Il compito didattico del dirigente scolastico – di Luigi Gaudio
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24 Marzo 2011I paradossi dell’etimologia.
E’ capitato ad alcuni dirigenti che qualcuno chiedesse loro se preferivano essere definiti preside o dirigenti scolastici. Dalla risposta che ha dato l’uno o l’altro, possiamo trarre alcune riflessioni importanti sulla figura del leader educativo.
Se preferisce essere chiamato dirigente, è perché fa riferimento ad una normativa ormai consolidata. Con l’autonomia, i presidi e i direttori didattici sono diventati dirigenti statali a tutti gli effetti, assimilabili agli altri dirigenti della pubblica amministrazione in tutto e per tutto (tranne lo stipendio).
Se preferisce essere chiamato ancora preside (nel caso delle scuole secondarie) o direttrice, direttore, e perfino DD (pronuncia didì) è perché preferisce instaurare con i lavoratori della sua scuola un rapporto meno freddo e distaccato.
Eppure, a ben guardare, tra preside e dirigente, è proprio il termine “preside” a richiamare un maggiore rigore e una maggiore disciplina, in quanto è di derivazione militare. Inoltre, rispecchia meglio, nella sua etimologia, quel ruolo di “presidio dello stato” che è stato suo, appunto fino alla legge 59 del 1997, cioè fino alla stagione delle riforme nel segno dell’autonomia e del decentramento.
Proprio a quell’epoca, si è adottato il termine “dirigente” che richiama uno scopo diverso, più condivisibile: non più quello di sorvegliare un avamposto statale, ma quello di indicare una meta, uno scopo, una “direzione” dell’agire didattico.
Eppure, il termine “dirigente” , paradossalmente, ha conservato in sé una connotazione vagamente burocratica, forse perché a sempre la gerarchia dell’amministrazione pubblica (e privata) è stata piena di dirigenti negli uffici e nei palazzi del potere.
Al contrario, quanti presidi, quanti direttori didattici, abbiamo visto girare per le nostre aule ad accompagnare (o certe volte a ostacolare) il nostro lavoro scolastico.
Per questo motivo, siamo rimasti affezionati a questi termini, e oggi, a più di dieci anni dalla loro cancellazione definitiva dai documenti, dalle norme e dalle firme, conservano il sapore di una scuola che forse, per vari motivi, rimpiangiamo.
Per questo non ci verrebbe mai da dire, entrando in “presidenza” , “Buongiorno, dirigente” .
Quel termine così etimologicamente militaresco, ci risulta meno austero, e allora, “Buongiorno, preside” , per altri dieci o cento anni.