Il compagno di Cesare Pavese – relazione di Federico Galli
27 Gennaio 2019Critica letteraria
27 Gennaio 2019di Gianni Simoni
prof. Luigi Gaudio
Lo specchio del Barbiere di Gianni Simoni
Introduzione
L’incontro con questo autore è stato sicuramente una buona sorpresa per noi. Lui, come Camilleri, mi sembra rappresentino un buon filone del giallo all’italiana.
Ottima la maestria nell’elaborare l’intreccio delle storie, e lo sviluppo della narrazione.
Stile oggettivo
Interessante lo stile, caratterizzato dal prevalere delle sequenze dialogate.
In altre parole non è il narratore in terza persona a descriverci o presentarci i i personaggi, ma è ciò che fanno o che dicono (o i giudizi fondati di altri personaggi) a completare il quadro che noi lettori siamo chiamati a tratteggiare, su uno sfondo realistico e oggettivo.
Premessa trascurabile
Permettetemi però di dimostrare quanto sono pedante e moralista come in genere gli insegnanti. Dico infatti, in modo molto soggettivo, personale ed opinabile che non mi piace che il protagonista beva e fumi troppo, malgrado i dati oggettivi emersi dagli esami e dalle osservazioni della dottoressa Belvedere.
Premessa trascurabile
Mi spiace inoltre che Simoni/Petri sia troppo politicamente schierato per i miei gusti, nel senso che divide le persone in due categorie, cioè i buoni, che votano in un modo, e i cattivi, che votano in un altro modo, ad esempio i preti buoni che leggono il Manifesto (Don Mario), e i preti cattivi che non lo leggono (il parroco di Remedello). Comunque ognuno ha i suoi difetti, “ça va sans dire” .
Il capitolo 1 non si capisce subito
Nel capitolo 1, si può anche leggere in classe integralmente, avvengono delle cose che il lettore al momento non riesce a capire, ma che acquisteranno senso nel corso della storia.
La scena è ambientata nella casa dell’anziano tabaccaio Vittorio Malossini, che ha settantadue anni.
Il capitolo 1 non si capisce subito
Sua moglie Elena Clementi, che è di molto più giovane di lui (ha trentaquattro anni), dice di voler andare al cinema con la loro amica comune Teresa per tirarla un po’ su di morale.
Ma il marito è insospettito perché.
- la moglie esce alle 10 e un quarto di sera, quando ormai è già iniziato l’ultimo spettacolo nei cinema da più di un’ora;
Il capitolo 1 non si capisce subito
- inoltre lei si è truccata, e ha cambiato la biancheria intima, indossando un completo di seta nero, degli slip ridottissimi, un reggiseno a coppa e un reggicalze
Una telefonata a casa di Teresa conferma i suoi sospetti: Teresa è a casa e non al cinema.
Così Vittorio esce di casa e si posiziona su una panchina dall’altro lato della strada, scarsamente illuminato.
Il capitolo 1 non si capisce subito
Prende poi il numero di targa della macchina dell’uomo che ha accompagnato sua moglie fin sotto casa all’una di notte.
Infine rientra dieci minuti dopo in casa, chiedendo inutilmente a sua moglie di venire a letto con lui (e medita la vendetta).
Capitoli 2-4
Il commissario Miceli è in licenza. La bella e intelligente ispettrice Grazia Bruni, innamorata dell’agente Maccari, ha preso momentaneamente il suo posto. Nel frattempo accadono due fatti di sangue:
- il 27 aprile Cesarina, una donna molto povera, frugando nei cassonetti per trovare qualcosa da portare al robivecchi Francesco, trova un bambino morto chiuso in un sacco di plastica. Su questo fatto indagano Grasso e Tondelli, che cercano Roberta Bianchi, una ragazza che potrebbe aver nascosto una gravidanza e che lavora in un ristorante poco fuori Porta Milano (ovviamente a Brescia, ambiente dei gialli del commissario Miceli).
- Una serata dolcissima di fine maggio, un tabaccaio spara e uccide chi appare un rapinatore piuttosto sprovveduto, che va a rapinare con un coltello. Giusti della scientifica conferma con i suoi referti i dubbi della Bruni: i colpi di pistola sono stati sparati da distanza ravvicinata e dall’alto in basso, non dal basso verso l’ alto, come aveva detto il tabaccaio. Nel frattempo, quindi, il tabaccaio è richiuso nel carcere circondariale, in attesa di ulteriori accertamenti
Capitoli 5-12
Marzo (due mesi prima)
Il settantenne Carlo Petri, magistrato in pensione come l’autore Gianni Simoni, è un fumatore incallito, e così soffre di mal di gola sempre più preoccupanti, tanto che la moglie Anna chiama la sua dottoressa Belvedere. Dopo una serie di cure e di esami, risulta che Petri è affetto da complicazioni al fegato, dovute ad eccesso di alcol, ma soprattutto da un brutto enfisema polmonare, dovuto al suo cinquantennale vizio del fumo.
