Dalla rivoluzione urbana alla storia degli Ebrei
8 Settembre 2015Gomorra di Roberto Saviano – di Mirko Famiglietti
8 Settembre 2015Scaletta del videoapprofondimento su youtube sul romanzo Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien del prof. Luigi Gaudio
Il genere fantasy
E’ opinione corrente che il genere fantasy rappresenti una letteratura buona solo per i ragazzi, se non addirittura i bambini, insomma una narrativa di serie B. Eppure questo romanzo ha molto da dire agli uomini di oggi.
E’ opinione corrente che il genere fantasy rappresenti una letteratura buona solo per i ragazzi, se non addirittura i bambini, insomma una narrativa di serie B. Eppure questo romanzo ha molto da dire agli uomini di oggi.
Il successo di Tolkien
Tolkien scrisse Lo Hobbit nel 1937, poco prima della seconda guerra mondiale, e poi la sua trilogia del Signore degli anelli nel secondo dopoguerra. Ebbene, di questi libri si sono venduti in totale più di 300 milioni di copie, più di qualsiasi altro scrittore contemporaneo. Perché? Risponde a questa domanda Michael Tolkien, il figlio dello scrittore, spiegandoci appunto cosa ha da dire un romanzo come lo Hobbit a noi lettori smaliziati.
«Almeno per me non c’è nulla di misterioso nell’entità del successo toccato a mio padre, il cui genio non ha fatto che rispondere all’invocazione di persone di ogni età e carattere, stanche e nauseate dalla bruttezza, dall’instabilità, dai valori d’accatto [di seconda mano, da elemosina], dalle filosofie spicciole che sono stati spacciati loro come tristi sostituti della bellezza, del senso del mistero, dell’esaltazione, dell’avventura, dell’eroismo e della gioia, cose senza le quali l’anima stessa dell’uomo inaridisce e muore dentro di lui» Michael Tolkien
Tolkien scrisse Lo Hobbit nel 1937, poco prima della seconda guerra mondiale, e poi la sua trilogia del Signore degli anelli nel secondo dopoguerra. Ebbene, di questi libri si sono venduti in totale più di 300 milioni di copie, più di qualsiasi altro scrittore contemporaneo. Perché? Risponde a questa domanda Michael Tolkien, il figlio dello scrittore, spiegandoci appunto cosa ha da dire un romanzo come lo Hobbit a noi lettori smaliziati.
«Almeno per me non c’è nulla di misterioso nell’entità del successo toccato a mio padre, il cui genio non ha fatto che rispondere all’invocazione di persone di ogni età e carattere, stanche e nauseate dalla bruttezza, dall’instabilità, dai valori d’accatto [di seconda mano, da elemosina], dalle filosofie spicciole che sono stati spacciati loro come tristi sostituti della bellezza, del senso del mistero, dell’esaltazione, dell’avventura, dell’eroismo e della gioia, cose senza le quali l’anima stessa dell’uomo inaridisce e muore dentro di lui» Michael Tolkien
Quando Gandalf propone a Bilbo di affrontare un’avventura, Bilbo risponde di no, perché le avventure “fanno fare tardi a cena” . Gandalf allora non si dà per vinto, e fa capitare il giorno dopo tredici nani nell’abitazione di Bilbo, che la mettono a ferro e fuoco, estinguendo tutte le provviste del povero Bilbo, che però, facendo emergere la natura TUC dei suoi antenati, si dichiara disposto a correre il rischio.
L’ospitalità
Non c’è nulla cui tenga maggiormente Bilbo della sua abitazione, e della sua dispensa. I Nani sono venuti a mette a soqquadro l’una e l’altra. Eppure Bilbo non può fare a meno di accoglierli, in modo sospettoso, certo, ma ultimamente cordiale e amichevole. Qui ritorna un altro topos del genere epico sin dai tempi di Omero (quella di Tolkien è davvero l’Epica del XX secolo): l’ospitalità.
L’influenza del ramo Tuc della famiglia di origine di Bilbo
Infatti nel primo capitolo è scritto: “Bilbo Baggins è l’unico figlio di Belladonna Tuc e di Bungo Baggins (e zio adottivo di Frodo, aggiungiamo noi). I suoi genitori provenivano da due famiglie totalmente opposte: la famiglia da cui proveniva Bungo, i Baggins, era famosa per la sua rispettabilità e tranquillità, mentre la famiglia di Belladonna, i Tuc, era ricordata per la sua propensione verso le avventure. Bilbo, sebbene si comportasse esattamente come ogni membro della famiglia Baggins, aveva ereditato inconsciamente anche alcune qualità della famiglia materna.”
