Odissea poema epico dell’uomo
28 Dicembre 2019Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini
28 Dicembre 2019L’ultimo periodo della vita e della carriera di Pier Paolo Pasolini è caratterizzato da un’intensificazione della sua critica sociale, politica e culturale, espressa attraverso una produzione artistica e intellettuale molto densa e provocatoria.
Pasolini, poeta, scrittore, regista e intellettuale, si è sempre distinto per la sua visione critica e anticonformista, ma negli ultimi anni della sua vita, questa sua visione si fa ancora più cupa e radicale.
Produzione cinematografica
Tra i suoi ultimi lavori cinematografici, spicca “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), un film che rappresenta una delle sue opere più controverse e discusse. Il film è un adattamento del romanzo del marchese de Sade, ma Pasolini lo reinterpreta come una potente allegoria del fascismo e del potere totalitario, ambientandolo negli ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana. Attraverso immagini estremamente crude e disturbanti, il film esplora il tema dell’abuso di potere e della depravazione umana, in una società che ha perso ogni punto di riferimento morale.
“Salò” è un’opera che riflette il disincanto di Pasolini verso la società moderna, che vede ormai dominata dal consumismo e dalla mercificazione di ogni aspetto della vita, fino alla riduzione dell’essere umano a mero oggetto di sfruttamento e dominio. Il film è un atto d’accusa contro il degrado morale e culturale che Pasolini percepiva nella società italiana del suo tempo.
Critica sociale e politica
Negli ultimi anni della sua vita, Pasolini intensifica la sua attività di scrittore e polemista, pubblicando articoli e saggi che criticano aspramente la società italiana, la politica, e la cultura di massa. Pasolini vede il consumismo come una nuova forma di totalitarismo, capace di omologare le coscienze e di distruggere le culture tradizionali e popolari.
In questo contesto, nasce la sua celebre espressione “mutazione antropologica”, con cui descrive la trasformazione profonda e irreversibile della società italiana sotto l’influenza del capitalismo consumista. Pasolini denuncia la scomparsa delle culture contadine e la nascita di una nuova forma di alienazione, dove gli individui sono ridotti a consumatori privi di radici e di identità.
Uno dei suoi testi più noti di questo periodo è “Scritti corsari” (1975), una raccolta di articoli pubblicati su vari giornali, in cui Pasolini esprime con lucidità e forza le sue critiche alla società italiana. In questi scritti, Pasolini affronta temi come la mercificazione della cultura, la corruzione politica, l’omologazione culturale, e il ruolo dei media nel plasmare le coscienze.
Pasolini e la religione
Un altro aspetto rilevante nell’ultimo Pasolini è il suo rapporto con la religione, che è sempre stato complesso e contraddittorio. Pur essendo un dichiarato marxista e un critico feroce della Chiesa cattolica, Pasolini non ha mai rinunciato a una ricerca spirituale profonda. Negli ultimi anni, questa ricerca si manifesta in un sentimento di disperazione e di attesa di un evento catastrofico, che egli vede come inevitabile.
La morte
La morte di Pasolini, avvenuta il 2 novembre 1975, resta avvolta nel mistero e ha contribuito a creare una sorta di mito attorno alla sua figura. Pasolini fu brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia, e le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite del tutto. La violenza della sua fine, in un certo senso, sembra prefigurata nelle sue ultime opere, dove il pessimismo e la visione apocalittica del futuro dominano.
Conclusione
L’ultimo Pasolini è un intellettuale disilluso, che vede nella società contemporanea i segni di una decadenza irreversibile. La sua opera, in questo periodo, è caratterizzata da una critica radicale del potere, della mercificazione, e della perdita di identità culturale. Pasolini rimane una figura controversa e potente, un profeta inascoltato che, attraverso la sua arte e il suo pensiero, ha cercato di smascherare le ipocrisie e le contraddizioni del suo tempo.
Leggiamo una parte dell’’ultima intervista rilasciata da Pasolini nel 1975
La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra.
L’educazione comune, obbligatoria e sbagliata ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto, del possedere, del distruggere
Siamo tutti per forza gladiatori disperati.
Forse ho detto troppo. Lo sanno tutti che io le mie esperienze le pago di persona. Ma ci sono i miei libri e i miei film. Forse sono io che sbaglio. Ma continuo a dire che siamo tutti in pericolo.