Incontro con Andrea G. Pinketts
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Forse è per questo motivo che il suo volto, incapace di regalare un sorriso alla folla di fan italiani venuti ad accoglierlo , è rimasto così serioso.
Lo incontra il giornalista Paolo Zaccagnini.
“Mr. Connelly, quali sono le tue principali influenze e gli autori che ti hanno spinto alla letteratura poliziesca?”
Prima di essere uno scrittore, desideravo essere un cronista. Diventai un giornalista di nera per imparare ad organizzare la mia scrittura e soprattutto per avere la tessera stampa che poteva garantirmi l’accesso a luoghi in cui altrimenti non sarei potuto entrare.
I miei autori preferiti sono stati Chandler e Ross Mcdonald e quando leggi crime stories non puoi fare altro che desiderare di diventare un giorno uno scrittore del crimine.
“Come è nato il tuo personaggio più famoso, Harry Bosch?”
Molti elementi compongono la personalità del dective Bosch, è come se fossero stati messi in un miscelatore e rimescolati per creare qualcosa di nuovo.
Alcuni di questi elementi provengono dalla mia esperienza di cronista di nera, altri da James Ellroy che mi ha ispirato come persona e come scrittore.
Il nome è tratto dal pittore Hieronymus Bosch, perché i suoi quadri rappresentano il caos, un mondo con tanti lati oscuri.
Mi piace che ci sia un continuum tra un’opera e l’altra, come nei quadri di Bosch. In tutti i miei libri c’è un collegamento di almeno un personaggio che rimanda ad un altro libro. I lettori amano scoprire che c’è un collegamento.
Nel mio prossimo libro “Lyncoln Lawyer” che sta per uscire negli Stati Uniti, l’avvocato è uno dei fratelli sconosciuti di Bosch.
“Hai utilizzato nei tuoi libri degli episodi di nera realmente accaduti?”
In quasi tutti i miei libri c’è un seme di verità, alcuni sono tratti da fatti di cronaca a cui ho realmente assistito.
A 16 anni testimoniai ad una sparatoria. Avevo seguito il ladro di macchine e mi ero accorto che aveva nascosto la propria pistola in un bar.
La polizia mi portò all’ufficio di polizia dove mi tenne per una notte intera e venni usato come testimone.
E’ stato proprio questo episodio che mi portò alla decisione di scrivere crime stories.
“Quanto è importante la musica e in particolar modo il Jazz nei tuoi libri?”
Quando scrivo, mi piace ascoltare musica Jazz ed il ruolo della musica nei miei libri è fondamentale.
Io non faccio mai la scaletta di un libro, scrivo di getto, così come viene, esattamente come accade nella musica jazz dove tutto è improvvisazione.
Il Jazz mi influenza e di solito ascolto la musica adatta per quella scena che mi accingo a scrivere.
Harry Bosch ama il Jazz perché è la musica che lo rappresenta. Il jazz è la musica di chi ha avuto un’esistenza molto dura.
Se leggete i libri in lingua originale troverete il vocabolo relentless per definire Bosch, che significa essere tenaci, ma è anche riferito ad una persona che non molla mai, che non si è mai arresa. I musicisti Jazz hanno una tale tenacità da distruggere se stessi.
“E’ vero che scrivi in una stanza buia ascoltando Jazz?”
Desidero solo non accorgermi del tempo che passa. Voglio avere il controllo dell’ambiente circostante. Tiro giù le veneziane in modo da non accorgermi dell’ora. Mi perdo nel mio lavoro.
“Quanto tempo impieghi per scrivere un libro.”
Ci possono essere due risposte. La stesura del mio ultimo libro mi ha preso 6 mesi. In realtà ho impiegato 6 anni per raccogliere le informazioni che mi sono poi servite per scriverlo. Ho frequentato dei tecnici per capire a fondo la materia che dovevo trattare. Quindi da un lato ho impiegato 6 mesi, dall’altro mi ha preso 6 anni.