Non c’è nulla cui tenga maggiormente Bilbo della sua abitazione, e della sua dispensa. I Nani sono venuti a mette a soqquadro l’una e l’altra. Eppure Bilbo non può fare a meno di accoglierli, in modo sospettoso, certo, ma ultimamente cordiale e amichevole. Qui ritorna un altro topos del genere epico sin dai tempi di Omero (quella di Tolkien è davvero l’Epica del XX secolo): l’ospitalità.
L’influenza del ramo Tuc della famiglia di origine di Bilbo
Infatti nel primo capitolo è scritto: “Bilbo Baggins è l’unico figlio di Belladonna Tuc e di Bungo Baggins (e zio adottivo di Frodo, aggiungiamo noi). I suoi genitori provenivano da due famiglie totalmente opposte: la famiglia da cui proveniva Bungo, i Baggins, era famosa per la sua rispettabilità e tranquillità, mentre la famiglia di Belladonna, i Tuc, era ricordata per la sua propensione verso le avventure. Bilbo, sebbene si comportasse esattamente come ogni membro della famiglia Baggins, aveva ereditato inconsciamente anche alcune qualità della famiglia materna.”
Una chiamata inaspettata
Bilbo è eroe per caso, apparentemente non ha nulla dell’eroe classico, è piccolo, grassottello, e sa solo tirare le castagne. Quello che rappresenta il giorno della chiamata inaspettata è da lui definito il più brutto mercoledì della sua vita. Eppure l’avventura comincia, e può cominciare solo perché il cuore di Bilbo è ridestato: «Mentre cantavano [i Nani, una canzone che parlava di Draghi, Elfi e altre creature misteriose], lo hobbit sentì vibrare in sé l’amore per le belle cose fatte con le proprie mani, con abilità e magia, un amore fiero e geloso (…) e desiderò di andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grotte e impugnare la spada al posto del bastone da passeggio».
Bilbo è eroe per caso, apparentemente non ha nulla dell’eroe classico, è piccolo, grassottello, e sa solo tirare le castagne. Quello che rappresenta il giorno della chiamata inaspettata è da lui definito il più brutto mercoledì della sua vita. Eppure l’avventura comincia, e può cominciare solo perché il cuore di Bilbo è ridestato: «Mentre cantavano [i Nani, una canzone che parlava di Draghi, Elfi e altre creature misteriose], lo hobbit sentì vibrare in sé l’amore per le belle cose fatte con le proprie mani, con abilità e magia, un amore fiero e geloso (…) e desiderò di andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grotte e impugnare la spada al posto del bastone da passeggio».
L’avventura
Tolkien frequentò C.S. Lewis, e non Chesterton. Tuttavia una frase famosa di Chesterton, anche se forse attribuitagli erroneamente, ben si accorda a questo inizio del romanzo “La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero lo scopre” . Gli hobbit vivono alle estremità occidentali della terra di mezzo, ma non possono continuare ad ignorare le minacce che provengono dal Male, altrimenti rischiano di perdere anche il loro benessere, semplice metafora della gente che vive oggi in modo borghese e meschino.
Tolkien frequentò C.S. Lewis, e non Chesterton. Tuttavia una frase famosa di Chesterton, anche se forse attribuitagli erroneamente, ben si accorda a questo inizio del romanzo “La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero lo scopre” . Gli hobbit vivono alle estremità occidentali della terra di mezzo, ma non possono continuare ad ignorare le minacce che provengono dal Male, altrimenti rischiano di perdere anche il loro benessere, semplice metafora della gente che vive oggi in modo borghese e meschino.
Gandalf
Gandalf non è un mago con superpoteri fantastici, ma è colui che risveglia in Bilbo il suo ardore, come abbiamo già spiegato, l’unico che vede in Bilbo [e in Frodo] qualcosa di più di quello che appare esteriormente. E’ il maestro che più che altro indirizza Bilbo, il suo allievo, lo guida, ma non si sostituisce a lui. Ci saranno certe prove che Bilbo dovrà affrontare da solo, certe altre in cui ricomparirà il suo Gandalf, Padre e Angelo custode, ma nessuno può evitare all’uomo fino in fondo le sue responsabilità.