Petri si rassegna a non fumare più sigarette, ma non a non fumare del tutto. Chiama così il suo amico Fasson, che può introdurlo al mondo alternativo della pipa, uno strumento che prometteva di soddisfare il suo desiderio di avere qualcosa in bocca da fumare, ma non da aspirare nei polmoni. Fasson l’aveva indirizzato proprio al negozio nel centro di Brescia di Vittorio Malossini, che catechizza Petri sulle varie tipologia di pipe e di tabacco, per poi fargli pagare un conto salato, senza neanche la ricevuta fiscale.
Intanto, la moglie Anna gli aveva organizzato una villeggiatura su Montisola, al centro del Lago di Iseo, per permettergli il cambiamento d’aria auspicato dalla dottoressa Belvedere, per bloccare l’evoluzione della malattia.
A Montisola
La Pensione Serena di Montisola è a gestione familiare: Anselmo Turci è il proprietario e Lucia sua moglie fa da cuoca. C’è poi Annina, una cameriera che rassetta le camere, e un’altra inserviente, Gertrud, che in realtà è lì perché è l’amante di Anselmo.
Lucia prima viene insidiata dal giovane e capriccioso Luigi, che le alza la gonna, poi subisce una serie di persecuzioni da sconosciuti che
- le uccidono il gatto
- sostituiscono la foto della lapide di sua madre al cimitero con una sua foto, di Lucia
- mettono una pantegana nella pentola del suo minestrone
Petri scopre dal prete Don Mario che in realtà la proprietà della pensione è di Lucia e della sua famiglia, che ha anche altre proprietà sull’Isola.
Inoltre arriva alla pensione un falso architetto, che in realtà è un portaborse che sta forse progettando imprese edilizie con Anselmo Turci, e intanto se la spassa con Gertrud.
Petri informa Ippolito il maresciallo della stazione dei carabinieri, ma lascia Montisola, poco dopo essere stato raggiunto dalla moglie Anna, sconvolto quando legge sul giornale la notizia dell’incarcerazione del suo tabaccaio Vittorio Malossini per l’assassinio del presunto rapinatore.
Lo sviluppo delle indagini
Una volta tornato a Brescia, Petri contatta e incontra Miceli, ormai rientrato dalla licenza, e tutta la squadra che sta investigando su più fronti. A capo della squadra si trova il sostituto procuratore Zanetti (quello che aveva per prima intuito il possibile movente passionale, confrontando le età di Malossini e di sua moglie) non sempre in sintonia con il procuratore generale Martinelli.
Per quanto riguarda il bimbo morto lasciato in un cassonetto, Grazia Dini farà relazione degli sviluppi della vicenda a pag. 195-196. Le testimonianze della portinaia di un palazzo nelle vicinanze del cassonetto, e soprattutto di Francesca Zampieri, anziana zitella dirimpettaia di Roberta Bianchi, farebbero convergere i sospetti su di lei. Poi, però, gli investigatori scoprono che Roberta effettivamente ha partorito un bimbo, che poi però ha affidato ai suoi genitori a Remedello. Occorrerà quindi che Grasso e Tondelli cerchino altre possibili puerpere che hanno tentato di nascondere il parto. Intanto verificano, anche contattando il parroco del paese, che il bambino, pur gracile, debole e malato, è vivo, tanto che Tondelli affida al parroco da dare alla famiglia Bianchi in regalo un triciclo, un po’ prematuro per un bimbo di appena un mese di vita. Comunque Grazia Bruni, su suggerimento di Petri, nel corso di un pranzo al Ristorante dove prestava servizio Roberta, riesce a prendere un bicchierino da cui poter fare un esame per rilevare il DNA di Roberta, e finalmente poter escludere ogni suo coinvolgimento.
Sul delitto della tabaccheria, (a pag. 192-193 Petri riassumerà poi lo stato delle indagini) si scopre che nella sua agenda Malossini aveva scritto la targa dell’automobile di Piero Dini, che è proprio il truffatore-amante di Gertrud che Petri aveva conosciuto a Montisola. Per questo (ricordando quanto letto nel primo capitolo) gli investigatori individuano nella gelosia il movente dell’omicidio. Il problema, però, è che già da alcuni mesi la macchina (una Morgan) era passata da un proprietario ad un altro. Cioè l’amante di Elena, la moglie di Malossini, non era Piero Dini, ma Daniele Fasson, proprio il conoscente di Petri che gli aveva consigliato di darsi alla pipa al posto della sigaretta.
Intanto l’esame del DNA di Roberta Bianchi ha un esito del tutto inaspettato: ci sono tracce del DNA di Roberta anche sulla busta di plastica nella quale era stato messo il corpicino del bambino morto e buttato nel cassonetto.
Le investigazioni di Petri
Petri scopre che il geometra che ha ingravidato Roberta Bianchi è Dario Poli, sposato con quattro figli, che amministra lo stabile in cui abita Roberta. La zelante signora Francesca, dallo spioncino del suo appartamento di fronte a quello di Roberta, ha visto che lei, con il pancione, era stata via per una settimana (noi sappiamo a Remedello) per poi tornare una settimana dopo ormai chiaramente sgravata. Nel frattempo la Zampieri aveva visto, uno di quei giorni, proprio il geometra Poli che munito di chiavi era entrato nella casa di Roberta.
