Questione ebraica e Affaire Dreyfus
26 Giugno 2023San Marco papa
27 Giugno 2023Cinque spunti di riflessione su Melchisedech e il Saladino, Terza novella della prima giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio
Melchisedech giudeo, cosa ci insegna questa novella?
1) Il senno può salvare la vita.
Come dice Filomena all’inizio della novella:
“sì come la sciocchezza spesse volte trae altrui di felice stato e mette in grandissima miseria, così il senno di grandissimi pericoli trae il savio e ponlo in grande e in sicuro riposo”.
Tutto questo fa venire in mente Sheherazade che si salva la vita raccontando ne Le mille e una notte.
Anche i giovani della brigata si salvano la vita raccontando, nel senso che proprio il passare il tempo onestamente novellando, salva i dieci non solo moralmente, ma anche fisicamente, allontanandoli dal degrado della peste.
2) Il racconto a incastro:
Qui, come altrove, Boccaccio utilizza la tecnica della “schidionata”, cioè “infilza” un racconto dopo l’altro, o un racconto dentro un altro, come in una scatola cinese, cioè è un racconto fantastico all’interno di una novella del Decameron. Melchisedech diventa il narratore di secondo grado del racconto di Filomena, narratrice di primo grado. In una cornice di giovani che raccontano, un personaggio, a sua volta, si mette a raccontare.
3) Eludere un tranello.
Il modo in cui Melchisedech si salva è molto simile a quello con cui Cristo svia l’inganno dei Farisei. Infatti il Saladino mette alla prova Melchisedech nel tentativo di punirlo, cioè di farlo cadere in un tranello verbale, magari per appropriarsi dei suoi soldi in un modo scorretto, esattamente come i Farisei con Gesù, quando gli avevano chiesto se era lecito versare il tributo a Roma, oppure no. Si tratta di domande a risposta chiusa, cioè con due o tre risposte date dall’interlocutore, ma con una caratteristica importante: qualunque sia una delle risposte che l’interloquito intende dare, è sempre qualcosa che lo metterebbe a forte rischio, sia nel caso di Gesù, sia per Melchisedech. I due si sottraggono al tranello rispondendo in altro modo, senza farsi intrappolare, come quando Cristo dice “Date a Cesare quello che è di Cesare”, e, in questo modo, spiazzando i Farisei.
4) Novellino prima del Decameron:
Ricordiamo un’altra cosa importante, cioè che Boccaccio non ha inventato questa novella tanto è vero che è presente tale e quale anche nel Novellino che è una raccolta di novelle che precede il Decameron. Certo la “leggerezza” della narrazione di Boccaccio ha reso immortale questa storia, ma tutto questo dimostra che Boccaccio attinge per il suo capolavoro ad un materiale narrativo variegato e ricco.
5) Il riscatto morale dei due protagonisti.
Riflettiamo ora sul personaggio di Saladino. Effettivamente Saladino è un musulmano, però molto rispettato dai cristiani, che gli riconoscono una nobiltà d’animo, una generosità ed un’apertura umana da valorizzare. In realtà all’inizio Saladino si presenta a noi come un sovrano perfido e subdolo, che probabilmente hai intenzione di procacciarsi del denaro in maniera non proprio esemplare. Alla fine, invece, riconoscendo l’altezza intellettuale di Melchisedech, si riscatta, comportandosi da vero gentiluomo. Lo stesso Melchisedech da “usuraio” come era presentato, con uno stereotipo tipico a quell’epoca da affibbiare agli ebrei, diventa amico leale del Saladino, e gli presta ciò di cui il sultano ha bisogno, con galanteria reciproca.
Prima Giornata
Novella Terza
Testo originale
Melchisedech giudeo, con una novella di tre anella, cessa un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.
Poiché, commendata da tutti la novella di Neifile, ella si tacque, come alla reina piacque, Filomena così cominciò a parlare.
La novella da Neifile detta mi ritorna a memoria il dubbioso caso già avvenuto ad un giudeo. Per ciò che già e di Dio e della verità della nostra fede è assai bene stato detto, il discendere oggimai agli avvenimenti e agli atti degli uomini non si dovrà disdire; e a narrarvi quella verrò, la quale udita, forse più caute diverrete nelle risposte alle quistioni che fatte vi fossero. Voi dovete, amorose compagne, sapere che, sì come la sciocchezza spesse volte trae altrui di felice stato e mette in grandissima miseria, così il senno di grandissimi pericoli trae il savio e ponlo in grande e in sicuro riposo. E che vero sia che la sciocchezza di buono stato in miseria altrui conduca, per molti essempli si vede, li quali non fia al presente nostra cura di raccontare, avendo riguardo che tutto ‘1 dì mille essempli n’appaiano manifesti. Ma che il senno di consolazione sia cagione, come promisi, per una novelletta mosterrò brievemente.