Gandalf non è un mago con superpoteri fantastici, ma è colui che risveglia in Bilbo il suo ardore, come abbiamo già spiegato, l’unico che vede in Bilbo [e in Frodo] qualcosa di più di quello che appare esteriormente. E’ il maestro che più che altro indirizza Bilbo, il suo allievo, lo guida, ma non si sostituisce a lui. Ci saranno certe prove che Bilbo dovrà affrontare da solo, certe altre in cui ricomparirà il suo Gandalf, Padre e Angelo custode, ma nessuno può evitare all’uomo fino in fondo le sue responsabilità.
Bilbo nelle miniere
Bilbo si perde, e fa fatica a uscire dalle gallerie delle miniere, quando gli capita di vedere qualcosa di luccicante e se ne appropria: è l’anello, quello stesso anello che poi Frodo, suo nipote, nella nuova grande avventura, dovrà portare con sé per poterlo distruggere definitivamente. Ma andiamo con ordine. Anche se Bilbo adesso ha l’anello deve superare una prova difficile per poter uscire nuovamente a rivedere il sole, e i suoi amici Nani.
Bilbo si perde, e fa fatica a uscire dalle gallerie delle miniere, quando gli capita di vedere qualcosa di luccicante e se ne appropria: è l’anello, quello stesso anello che poi Frodo, suo nipote, nella nuova grande avventura, dovrà portare con sé per poterlo distruggere definitivamente. Ma andiamo con ordine. Anche se Bilbo adesso ha l’anello deve superare una prova difficile per poter uscire nuovamente a rivedere il sole, e i suoi amici Nani.
Bilbo e Gollum
Bilbo infatti è fermato da Gollum, una creatura mostruosa, che una volta era uno hobbit (con il nome di Smigol), che è stato trasformato e imbruttito dal possesso del suo “tesoro” , cioè appunto dell’anello. Bilbo affronta Gollum armato della piccola spada (pungolo), ma soprattutto armato di astuzia e intelligenza.
Bilbo infatti è fermato da Gollum, una creatura mostruosa, che una volta era uno hobbit (con il nome di Smigol), che è stato trasformato e imbruttito dal possesso del suo “tesoro” , cioè appunto dell’anello. Bilbo affronta Gollum armato della piccola spada (pungolo), ma soprattutto armato di astuzia e intelligenza.
Gollum e il male nell’uomo
Il male si insinua nell’uomo, che pur è stato creato per il bene (Smigol) ma poi decide di consacrare tutta la sua vita al male, e al potere, al suo tesssoro,. Così l’uomo perde la sua identità, perde il suo nome, appunto diventa Gollum, da Smigol che era. Egli si arrabbia con Bilbo e Frodo, proprio perché implicitamente gli ricordano quello che lui era prima: Gollum vede in loro se stesso da giovane.
Il male si insinua nell’uomo, che pur è stato creato per il bene (Smigol) ma poi decide di consacrare tutta la sua vita al male, e al potere, al suo tesssoro,. Così l’uomo perde la sua identità, perde il suo nome, appunto diventa Gollum, da Smigol che era. Egli si arrabbia con Bilbo e Frodo, proprio perché implicitamente gli ricordano quello che lui era prima: Gollum vede in loro se stesso da giovane.
Bilbo e Gollum
I due si sfidano infatti a un gioco presente nei poemi epici sin dall’antichità:il gioco dell’indovinello (ricordate Edipo e la Sfinge a Tebe?). La posta in gioco è alta: se Gollum vincerà la sfida, potrà cibarsi di Bilbo, ma se vincerà Bilbo, Gollum dovrà indicargli anche la strada per uscire dalle miniera.
Bilbo distrattamente si chiede cos’è che ha in tasca. Gollum pensa che quello sia l’indovinello che deve risolvere. Solo che perde, perché spreca inutilmente le tre risposte a sua disposizione. A questo punto Gollum dovrebbe indicare la strada a Bilbo, ma improvvisamente ha un’intuizione: quello che Bilbo ha in tasca potrebbe essere proprio l’anello che si accorge di aver perso. Decide quindi di non rispettare i patti, vorrebbe ghermire Bilbo, per prendere l’anello e mangiarlo, poiché è affamato.
