L’insensatezza della proposta di valutazione della Fondazione Agnelli –…
21 Febbraio 2014“Alto come un vaso di gerani” di Giacomo Poretti
24 Febbraio 2014Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, paese dove mai come in questo momento la politica si sposa all’evento canoro più atteso. Un linguaggio particolare, quello che esprime il desiderio di cambiamento e di riscoperta dell’essenza della bellezza, sembra unire il passato al presente, all’urgenza di un futuro migliore che riesca a dare qualche speranza in più, le risposte ai tanti interrogativi della gente comune.
Politica e spettacolo sembrano darsi la mano, una passerella che si rinnova cambiando l’abito, cercando di meravigliare e attirare l’attenzione, di raccogliere ancora consensi e nuove convinzioni su chi e come potrà cambiare il volto dell’Italia. La speranza è l’ultima a morire lo sappiamo tutti, ma le parole e la musica sembrano ripetere le tonalità di canzoni già composte in passato perché le note sono sempre le stesse e prima o poi ritornano ad incontrarsi e a ricomporre la stessa melodia. Gli eventi ai quali assistiamo in questo periodo rivelano le profonde ferite di un paese sull’orlo del collasso, ci sono emergenze sociali che hanno lasciato e lasciano segni difficili da cancellare. C’è un inquinamento che pervade il senso della legalità e dei diritti, veleni che affiorano dalla rabbia e dal malcontento, dall’indifferenza e dall’impotenza. L’Italia di Sanremo impone la maschera di un carnevale in cui tutti sono obbligati a ridere e a scherzare, a vestire i panni di una vita diversa e irreale. E sulle note di una canzone, sulle parole che invitano a un nuovo risorgimento ognuno può guardare con occhi diversi la realtà perché, in fondo, le preghiere, le poesie e le traversate in alto mare sembrano di diritto appartenerci.
Laura Alberico