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27 Gennaio 2019A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia
27 Gennaio 2019Medioevo, un secolare pregiudizio di Règine Pernoud
Pozzi Massimiliano 3c
Questo interessante saggio scritto dalla direttrice del museo dell’Histoire de France agli archivi nazionali di Parigi ci presenta il Medioevo in una veste nuova, meno torbida e oscura. L’autrice muove le sue accuse verso giornalisti e cultura popolare che non riescono ad apprezzare i pregi, ma denigrano unicamente i difetti di questo lunghissimo periodo storico.
La Pernoud ha avuto il dono di illuminare e di rendere attraente il panorama di quest’epoca e lo ha fatto grazie ad una rara conoscenza delle fonti e ad un dettato nitido contro i luoghi comuni che avevano ingabbiato il Medioevo in un’indistinta e oscura “età di mezzo”, oppressa ed opprimente.
Questo saggio schiude il velo di incomprensione che spesso circonda la conoscenza del medioevo, proponendo tematiche nuove, ricerche approfondite, analisi minuziose.
Régine Pernoud, nei primi capitoli del suo saggio confronta, dal punto di vista culturale,tre diverse epoche: quella antica (CLASSICA), il Medioevo( ETA’ DI MEZZO) e il Rinascimento.
“Mille anni senza una produzione poetica o letteraria degna del nome, è forse credibile? Mille anni vissuti dall’uomo senza che abbia espresso niente di bello? A chi si vuole darlo a credere?
Era stata la formazione classica e l’ottica classica ciò che, sino a un’epoca del tutto recente, impediva di scorgere nelle opere medievali qualcosa di diverso da povere produzioni zotiche e incolte”.
Pernoud insiste nel dire che,in fondo, durante il Medioevo vi è stata un po’ di vitalità in più rispetto al Rinascimento. Quest’ultimo, infatti, non crea opere proprie, nate da contesti sociali, politici e culturali, ma opere che riproducono esclusivamente modelli antichi.Con questo l’autrice non mette in discussione l’ammirazione che si può giustamente provare per il mondo antico.
Nelle lettere, come nelle arti, durante il Medioevo si attingeva continuamente all’antichità, ma senza considerarne le opere come archetipi e modelli.
Il Romanzo: ancora un’altra invenzione dell’epoca feudale che non si può capire al di fuori di tale contesto, nel quale contavano anzitutto i legami personali, in una società che esaltava l’ideale del cavaliere letterato e cortese, dove si celebrava la fedeltà alla parola data e dove si faceva della donna una “suzeraine” (sovrana).
” A ben rifletterci, è incredibile che delle opere così ricche, di un’ispirazione così originale e di un contenuto così denso, siano potute passare sotto silenzio, ignorate da tutti.”
Altra forma altamente espressiva è stato il teatro. Esso fu praticato dovunque molto presto; lo si vede nascere in un contesto liturgico; vengono drammatizzate le scene della bibbia e del Vangelo.Il teatro è quindi legato ad una funzione sacra, ad una celebrazione attraverso la quale si esprime la vita interiore, ma possiede anche un alto valore educativo.
Abbiamo anche imparato che la nostra società, dal punto di vista musicale, resta per sempre debitrice ai “tempi oscuri” che inventarono la gamma. Forse a quel tempo non tutti imparano a leggere, però tutti imparano a cantare
La società medievale si basa su dei legami personali, da uomo a uomo; con essi ci si impegna verso un dato signore; se un incidente sopraggiunge, l’impegno preso va rinnovato. E così scorre la storia dei tempi feudali, fatta di giochi, di alleanze che si annodano e si snodano.
Società a tendenza comunitaria e una società soprattutto terriera e rurale, dove la schiavitù subì un cambiamento molto importante.
Nell’età medievale lo schiavo diventò servo e si in cominciò a trattarlo come un essere umano e non più come una cosa. Il servo acquisì tutti i diritti di un uomo: infatti, ebbe la possibilità di sposarsi, di fare figli ai quali poteva lasciare tutti i suoi possedimenti.
La scrittrice, grazie allo studio del cartulario dell’abbazia di Ronceray, è riuscita a ricostruire la storia del servo della gleba Constant Le Roux, vissuto negli ultimi anni dell’XI secolo.
Si tratta di un lavoratore tenace, dotato soprattutto di un’astuzia istintiva che non gli fa trascurare nessuna occasione per accrescere il suo poderettoEntrerà in tarda età, come monaco, nell’abbazia Saint-Aubin, sua moglie è accolta come monaca a Ronceray.