A questo punto Bilbo si mette al dito l’anello e si accorge che lo rende invisibile. Sfruttando la situazione, Bilbo potrebbe addirittura uccidere Gollum, ma ha pietà di lui, perché intravede in fondo al suo sguardo un po’ di bene, poiché qualcosa è rimasto di Smigol nel profondo dei suoi occhi. Per fortuna Bilbo decide di salvare e di non uccidere Gollum, perché solo grazie al sacrificio di Gollum l’anello sarà buttato in fondo al Monte Fato alla fine del Signore degli Anelli, e il Male sarà sconfitto.
Oltretutto la decisione di lasciar vivere Gollum gli permette di uscire dalla caverna. Infatti Bilbo non sa dov’è l’uscita, ma poi pensa che Gollum si sarebbe diretto proprio lì per impedire a Bilbo di scappare, e così riesce a ricongiungersi con i suoi amici, perché tutto è in mano a un destino buono, che si serve anche del male che è dentro l’uomo (Gollum) per i suoi scopi benefici.
I due si sfidano infatti a un gioco presente nei poemi epici sin dall’antichità:il gioco dell’indovinello (ricordate Edipo e la Sfinge a Tebe?). La posta in gioco è alta: se Gollum vincerà la sfida, potrà cibarsi di Bilbo, ma se vincerà Bilbo, Gollum dovrà indicargli anche la strada per uscire dalle miniera.
Bilbo distrattamente si chiede cos’è che ha in tasca. Gollum pensa che quello sia l’indovinello che deve risolvere. Solo che perde, perché spreca inutilmente le tre risposte a sua disposizione. A questo punto Gollum dovrebbe indicare la strada a Bilbo, ma improvvisamente ha un’intuizione: quello che Bilbo ha in tasca potrebbe essere proprio l’anello che si accorge di aver perso. Decide quindi di non rispettare i patti, vorrebbe ghermire Bilbo, per prendere l’anello e mangiarlo, poiché è affamato.
A questo punto Bilbo si mette al dito l’anello e si accorge che lo rende invisibile. Sfruttando la situazione, Bilbo potrebbe addirittura uccidere Gollum, ma ha pietà di lui, perché intravede in fondo al suo sguardo un po’ di bene, poiché qualcosa è rimasto di Smigol nel profondo dei suoi occhi. Per fortuna Bilbo decide di salvare e di non uccidere Gollum, perché solo grazie al sacrificio di Gollum l’anello sarà buttato in fondo al Monte Fato alla fine del Signore degli Anelli, e il Male sarà sconfitto.
Oltretutto la decisione di lasciar vivere Gollum gli permette di uscire dalla caverna. Infatti Bilbo non sa dov’è l’uscita, ma poi pensa che Gollum si sarebbe diretto proprio lì per impedire a Bilbo di scappare, e così riesce a ricongiungersi con i suoi amici, perché tutto è in mano a un destino buono, che si serve anche del male che è dentro l’uomo (Gollum) per i suoi scopi benefici.
Elfi
Gli Elfi sono creature della natura, sono i primi nati sulla terra, e vivranno quanto la terra, amano le stelle perché quando sono nati non c’erano ancora il sole e la luna, ma solo le stelle. Possiamo definire gli elfi silvani estremisti delle stelle e della natura. Essi si isolano e creano un’isola felice che vogliono mantenere intatta, incorrotta dalla rozza brutalità dei Nani.
Gli Elfi sono creature della natura, sono i primi nati sulla terra, e vivranno quanto la terra, amano le stelle perché quando sono nati non c’erano ancora il sole e la luna, ma solo le stelle. Possiamo definire gli elfi silvani estremisti delle stelle e della natura. Essi si isolano e creano un’isola felice che vogliono mantenere intatta, incorrotta dalla rozza brutalità dei Nani.
Elfi e Nani
Infatti nel corso della loro avventura i Nani incontreranno prima gli Elfi di Gran Burrone, che li aiutano, dando loro la Mappa preziosa per il raggiungimento del tesoro occupato da Smaug nella Montagna solitaria, ma poi i Nani incontreranno anche gli Elfi dei boschi, che li imprigionano: gli Elfi dei boschi rappresentano una purezza che non ammette di essere contaminata per nessun motivo, per cui un po’ astratta e schematica, quindi non sono in grado di incontrare, di aprirsi ai potenziali amici, e Bilbo e i Nani dovranno imbrogliarli per scappare dalla loro prigione.
