, e della mia lunga dimora t’atristi46 e me
con le tue lagrime fieramente accusi; e per ciò sappi che io non
posso più ritornarci, per ciò che l’ultimo dì che tu mi vedesti i
tuoi fratelli m’uccisono -. E disegnatole47 il luogo
dove sotterato l’aveano, le disse che più nol chiamasse né l’aspettasse,
e disparve.
La
giovane, destatasi e dando fede alla visione, amaramente pianse. Poi la
mattina levata, non avendo ardire di dire alcuna cosa a’ fratelli,
propose48 di volere andare al mostrato luogo e di vedere
se ciò fosse vero che nel sonno l’era paruto49. E
avuta la licenzia d’andare alquanto fuor della terra50
a diporto51, in compagnia d’una che altra volta con
loro era stata52 e tutti i suoi fatti sapeva, quanto
più tosto poté là se n’andò, e tolte via foglie secche che nel luogo
erano, dove men dura le parve la terra quivi cavò53;
né ebbe guari54 cavato, che ella trovò il corpo del
suo misero amante in niuna cosa ancora guasto né corrotto: per che
manifestamente conobbe, essere stata vera la sua visione. Di che più che
altra femina dolorosa, conoscendo che quivi non era da piagnere55,
se avesse potuto volentier tutto il corpo n’avrebbe portato per dargli
più convenevole sepoltura; ma veggendo che ciò esser non poteva, con un
coltello il meglio che potè gli spiccò56 dallo
‘mbusto57 la testa, e quella in uno asciugatoio
inviluppata, e la terra sopra l’altro corpo58 gittata,
messala in grembo alla fante59, senza essere stata da
alcun veduta, quindi60 si dipartì, e tornossene a casa
sua. Quivi con questa testa nella sua camera, rinchiusasi, sopra essa
lungamente e amaramente pianse, tanto che tutta con le sue lagrime la
lavò, mille basci61 dandole in ogni parte. Poi prese
un grande e un bel testo62, di questi ne’ quali si
pianta la persa63 o il basilico, e dentro la vi mise
fasciata in un bel drappo; e poi messavi sù la terra, sù vi piantò
parecchi piedi64 di bellissimo bassilico salernetano,
e quegli da niuna altra acqua, che o rosata o di fior d’aranci o delle
sue lagrime non innaffiava giammai. E per usanza avea preso di sedersi
sempre a questo testo vicina e quello con tutto il suo desidèro
vagheggiare65, sì come quello che il suo Lorenzo teneva
nascoso: e poi che molto vagheggiato l’avea, sopr’esso andatasene
cominciava a piagnere, e per lungo spazio, tanto che tutto il basilico
bagnava, piagnea.
|
1.
mercatanti: mercanti. 2. rimasi: rimasti.
3.
Elisabetta: il nome Elisabetta si alterna a Lisabetta, forse per
eufonia. 4. costumata: di buoni costumi.
5.
che che : qualunque;
6.
fondaco: deposito per le merci;
7.
fatti: affari commerciali. 8. guatato:
guardato.
9.
straniamente: intensamente.
10.
la bisogna: la faccenda.
11.
igualmente: ugualmente. 12. assicuratisi:
preso coraggio.
13.
nojoso: doloroso.
14.
onesto consiglio: saggia decisione.
15.
trapassò: aspettò.
16.
di questa cosa: su questo fatto.
17.
sirocchia: sorella. 18. tacitamente: sotto
silenzio.
19.
infignersi: fingere.
20.
sconcio: scandalo.
21.
dimorando: aspettando. 22. cianciando:
chiacchierando. 23. usati: abituati. 24.
sembianti faccendo: fingendo.
25.
a diletto: a passeggio.
26.
menaron: condussero. 27. rimoto: lontano.
28
veggendosi il destro: presentandosi l’occasione.
29.
niuna: nessuna. 30. guardia: precauzione.
31.
uccisono: uccisero. 32. in guisa che: in modo
che.
33.
dieder voce: sparsero la voce. 34. leggiermente:
facilmente. 35. usati: abituati. 36. dimora lunga:
assenza.
37.
gravava: pesava. 38. instantemente: con
insistenza.
39.
che… che: ripetizione.
40.
che hai tu a far di: che cosa hai a che fare con.
41.
più: ancora. 42. non sappiendo: non sapendo
quanto
era
successo. 43. il chiamava: lo chiamava.
44.
rabbuffato: scarmigliato.
45.
fracidi: fradici.
46.
t’atristi: ti rattristi.
47.
disegnatole: indicatole.
48.
propose: decise.
49.
paruto: apparso.
50.
terra: città (Messina). 51. a diporto: a
passeggio.
52.
con loro era stata: aveva aiutato lei e
Lorenzo. 53. cavò: scavò.
54.
guari: molto.
55.
quivi non era da piagnere: non era il
luogo e
il caso di piangere.
56.
spiccò: tagliò. 57. dallo ‘mbusto:
dal busto.
58.
l’altro corpo: il resto del corpo. 59. alla fante:
alla fantesca.
60.
quindi: da lì.
61.
basci: baci.
62.
testo: vaso di terracotta.
63.
persa: maggiorana.
64.
piedi: piantine.
65.
vagheggiare: fare oggetto di cure amorose
|