Il Saladino, il valore del qual fu tanto che non solamente di piccolo uomo il fe’ di Babillonia soldano, ma ancora molte vittorie sopra li re saracini e cristiani gli fece avere, avendo in diverse guerre e in grandissime sue magnificenze speso tutto il suo tesoro, e, per alcuno accidente sopravvenutogli bisognandogli una buona quantità di danari, né veggendo donde così prestamente come gli bisognavano aver gli potesse, gli venne a memoria un ricco giudeo, il cui nome era Melchisedech, il quale prestava ad usura in Alessandria, e pensossi costui avere da poterlo servire quando volesse; ma sì era avaro che di sua volontà non l’avrebbe mai fatto, e forza non gli voleva fare; per che, strignendolo il bisogno, rivoltosi tutto a dover trovar modo come il giudeo il servisse, s’avvisò di fargli una forza da alcuna ragion colorata. E fattolsi chiamare e familiarmente ricevutolo, seco il fece sedere e appresso gli disse:
– Valente uomo, io ho da più persone inteso che tu se’ savissimo e nelle cose di Dio senti molto avanti; e per ciò io s’aprei volentieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica o la saracina o la cristiana.
Il giudeo, il quale veramente era savio uomo, s’avvisò troppo bene che il Saladino guardava di pigliarlo nelle parole per dovergli muovere alcuna quistione, e pensò non potere alcuna di queste tre più l’una che l’altra lodare, che il Saladino non avesse la sua intenzione. Per che, come colui al qual pareva d’aver bisogno di risposta per la quale preso non potesse essere, aguzzato lo ‘ngegno, gli venne prestamente avanti quello che dir dovesse, e disse:
– Signor mio, la quistione la qual voi mi fate è bella, e a volervene dire ciò che io ne sento, mi vi convien dire una novelletta, qual voi udirete.
Se io non erro, io mi ricordo aver molte volte udito dire che un grande uomo e ricco fu già, il quale, intra l’altre gioie più care che nel suo tesoro avesse, era uno anello bellissimo e prezioso; al quale per lo suo valore e per la sua bellezza volendo fare onore e in perpetuo lasciarlo né suoi discendenti, ordinò che colui de’ suoi figliuoli appo il quale, sì come lasciatogli da lui, fosse questo anello trovato, che colui s’intendesse essere il suo erede e dovesse da tutti gli altri essere come maggiore onorato e reverito.
E colui al quale da costui fu lasciato il simigliante ordinò né suoi discendenti e così fece come fatto avea il suo predecessore; e in brieve andò questo anello di mano in mano a molti successori; e ultimamente pervenne alle mani ad uno, il quale avea tre figliuoli belli e virtuosi e molto al padre loro obedienti, per la qual cosa tutti e tre parimente gli amava. E i giovani, li quali la consuetudine dello anello sapevano, sì come vaghi d’essere ciascuno il più onorato tra’ suoi ciascuno per se’, come meglio sapeva, pregava il padre, il quale era già vecchio, che, quando a morte venisse, a lui quello anello lasciasse.
Il valente uomo, che parimente tutti gli amava, né sapeva esso medesimo eleggere a qual più tosto lasciar lo dovesse, pensò, avendolo a ciascun promesso, di volergli tutti e tre sodisfare; e segretamente ad uno buono maestro ne fece fare due altri, li quali sì furono simiglianti al primiero, che esso medesimo che fatti gli avea fare appena conosceva qual si fosse il vero. E venendo a morte, segretamente diede il suo a ciascun de’ figliuoli. Li quali, dopo la morte del padre, volendo ciascuno la eredità e l’onore occupare, e l’uno negandolo all’altro, in testimonianza di dover ciò ragionevolmente fare ciascuno produsse fuori il suo anello. E trovatisi gli anelli sì simili l’uno all’altro che qual di costoro fosse il vero non si sapeva conoscere, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede del padre, in pendente, e ancor pende.
E così vi dico, signor mio, delle tre leggi alli tre popoli date da Dio padre, delle quali la quistion proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera legge e i suoi comandamenti dirittamente si crede avere e fare; ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora ne pende la quistione.
Il Saladino conobbe costui ottimamente essere saputo uscire del laccio il quale davanti a’ piedi teso gli aveva; e per ciò dispose d’aprirgli il suo bisogno e vedere se servire il volesse; e così fece, aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, se così discretamente, come fatto avea, non gli avesse risposto.
Il giudeo liberamente d’ogni quantità che il Saladino richiese il servì; e il Saladino poi interamente il soddisfece; e oltre a ciò gli donò grandissimi doni e sempre per suo amico l’ebbe e in grande e onorevole stato appresso di sé il mantenne.
- Torna all’indice del Decamerone testo on-line
Audio Lezioni su Giovanni Boccaccio del prof. Gaudio
Ascolta “Giovanni Boccaccio” su Spreaker.