Gli Elfi sono nobili, gentili ed educati. Al contrario i Nani sono gente burbera, selvaggia, istintiva, grezza. Sembra non ci siano creature più diverse fra loro. E infatti tra le due stirpi non corre buon sangue. Eppure non si può combattere il male da soli, e perfino gli Elfi non riuscirebbero a difendere le cose belle dal’attacco degli Orchi, se non avessero l’aiuto dei Nani.
Infatti nel corso della loro avventura i Nani incontreranno prima gli Elfi di Gran Burrone, che li aiutano, dando loro la Mappa preziosa per il raggiungimento del tesoro occupato da Smaug nella Montagna solitaria, ma poi i Nani incontreranno anche gli Elfi dei boschi, che li imprigionano: gli Elfi dei boschi rappresentano una purezza che non ammette di essere contaminata per nessun motivo, per cui un po’ astratta e schematica, quindi non sono in grado di incontrare, di aprirsi ai potenziali amici, e Bilbo e i Nani dovranno imbrogliarli per scappare dalla loro prigione.
Gli Elfi sono nobili, gentili ed educati. Al contrario i Nani sono gente burbera, selvaggia, istintiva, grezza. Sembra non ci siano creature più diverse fra loro. E infatti tra le due stirpi non corre buon sangue. Eppure non si può combattere il male da soli, e perfino gli Elfi non riuscirebbero a difendere le cose belle dal’attacco degli Orchi, se non avessero l’aiuto dei Nani.
Beorn, l’uomo orso
Beorn [si noti l’assonanza della parola con Beowulf, letteralmente “lupo dell’ape” , l’eroe della saga nordica medievale, di cui Tolkien era un appassionato studioso] può cambiare la sua pelle, può presentarsi come uomo, ma anche come orso. La sua abitazione è in una zona molto pericolosa, quindi deve potersi mostrare cordiale e gentile con Bilbo e con i Nani, ma deve poter combattere come un orso, per poter difendere il suo territorio dagli Orchi. Beorn ama il creato e ama tutti quelli che combattono contro il male, quindi anche i Nani, non è prevenuto con loro, come gli Elfi Silvani.
Beorn [si noti l’assonanza della parola con Beowulf, letteralmente “lupo dell’ape” , l’eroe della saga nordica medievale, di cui Tolkien era un appassionato studioso] può cambiare la sua pelle, può presentarsi come uomo, ma anche come orso. La sua abitazione è in una zona molto pericolosa, quindi deve potersi mostrare cordiale e gentile con Bilbo e con i Nani, ma deve poter combattere come un orso, per poter difendere il suo territorio dagli Orchi. Beorn ama il creato e ama tutti quelli che combattono contro il male, quindi anche i Nani, non è prevenuto con loro, come gli Elfi Silvani.
Bosco Atro
Qui Bilbo dimostra il suo coraggio perché:
1) Affronta e uccide il primo ragno da solo
2) Attira così dietro di sé gli altri ragni inferociti, distogliendoli dai Nani intrappolati, ma poi si mette l’anello e scompare alla vista. I ragni sono ancora più arrabbiati, perché odono la canzone di Bilbo che li sbeffeggia, ma non capiscono da dove arriva quella voce. Quindi Bilbo blocca i ragni ad uno ad uno e torna dai compagni per salvarli e liberarli.
Qui Bilbo dimostra il suo coraggio perché:
1) Affronta e uccide il primo ragno da solo
2) Attira così dietro di sé gli altri ragni inferociti, distogliendoli dai Nani intrappolati, ma poi si mette l’anello e scompare alla vista. I ragni sono ancora più arrabbiati, perché odono la canzone di Bilbo che li sbeffeggia, ma non capiscono da dove arriva quella voce. Quindi Bilbo blocca i ragni ad uno ad uno e torna dai compagni per salvarli e liberarli.
L’amicizia
Che cosa ha permesso a Bilbo di diventare così coraggioso? E’ solo l’amicizia, il legame che ha per quei tredici tamarri scapestrasti dei Nani. Per Tolkien l’amicizia è una cosa fondamentale: è solo per l’amicizia con C.S.Lewis che si riaccostò al Cristianesimo, verso il quale all’inizio era freddo. E’ solo l’amicizia che lega il destino della Compagnia dell’Anello, come nella grande saga che seguirà lo Hobbit. Solo l’amicizia fa venir fuori il meglio di sé.