L’avvento del Cristianesimo ha permesso il diffondersi di una figura femminile innovativa come quella della monaca. Nel saggio vengono raccontate storie di donne, principesse, badesse, regine, contesse: tutte figure accomunate dalla forte personalità e dall’importanza che hanno assunto nel loro mondo. In questo periodo storico che consideriamo spesso così buio, la donna aveva potere, fiducia, rilevanza anche politica, ed era, in molte cose, considerata alla stregua dell’uomo.
Tutti diritti e capacità che sono poi stati dimenticati nei secoli seguenti, dove è ritornato il diritto romano e con esso l’affermarsi di una società nuovamente patriarcale.
Eleonora d’Aquitania e Bianca di Castiglia dominano realmente il loro secolo, esercitano un potere incontestato nel caso in cui il re sia assente, malato o morto,hanno la loro cancelleria personale,il loro campo di attività personale.
La donna dei tempi classici,al contrario, viene relegata in secondo piano, viene esclusa da ogni funzione politica o amministrativa: è addirittura ritenuta incapace di regnare, di succedere al feudo e di esercitare un qualsivoglia diritto sui suoi stessi beni personali.
Nel capitolo intitolato “L’indice accusatore”, la Pernoud ci descrive una delle istituzioni più rappresentative del Medioevo. L’inquisizione da parte della Chiesa” contro le persone non credenti e considerate eretiche. Queste, secondo la gravità dell’accusa, potevano essere bruciate vive, messe in prigione oppure subire pene meno lievi.
L’inquisizione fu la reazione difensiva di una società per cui, a torto o a ragione, la preservazione della fede appariva non meno importante della preservazione della salute fisica ai nostri giorni.
L’istituzione dell’inquisizione segna forse l’aspetto più sconvolgente di tutta la storia del medioevo. La sua creazione ha contribuito, agli occhi dello storico, a far evolvere la chiesa e l’Occidente in generale,verso quella forma fanatica che l’espressione religiosa assumerà nel XVI secolo per l’appunto al tempo delle guerre di religione.
La Pernoud conclude il capitolo pensando allo spaventoso bilancio con cui si sono saldate, nel nostro XX secolo, le rivoluzioni successive alle guerre e il castigo dei delitti di opinione e si domanda, per lo storico dell’anno 3000, dove sarà il fanatismo,dove l’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo? Nel XIII o nel XX secolo?
Per la Pernoud è anche errato definire con il termine Medioevo questo periodo di mille anni tra la caduta dell’Impero romano e il Rinascimento. Lo divide quindi in diversi parti e attribuisce loro altri nomi.
Parla di un periodo franco con cui ha inizio ciò che viene chiamato l’Alto Medioevo (trecento anni che vanno dalla caduta dell’Impero romano all’avvento del casato carolingio a metà del secolo VIII).
Una seconda parte sarebbe il periodo imperiale che copre un arco di circa duecento anni.
Dalla metà del X secolo e sino alla fine del XIII è l’età feudale che costituisce proprio un’unità. Infine riserva il termine di Medioevo ai due ultimi secoli; effettivamente fu questo un periodo di transizione, tra feudalità e monarchia, dal punto di vista politico, con i suoi violenti cambiamenti sociali, economici e persino artistici.
Solo per quest’ultimo periodo sarebbero giustificate le vedute sommarie che fanno del Medioevo un’epoca di guerre, carestie, epidemie.
Note dell’autrice: “Non sarebbe ora di ammettere che si possono studiare, nel campo delle scienze umane, senza disprezzo né complessi, questi mille anni della nostra storia che furono tutt’altro che un medio termine”?
“Non sarebbe il caso di rivedere la questione dell’insegnamento della storia e concepire lo studio non solo dei fatti storici, ma, precisamente nell’allievo stesso la formazione del senso storico , formazione che si dimostra non meno necessaria della formazione del senso letterario?
“L’apporto della storia in materia di educazione potrebbe essere immenso per la maturazione intellettuale.
Oggigiorno a volte si lamenta il fatto che le scuole, le università, formino degli irresponsabili, privilegiando l’intelletto a detrimento della sensibilità e del carattere. Ma è altresì grave il formare degli amnesiaci.
Alla stessa stregua dell’irresponsabile l’amnesiaco non è una persona completa; nessuno dei due esercita pienamente le proprie facoltà ed è solo esercitandole che l’uomo può godere di una vera libertà, senza pericolo per sé e per i suoi simili”.