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13 Settembre 2022L’avvento delle signorie approfondì la frammentazione degli stati italiani nel quattrocento, solo mitigata da un periodo di pace, terminato con la morte di Lorenzo il Magnifico e con le discese in Italia di re stranieri.
Le corti italiane nel quattrocento
Mentre in Europa si andavano formando o consolidando chiaramente degli Stati nazionali, in Italia il processo di unificazione non era nemmeno iniziato e, date le circostanze, non era neppure immaginabile.
La cartina politica dell’Italia era infatti composta da piccoli principati che in quanto a ricchezza e splendore potevano competere con le maggiori monarchie.
L’equilibrio.
Dopo la Pace di Lodi del 1454 in Italia le potenze regionali erano cinque: Ducato di Milano; Repubblica di Venezia; Signoria di Firenze; Stato della Chiesa; Regno di Napoli. La pace di lodi garantì un cinquantennio senza guerre chiamato «politica dell’equilibrio», che portò le corti italiane al loro periodo di massimo splendore in quanto a ricchezza, cultura, prestigio. E fece in modo che nessuna potesse imporsi sulle altre. L’equilibrio nascondeva però anche la loro debolezza: erano principati piccoli, sempre in competizione tra loro, molto deboli.
Rottura dell’equilibrio
Alla fine del Quattrocento l’equilibrio si rompe:
– 1492: Lorenzo del Medici, colonna portante dell’equilibrio italiano, muore senza lasciare eredi alla sua altezza, che potessero proseguire la sua acutissima politica di mediazione tra gli Stati.
– 1494: Ludovico il Moro, figlio cadetto di Francesco Sforza, usurpa il trono ducale che apparteneva al fratello e legittimo erede Gian Galeazzo. Quest’ultimo aveva sposato Isabella d’Aragona, figlia di Ferdinando Re di Napoli.
L’inizio delle «Guerre d’Italia». Questo gesto di Ludovico il Moro ruppe l’equilibrio e diede avvio ad una lunga stagione di guerre in Italia. Usurpando il trono era ovvio che il Ferdinando potesse da un momento all’altro attaccare Ludovico per rivendicare i diritti della figlia. Ludovico lo precede: invita Carlo VIII ad attaccare il Re di Napoli, col pretesto di far valere i propri diritti di successione al trono, che era appartenuto agli Angiò.
Discese di Carlo VIII e Luigi XII in Italia
La discesa di Carlo VIII. La spedizione di Carlo VIII a Napoli fu sostenuta economicamente dai banchieri genovesi, toscani e milanesi, e politicamente dai medici di Firenze, e fu una vera «passeggiata»: nel Febbraio 1495 Carlo VIII entra a Napoli praticamente senza versare una goccia di sangue.
Reazioni. Ma il facile successo di Carlo VIII mise tutti in allarme:
– a Firenze il popolo si ribellò ai medici accusandoli di un eccesso di servilismo verso il Re di Francia, e instaurò una Repubblica;
– il Papa promosse una lega antifrancese, sostenuta da Firenze, Milano (voltafaccia di Ludovico!), Venezia, Spagna e Impero.
La discesa di Luigi XII. Di fronte a tutta questa ostilità Carlo VIII lasciò Napoli e abbandonò l’impresa. Nel 1500 il suo successore, Luigi XII avviò una nuova spedizione in Italia e conquistò Milano. Poi stipulò un accordo segreto col Re di Spagna per spartirsi il Regno di Napoli e sbarazzarsi degli Aragonesi di Napoli: Napoli/Abruzzo alla Francia; Calabria/Puglia alla Spagna. L’Italia era ormai in preda all’arbitrio delle potenze straniere