Che cosa ha permesso a Bilbo di diventare così coraggioso? E’ solo l’amicizia, il legame che ha per quei tredici tamarri scapestrasti dei Nani. Per Tolkien l’amicizia è una cosa fondamentale: è solo per l’amicizia con C.S.Lewis che si riaccostò al Cristianesimo, verso il quale all’inizio era freddo. E’ solo l’amicizia che lega il destino della Compagnia dell’Anello, come nella grande saga che seguirà lo Hobbit. Solo l’amicizia fa venir fuori il meglio di sé.
Bilbo e la Montagna solitaria
Bilbo è lo scassinatore della compagnia, quindi deve dimostrare la sua bravura adesso, ma la prova è davvero difficile. Lui, di fronte ad un corridoio buio e lungo, fa la cosa più coraggiosa della sua vita: invece di fermarsi o tornare indietro, va avanti, dritto verso il drago mostruoso, vincendo la sua paura. « E’ stato a questo punto che Bilbo si fermò. Andare oltre è stata la cosa più coraggiosa che abbia mai fatto. Le cose tremende che gli sono successe in seguito erano nulla in confronto a questa. Ha combattuto la vera battaglia da solo nella galleria, prima che avesse visto il grande pericolo che era in agguato»
Bilbo è lo scassinatore della compagnia, quindi deve dimostrare la sua bravura adesso, ma la prova è davvero difficile. Lui, di fronte ad un corridoio buio e lungo, fa la cosa più coraggiosa della sua vita: invece di fermarsi o tornare indietro, va avanti, dritto verso il drago mostruoso, vincendo la sua paura. « E’ stato a questo punto che Bilbo si fermò. Andare oltre è stata la cosa più coraggiosa che abbia mai fatto. Le cose tremende che gli sono successe in seguito erano nulla in confronto a questa. Ha combattuto la vera battaglia da solo nella galleria, prima che avesse visto il grande pericolo che era in agguato»
Il drago Smaug
Il drago sa qual è il punto debole di ognuno. Quello di Bilbo è l’amicizia. Certamente un punto debole di Bilbo è la paura, ma ormai ha dimostrato di saper superare anche la paura. Lui ha molta fiducia nei suoi amici. Quindi il drago cerca di insinuare il dubbio in Bilbo, affinché non abbia più fiducia dei suoi amici Nani. Infatti gli fa notare che i Nani lo hanno fatto entrare da solo nella Montagna, mettendolo in una situazione di grave pericolo (“tu stai rischiando la vita” ), da solo, anche perché non hanno nessuna intenzione di spartire equamente il tesoro anche con Bilbo, come avevano promesso.
Ma Bilbo non cade nel tranello, ha fiducia nei Nani, quindi non ascolta più il drago, anzi gli ruba una coppa mentre dorme, ma il drago, anche se possiede un tesoro che è immenso, quando si sveglia si accorge che qualcuno gli ha sottratto anche una piccola coppa, quindi insegue invano Bilbo, scatena la sua rabbia bruciando tutti i dintorni della Montagna, ma i Nani si salvano grazie ai suggerimenti di Bilbo.
Infuriato Smaug si alza in volo, e scatena la sua rabbia dirigendosi verso Pontelagolungo, la vicina città degli uomini, per incendiarla tutta, ma qui trova la morte. Bard ha a disposizione una sola freccia, i suoi antenati hanno fallito nel tentativo di uccidere Smaug, ma lui è inviato dal destino, la sua freccia nera, antichissima, è stata forgiata per questo unico scopo, e riesce a colpire Smaug nell’unico punto vulnerabile, libero da scaglie e dalle monete del tesoro, che contribuiscono a fare da corazza al Drago.
Il drago sa qual è il punto debole di ognuno. Quello di Bilbo è l’amicizia. Certamente un punto debole di Bilbo è la paura, ma ormai ha dimostrato di saper superare anche la paura. Lui ha molta fiducia nei suoi amici. Quindi il drago cerca di insinuare il dubbio in Bilbo, affinché non abbia più fiducia dei suoi amici Nani. Infatti gli fa notare che i Nani lo hanno fatto entrare da solo nella Montagna, mettendolo in una situazione di grave pericolo (“tu stai rischiando la vita” ), da solo, anche perché non hanno nessuna intenzione di spartire equamente il tesoro anche con Bilbo, come avevano promesso.