“A cosa credi sia dovuto il grande successo della letteratura poliziesca nel mondo?”
E’ una forma che ti aiuta a riflettere su quello che accade nel nostro paese. Il genere giallo non è più quello di una volta, ci sono interessi maggiori, riflette la realtà della vita.
Quando parli degli Stati Uniti non puoi prescindere dall’inserire un delitto, perché ormai sono una realtà quotidiana.
Il romanzo criminale sta diventato più introspettivo, Bosch racconta di se stesso e si fa uno studio psicologico che una volta non si faceva.
Bosch mentre risolve il caso, cerca di risolvere anche i propri problemi.
“Hai mai ricevuto delle censure per come tratti alcuni membri del corpo della polizia?”
No, non mi è mai accaduto. Ho molta libertà. Tratto da tempo con i poliziotti che sono sempre stati molto collaborativi. Ho denunciato la burocrazia che soffoca le indagini ma al centro di tutto c’è Bosch, l’eroe che li riscatta da tutte le critiche.
“Non si può fare qualcosa per la cronologia disattesa nella pubblicazione italiana dei tuoi romanzi?”
Dobbiamo comprendere il rischio che prende l’editore nel pubblicare un autore non ancora conosciuto in Italia. Non si può sapere se avrà successo ed è quindi una scommessa.
Prima di essere pubblicato dall’editrice Piemme ero stato pubblicato da un altro editore e le vendite non erano andate bene.
“Oggi va di moda il detective super scientifico, trasformerai in questo Bosch?”
La tecnologia rimarrà sempre secondaria. Le tecniche scientifiche aiutano il lavoro investigativo e Bosch dovrà imparare ad usare la tecnologia. Questa però è solo una facciata, fondamentale rimarrà sempre il personaggio. La tecnologia non renderà mai una persona un buon investigatore.
“Non ti perseguita mai l’alter ego di Harry Bosch?”
Quando creai il personaggio avevo deciso di renderlo esattamente l’opposto di quello che io sono. Cominciai a scrivere solo per divertire me stesso. Ad un certo punto mi accorsi che, adagio adagio, io e Bosch stavamo diventando sempre più simili. E’ invitabile che quando ti porti un personaggio così a lungo nella tua testa, questo diventi un alter ego.
“Come mai tutta questa violenza negli Stati Uniti?”
Penso che siano due le principali ragioni.
Da un lato è molto facile ottenere le armi. Non c’è una vera proibizione e puoi comprarti una pistola dove e quando vuoi.
L’america è un paese giovane, la gente nei posti di frontiera amava risolvere le cose da sé, senza l’intervento della legge.
E’ nello spirito americano che se vuoi qualcosa, sgomiti e la ottieni , anche a discapito dell’altro.
“Harry Bosch a New Orleans, cosa farebbe?”
Bosch ha un grosso senso del dovere. Dopo l’inondazione un terzo delle forze di polizia hanno abbandonato il posto di lavoro. Lui sarebbe rimasto in quei due terzi che ora si sta dando da fare per aiutare la gente in pericolo.
Si chiederebbe anche che fine hanno fatto tutti i musicisti e se sarà possibile riformare le bands che esistevano prima della tragedia.
Questo lo rattristerebbe molto.
“Perché Bosch ha lasciato il dipartimento di Los Angeles?”
Avevo bisogno di tenere vivo l’interesse sul personaggio e quindi cambiare qualcosa.
Colpito da un senso di inutilità Bosch aveva deciso di lasciare il dipartimento nel romanzo “La città delle ossa.”
Sempre a proposito dell’alter ego, quando scrissi l’abbandono di Bosch dal Dipartimento di Los Angeles, io stesso mi stavo trasferendo da Los Angeles.
Comunque vedrete che nei prossimi libri, Bosch sarà di ritorno. Si renderà conto di aver sbagliato e che gli manca il distintivo e verrà reintegrato nei ranghi della polizia.
A cura di Vincenzo Ciccone. www.zam.it Recensioni libri e autori
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