Poi Petri scopre nuovi particolari su Malossini da Teresa Zambelli (vi ricordate la Teresa del primo capitolo?). Lei è collega di Elena, e anche un po’ amica. Un po’ meno giovane, e bella, di lei, Teresa è depressa perché abbandonata dal marito, vive sola in una casa che era stata di Malossini prima che lui ne prendesse un’altra ben più grande per andarci a vivere con Elena. Malossini fa poi pagare una cifra irrisoria per l’affitto di quell’appartamento.
Petri infine ha un colloquio con Fasson, di poco più giovane di lui, ma molto attivo con le donne, come dimostra la storia con Elena Clementi. Petri fa capire chiaramente a Fasson che solo la lentezza della burocrazia del PRA ha fatto sì che lui continuasse a vivere, mentre Piero Dini era assassinato da Malossini al posto suo.
La tragedia di Roberta e Francesca
Nel frattempo Roberta Bianchi compare improvvisamente in commissariato per deporre davanti al solitario e introverso commissario Rosati, malvisto da tutti. Così Roberta viene indirizzata nell’ufficio di Grazia Bruni, che detiene le indagini sul caso. La pur brava ispettrice si lascia sfuggire quanto gli investigatori già sanno sul caso. Petri intuisce che queste rivelazioni potrebbero mettere in serio pericolo la vita della vecchia coinquilina Francesca, dal momento che Roberta, malgrado tutto, è ancora sentimentalmente legata al geometra Poli.
Così si precipita da Francesca, ma arriva troppo tardi, perché Francesca è stata uccisa, ma non dal geometra, bensì da Roberta, che aveva già detto alla Bruni che riteneva la vecchia una pettegola (per non dire di peggio).
Roberta mentre era in servizio al Ristorante aveva ricevuto una telefonata che la avvisava della morte del suo bambino malato che si trovava a Remedello, e, uscita in fretta con una scusa dal posto di lavoro, non aveva trovato di meglio che sfogare la sua rabbia con Francesca accoltellandola più volte.
Disorientata da quanto accaduto, Roberta si sarebbe anche gettata dal balcone di casa sua, se non l’avesse fermata Petri, lussandosi anche una spalla.
La depressione di Lucia
Intanto a Montisola si erano verificati altri episodi apparentemente inspiegabili. Scomparse le bocce e un secondo gatto che Petri aveva donato a sua moglie Lucia, essi ricompaiono in fondo a un pozzo. Inoltre la pensione viene allagata. Di questi fatti Petri incolpa sua moglie, che picchia selvaggiamente. Lucia è prima spedita in un ospedale psichiatrico, dove è dimessa, perché le viene diagnosticata solo una grave depressione, poi rifugiata presso Angela, una sua avvenente amica trentenne. Petri torna a Montisola mentre Lucia Vezzoni tenta di togliersi la vita impiccandosi in una stalla della sua amica, ma viene fermata appena in tempo.
Epilogo inatteso
Petri comunque continua ad indagare, e scopre che Lucia potrebbe aver appoggiato un piede su una mangiatoia vicina alla trave cui si era appesa, proprio come era successo a lui mentre cercava maldestramente di ricostruire la scena.
Non a caso, ha piantato un chiodo nuovo in corrispondenza di quella mangiatoia, invece di utilizzare vecchi chiodi, pur molto solidi, per appendere il cappio, se davvero intendeva suicidarsi.
Inoltre sembra proprio aver spalancato le porte e fatto in modo che Angela possa raggiungerla in tempo per salvarle la vita.
Così Petri continua le sue indagini, e scopre che Lucia stava per portare a termine una speculazione edilizia (edificare sul terreno di un suo uliveto).
Sua moglie Anna, che nel frattempo l’aveva raggiunto sull’isola, sospetta che Angela abbia tendenze omosessuali e il prete Don Mario lo conferma, ma Petri capisce che non era con Angela che Lucia aveva progettato il suo futuro, una volta divorziata da Anselmo Petri, ma con il giovane medico Nicola Piana, che si divideva i pazienti con il vecchio dottor Bianchetti sul’isola.
I colloqui di Petri con Piana sull’isola e con Lucia nel suo letto di ospedale confermano definitivamente i suoi sospetti, ma Petri non denuncerà Lucia. Solo capirà che certe volte le persone appaiono l’opposto di quello che sono, così come guardando lo specchio di un barbiere, chi è mancino sembra impugnare la destra e viceversa. Così Roberta Bianchi, e Lucia, che sembravano innocenti, in realtà non erano poi così vittime degli altri, mentre Anselmo Turci, e Gertrud, che parevano colpevoli, non lo erano affatto, anzi Gertrud, a causa degli ultimi sviluppi, sarà costretta ad abbandonare l’isola e cercare di ricominciare il suo percorso di vita da capo.