Ma Bilbo non cade nel tranello, ha fiducia nei Nani, quindi non ascolta più il drago, anzi gli ruba una coppa mentre dorme, ma il drago, anche se possiede un tesoro che è immenso, quando si sveglia si accorge che qualcuno gli ha sottratto anche una piccola coppa, quindi insegue invano Bilbo, scatena la sua rabbia bruciando tutti i dintorni della Montagna, ma i Nani si salvano grazie ai suggerimenti di Bilbo.
Infuriato Smaug si alza in volo, e scatena la sua rabbia dirigendosi verso Pontelagolungo, la vicina città degli uomini, per incendiarla tutta, ma qui trova la morte. Bard ha a disposizione una sola freccia, i suoi antenati hanno fallito nel tentativo di uccidere Smaug, ma lui è inviato dal destino, la sua freccia nera, antichissima, è stata forgiata per questo unico scopo, e riesce a colpire Smaug nell’unico punto vulnerabile, libero da scaglie e dalle monete del tesoro, che contribuiscono a fare da corazza al Drago.
Rischio di guerra fra buoni
Ma i problemi non sono finiti con la morte di Smaug. I Nani occupano la Montagna, ma gli uomini di Pontelagolungo reclamano una parte del tesoro, perché sono stati proprio i Nani a far arrabbiare il drago, e adesso occorre ricostruire la città distrutta dalle fiamme. Arrivano anche gli Elfi, nemici giurati dei Nani, e sembra proprio stia per scoppiare una battaglia mortale fra Nani, elfi e Uomini, cioè tra i “buoni” , cosa che farebbe solo il gioco, l’interesse degli Orchi, che stanno per accorrere laddove il tesoro non è più custodito da un drago, decisi a conquistare un punto strategico della terra di mezzo.
Il problema è che i Nani non riescono a trattenere la loro cupidigia e avidità. Non sono loro a possedere il tesoro, è il tesoro che li possiede, sono letteralmente posseduti dal tesoro.
Ma i problemi non sono finiti con la morte di Smaug. I Nani occupano la Montagna, ma gli uomini di Pontelagolungo reclamano una parte del tesoro, perché sono stati proprio i Nani a far arrabbiare il drago, e adesso occorre ricostruire la città distrutta dalle fiamme. Arrivano anche gli Elfi, nemici giurati dei Nani, e sembra proprio stia per scoppiare una battaglia mortale fra Nani, elfi e Uomini, cioè tra i “buoni” , cosa che farebbe solo il gioco, l’interesse degli Orchi, che stanno per accorrere laddove il tesoro non è più custodito da un drago, decisi a conquistare un punto strategico della terra di mezzo.
Il problema è che i Nani non riescono a trattenere la loro cupidigia e avidità. Non sono loro a possedere il tesoro, è il tesoro che li possiede, sono letteralmente posseduti dal tesoro.
Bilbo risolve la situazione
Thorin-Scudodiquercia però è discendente di un re dei Nani, e farebbe di tutto per avere l’archengemma che era stata del suo antenato, e che dona il diritto di regnare. Bilbo lo sa, allora la ruba con grande pericolo e la porge agli Elfi, dicendo loro che i Nani sarebbero disposti anche a rinunciare a una parte consistente del tesoro per essa. Pur scatenando l’ira dei Nani, Bilbo torna da loro, perché vuol loro bene, anche se è considerato un traditore. Riesce così a riunire le forze dei buoni contro le orde di Orchi e Lupi Mannari che stanno giungendo.
Thorin-Scudodiquercia però è discendente di un re dei Nani, e farebbe di tutto per avere l’archengemma che era stata del suo antenato, e che dona il diritto di regnare. Bilbo lo sa, allora la ruba con grande pericolo e la porge agli Elfi, dicendo loro che i Nani sarebbero disposti anche a rinunciare a una parte consistente del tesoro per essa. Pur scatenando l’ira dei Nani, Bilbo torna da loro, perché vuol loro bene, anche se è considerato un traditore. Riesce così a riunire le forze dei buoni contro le orde di Orchi e Lupi Mannari che stanno giungendo.
La battaglia dei cinque eserciti
Il romanzo si conclude infatti con una battaglia che trascina cinque eserciti sul campo. Sono coinvolti anche Beorn e le Aquile, e aiutano Nani, Elfi e Uomini contro gli Orchi e i Mannari. Fili e Kili perdono la vita per salvare il loro signore Thorin, che, ferito comunque a morte, (sconta così la sua avidità), pronuncia le seguenti parole a Bilbo: « In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro [solo alla fine della vita Thorin riconosce la sua colpa], questo sarebbe un mondo più lieto.» (Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins a pag. 353 de Lo Hobbit)
Tutti i tesori di questo mondo non valgono un amico vero, ma questo Thorin lo capisce solamente in punto di morte.
Il romanzo si conclude infatti con una battaglia che trascina cinque eserciti sul campo. Sono coinvolti anche Beorn e le Aquile, e aiutano Nani, Elfi e Uomini contro gli Orchi e i Mannari. Fili e Kili perdono la vita per salvare il loro signore Thorin, che, ferito comunque a morte, (sconta così la sua avidità), pronuncia le seguenti parole a Bilbo: « In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro [solo alla fine della vita Thorin riconosce la sua colpa], questo sarebbe un mondo più lieto.» (Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins a pag. 353 de Lo Hobbit)
Tutti i tesori di questo mondo non valgono un amico vero, ma questo Thorin lo capisce solamente in punto di morte.
La via prosegue senza fine
Bilbo è come ognuno di noi, chiamato a fare cose grandi, pur nella limitatezza delle proprie possibilità. Alla fine è vero che Bilbo torna a casa con la quattordicesima parte del tesoro, ma l’avventura non è finita, perché lui deve avere il coraggio di essere eroe, cioè di vivere la sua avventura, giorno per giorno, e noi con lui. Gandalf, nel colloquio finale con Bilbo, ben sintetizza il senso della storia, quando sembra svilirlo, ma Bilbo capisce che quello che gli sta dicendo non è un’offesa, ma una profonda verità, e invece di risentirsi, lo ringrazia, perché capisce che il mondo non è in mano sua, poiché c’è qualcuno che orienta tutto, il destino, e l’uomo non è altro che uno strumento nella mani del destino.
“Allora le profezie delle vecchie canzoni si sono rivelate vere più o meno!” disse Bilbo. “Ma certo!” disse Gandalf. “E perché non dovrebbero rivelarsi vere? Certo non metterai in dubbio le antiche profezie se hai contribuito a farle avverare! Non crederai, mica, spero, che ti sia andata bene in tutte le tue avventure soltanto per il tuo bene? Sei una bravissima persona signor Baggins e io ti sono molto affezionato; ma in fondo sei solo una piccola creatura in un mondo molto vasto!” . “Grazie al cielo!” disse Bilbo ridendo, e gli porse la borsa del tabacco.
Bilbo è come ognuno di noi, chiamato a fare cose grandi, pur nella limitatezza delle proprie possibilità. Alla fine è vero che Bilbo torna a casa con la quattordicesima parte del tesoro, ma l’avventura non è finita, perché lui deve avere il coraggio di essere eroe, cioè di vivere la sua avventura, giorno per giorno, e noi con lui. Gandalf, nel colloquio finale con Bilbo, ben sintetizza il senso della storia, quando sembra svilirlo, ma Bilbo capisce che quello che gli sta dicendo non è un’offesa, ma una profonda verità, e invece di risentirsi, lo ringrazia, perché capisce che il mondo non è in mano sua, poiché c’è qualcuno che orienta tutto, il destino, e l’uomo non è altro che uno strumento nella mani del destino.
“Allora le profezie delle vecchie canzoni si sono rivelate vere più o meno!” disse Bilbo. “Ma certo!” disse Gandalf. “E perché non dovrebbero rivelarsi vere? Certo non metterai in dubbio le antiche profezie se hai contribuito a farle avverare! Non crederai, mica, spero, che ti sia andata bene in tutte le tue avventure soltanto per il tuo bene? Sei una bravissima persona signor Baggins e io ti sono molto affezionato; ma in fondo sei solo una piccola creatura in un mondo molto vasto!” . “Grazie al cielo!” disse Bilbo ridendo, e gli porse la borsa del tabacco.